Altare dei Magi
Luini, Aurelio (attribuito)
Descrizione
Identificazione: Adorazione dei Re Magi
Autore: Luini, Aurelio (attribuito) (1530-1592 ca.), esecutore
Cronologia: post 1555
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Descrizione: Il dipinto murale rappresenta Maria con il Bambino in braccio, seduta sotto l'arco di alcune rovine, circondata dai Re Magi che offrono doni a Gesù: il più anziano è inginocchiato di fronte a lei, il secondo con la barba è in piedi sulla sinistra, il terzo, di colore, è invece in piedi sulla destra e si fa allacciare un calzare da un ragazzino; tra quest'ultimo e Maria si colloca la figura di Giuseppe, con in mano il bastone e un vaso. Lo sfondo è occupato da un paesaggio naturale: sulla sinistra si vede il corteo dei Magi che avanza, sulla destra, tra le rovine, si intravedono in lontananza dei pastori che si stanno avvicinando alla scena. Il cielo è occupato nella parte centrale da tre angeli che reggono tra le mani una pergamena scritta con le note dell'Osanna, illuminati dalla luce della stella cometa sotto di loro. Nella lunetta sovrastante, intorno ad un tondo aperto a finestra, sono raffigurati due angeli reggicorona, circondati da nuvole e angeli più piccoli.
Notizie storico-critiche: Il dipinto murale è collocato nella terza cappella a destra della Chiesa di S. Vittore, in corrispondenza dell'altare dedicato ai Magi: l'opera è stata attribuita in un primo momento (Maderna, 2001) ad Aurelio Luini, figlio più giovane del pittore Bernardino Luini, per l'alta qualità dell'esecuzione, e più di recente da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa (Tosi, 2014) ad un autore sconosciuto che risente dello stile di Calisto Piazza, forse lo stesso che eseguì nel 1556 il dipinto raffigurante le "Nozze di Cana" nella chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore a Milano.
L'iconografia dell'offerta dei doni a Gesù da parte dei Magi ha avuto nell'arte una straordinaria fortuna, in particolare nelle rappresentazioni della Natività e del presepe: il testo dei Vangeli sinottici a questo proposito (Mt 2, 1-12) è piuttosto scarno di particolari ed è la successiva tradizione cristiana che ha poi fornito utili dettagli per la formulazione di una vera e propria iconografia dell'evento. Il passo di Matteo non fornisce ad esempio il numero esatto dei Magi nè indicazione dei loro nomi, ma la tradizione più diffusa li ha spesso identificati come tre saggi, basandosi sul fatto che vengono fatti a Gesù tre doni, ed ha assegnato loro i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gasparre. Altra evoluzione successiva è il passaggio dalla condizione di astrologi (Magi è la traslitterazione del termine greco "magoi", che nel tempo ha indicato filosofi e scienziati così come stregoni e astronomi) a quella di re, da cui la presente rappresentazione con le corone sulla testa o sui copricapi. Nel dipinto qui esaminato i Magi vengono rappresentati secondo l'iconografia più diffusa: Melchiorre, il Mago più anziano, è il primo ad inginocchiarsi davanti a Maria e a porgere l'oro al Bambino, che qui è già stato accolto e viene tenuto fra le mani da San Giuseppe; secondo dietro di lui, Gasparre, il più giovane, con in mano il vaso contenente la mirra; sull'altro lato Baldassarre, di carnagione scura, con il contenitore dell'incenso, qui arricchito dall'insolita presenza di un bambino di colore ai suoi piedi, intento ad allacciargli un calzare. Un analogo ragazzino è presente a Saronno del Santuario della Madonna dei Miracoli, dove Bernardino Luini dipinse l'"Adorazione dei Magi" nel 1525-1526, elemento questo che farebbe propendere per un autore del dipinto qui schedato molto vicino alla sua bottega o comunque sicuramente debitore dell'impostazione alla scena da lui data. La presenza di un corteo in avvicinamento alle loro spalle, sulla sinistra della composizone, ha invece un'origine più tarda, attestata come rievocazione storica in alcune città italiane fin dal Medioevo, e particolarmente rappresentata in pittura a partire dall'epoca tardo-gotica fino a tutto il Rinascimento, con una particolare attenzione alla ricchezza delle vesti e dei finimenti degli animali, qui ben esemplificata dal cavaliere all'estrema sinistra della composizione, subito dietro Gasparre. Ciò in cui questo affresco si differenzia dalla tradizionale trattazione lombarda del tema è invece l'inserimento dell'episodio evangelico, non vicino alla consueta capanna, bensì sotto ampie architetture classicheggianti in avanzata rovina, che tradiscono ascendenze fiorentine, sul modello delle numerose opere di Botticelli: queste rappresenterebbero iconograficamente la cultura pagana antica che viene definitivamente distrutta dalla nuova civiltà cristiana.
Interessante la presenza alla base della scena, perfettamente inserito nella cornice dipinta che circonda il profilo della cappella e lo spazio dell'affresco, di un trompe l'oeil raffigurante un piano marmoreo sopra il quale sono appoggiati due strumenti essenziali della liturgia: a sinistra, un messale borchiato chiuso, e a destra, un vassoio dorato con due ampolle rituali contenenti acqua e vino.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01235/
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