San Giorgio e il drago

Marini, Marino

San Giorgio e il drago

Descrizione

Autore: Marini, Marino (1901-1980), esecutore

Cronologia: post 1930 - ante 1931

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: marmo / scultura

Misure: 82 cm x 60 cm x 7 cm (intero)

Descrizione: Rilievo scolpito su una lastra di marmo bianco, di forma rettangolare con orientamento orizzontale. L'opera raffigura sulla sinistra San Giorgio a cavallo, di dimensioni sproporzionatamente grandi e privo di abiti, con le braccia sollevate verso l'alto e le mani chiuse a pugno. Nella mano destra il cavaliere regge una lunga lancia orientata diagonalmente verso l'angolo in basso a destra della composizione, dove è raffigurato il drago, il cui corpo appare avvolto in spire come un serpente e le fauci aperte in direzione del muso del cavallo. Sullo sfondo appare nell'angolo in alto a destra il profilo di una città su un'altura, della quale si intravede un edificio che ricorda nelle forme la facciata di un tempio antico.

Notizie storico-critiche: Secondo la testimonianza diretta dell'autore, lo scultore, pittore e incisore italiano Marino Marini, il rilievo marmoreo fu da lui eseguito tra il 1930 e il 1931, durante l'esperienza monzese dell'ISIA, l'Istituto Superiore Industrie Artistiche di Monza, dove il pezzo rimase fino alla chiusura della scuola avvenuta nel 1940, alla vigilia del conflitto mondiale: Marini aveva assunto la cattedra di Plastica in quegli stessi anni, succedendo ad Arturo Martini, ma abbandonò l'opera alla sua partenza da Monza nel 1941, dopo il bombardamento dello studio milanese che lo convinse a lasciare la città per qualche tempo rifugiandosi nel Canton Ticino. L'opera è pervenuta ai Musei Civici nel 1976 dalla Civica Scuola Serale Artigiana Paolo Borsa, anch'essa avente sede, come l'ISIA, presso alcuni ambienti del complesso monumentale della Villa Reale.
Il bassorilievo risulta non finito e con probabili interventi degli allievi. Esso costituisce di fatto l'unico lavoro dell'artista direttamente sbozzato a scalpello sul marmo e presenta forme arcaizzanti, che interpretano temi classici con uno spirito ed una tecnica moderni: la struttura del rilievo e la forma del pezzo paiono infatti citare la forma antica della metopa, vivacizzata dall'andamento diagonale della lancia di San Giorgio che imprime dinamismo alla composizione.
L'opera costituisce inoltre il primo esempio della fondamentale tematica del "cavallo e cavaliere", poi ampiamente praticata dallo scultore: per l'artista infatti l'immagine dell'uomo a cavallo era vista come un vero e proprio simbolo in grado di racchiudere tutta la storia dell'umanità e della natura, nonchè il proprio modo personale di dare forma alle passioni dell'uomo. Il gruppo equeste, che con il passare degli anni divenne nella produzione di Marini sempre più espressionista, disconnesso e frammentato nella sua realizzazione, fu il suo soggetto prediletto per esprimere tutta la sua ansia per la condizione umana e per il fragile rapporto tra uomo e natura. In questa specifica opera l'artista priva San Giorgio della sua armatura e il cavallo dei finimenti, facendo diventare il rapporto tra il santo e l'animale quasi simbiotico, come a voler fondere in uno i loro due corpi per giungere alla rappresentazione di un mitico centauro. Le spropositate dimensioni dell'uomo rispetto al corpo dell'animale inoltre, contribuiscono qui a far mantenere al gruppo un saldo equilibrio di fronte all'avanzata del drago, cosa che invece non manterrà nelle rappresentazioni successive del soggetto, soprattutto durante gli anni drammatici della Seconda Guerra Mondiale, quando il cavaliere verrà invece raffigurato sempre più stremato e meno eroico e il cavallo sempre più incontrollabile.

Collezione: Collezione dei Musei Civici di Monza

Collocazione

Monza (MB), Musei Civici di Monza

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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