Ferri bifrontali
Consagra, Pietro
Descrizione
Autore: Consagra, Pietro (1920-2005), esecutore
Cronologia: post 1978
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: ferro
Misure: 200 cm x 270 cm x 80 cm (intero)
Descrizione: Installazione composta da 11 diverse sculture in lamierino di ferro, verniciate in marrone chiaro e scuro, grigio chiaro, rosa scuro e verde. Le singole sculture, tutte diverse l'una dall'altra, si ergono su basi ampie e piatte dalle quali prendono forma elementi astratti caratterizzati da contorni a volte frastagliati, rettilinei e spezzati, a volte sinuosi, dal profilo concavo o convesso, più numerose aperture.
Notizie storico-critiche: La serie di undici "Ferri Bifrontali" è stata realizzata da Pietro Consagra nel 1978, in occasione della mostra a lui dedicata tenutasi a Matera tra il giugno e il settembre dello stesso anno. Le opere in lamierino saldato e dipinto vennero ideate in relazione alla topografia della città e inserite al suo interno lungo un percorso che si dislocava tra i Sassi e l'altipiano Murgico prospicente il paese. Nella parte più vecchia di Matera, il Belvedere di Murgia, vennero collocate le sculture numero 1 e 2, nel Sasso Caveoso (a coppie) le numero 9 e 10, 11 e 8, 6 e 7, nel sasso Barisano le numero 3, 4 e 5. Senso delle sculture era l'osservazione, attraverso di esse, del panorama lucano costituito dai Sassi, dimore scavate nella roccia calcarea, che nel 1952, per effetto di una legge speciale voluta da De Gasperi, i materani erano stati costretti ad abbandonare in favore di nuovi insediamenti più moderni ma anche più squallidi. Per salvare i Sassi dalla speculazione edilizia i cittadini si fecero promotori della creazione di un "Fronte dell'Arte" in difesa del bello, cui aderirono oltre a Consagra, artisti quali Cascella, Bonalumi, Dadamaino, Dorazio, Rotella, Turcato e molti altri, organizzandovi una serie di mostre e pubblicando nel 1978 la "Carta di Matera".
Al termine dell'esposizione tutte le sculture furono trasferite nel deposito del Museo Civico d'Arte Contemporanea di Gibellina, la città siciliana alla cui ricostruzione post-terremoto Consagra partecipò attivamente. Con il passare degli anni però, emerse la necessità di trovare adeguata collocazione alle opere, troppo grandi per essere ospitate all'interno del deposito di un museo nè, tantomeno, nello studio-laboratorio romano dell'artista. Consagra decise allora di coinvolgere l'amico e collezionista Antonio Rossini chiedendogli di acquisire gli undici pezzi per la Fondazione di Briosco. L'incontro tra lo scultore e l'imprenditore brianzolo, avvenuto negli anni Ottanta ad opera del comune amico Andrea Cascella, condusse alla nascita di un autentico legame di amicizia tra i due e ad un proficuo rapporto di collaborazione con l'azienda della famiglia Rossini, la Ranger Italiana S.p.A., di cui Consagra si servì spesso e volentieri a partire dagli anni Novanta per la creazione di alcune delle sue sculture.
Nel 1994 le opere arrivarono dunque a Briosco e vennero collocate nel Parco di sculture della Fondazione, nel giardino privato di fronte all'abitazione di Rossini. Consagra stesso scelse questa collocazione e curò personalmente il singolo posizionamento di ogni scultura, diverso sia dalla numerazione assegnata ai "Ferri" nei disegni prepatori, sia dall'ordine dell'esposizione in Basilicata. Le opere furono infatti disposte seguendo il gusto personale dell'artista. Oggi le sculture sono state spostate su una collinetta, nel punto più alto del parco: solo apparentemente esse sembrano disposte ordinatamente su quattro file distinte, mentre in realtà ogni pezzo è spostato di una decina di centimetri rispetto alle opere vicine, così da creare un senso di movimento.
I "Ferri", possedendo due facce identicamente fruibili, rientrano nel gruppo di sculture attraverso cui Consagra studiò durante tutta la sua carriera l'effetto della bifrontalità nell'arte, scardinando la tradizionale concezione di scultura classica come opera tridimensionale per eccellenza. Egli annullò lo spessore della materia riportando le proprie sculture ad una dimensione piatta e bifrontale. Le forme per Consagra non erano che superfici da esporre frontalmente e dunque sottoponeva le sue sculture ad una forte pressione su entrambe le facce, così da permetterne una doppia e identica visione su entrambi i lati. Ogni scultura si ripete sul fronte e sul retro: è due volte la stessa. Nel caso specifico della serie qui schedata, mentre tra i Sassi di Matera ogni opera era isolata e quindi fruibile a sè stante, rendendo impossibile l'identificazione di una sua faccia principale, nel Parco di Rossini le sculture sono collocate le une vicino alle altre e dunque la visione che se ne ricava è di una bifrontalità che le riguarda nel loro insieme, come fossero una serie.
C'è poi un'altra differenza fondamentale tra le opere così come erano state esposte nel 1978 ed oggi: quando Rossini acquistò le opere, Consagra gli chiese di farle ridipingere con vernici solitamente impiegate nella sua azienda per le carrozzerie delle automobili. I "Ferri", originariamente di colore grigio, furono dunque tutti ridipinti: i numero 2, 3 e 9 vennero colorati in marrone, i numeri 7, 8 e 10 in grigio chiaro, i numeri 5 e 11 in rosa scuro e i numeri 4 e 6 in verde. La verniciatura serviva non solo a donare alle sculture un nuovo aspetto più adatto alla loro nuova collocazione, ma soprattutto a migliorarne lo stato di conservazione, al punto che lo stesso Consagra scelse appositamente le tonalità cromatiche dal campionario della Ranger, così da poter in futuro nuovamente operare su di esse nello stesso modo.
Collezione: Collezione del Parco di sculture Fondazione Pietro Rossini
Collocazione
Briosco (MB), Parco di sculture Fondazione Pietro Rossini
Credits
Compilazione: Uva, Cristina (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01255/
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