Veduta della Contrada Nuova in Monza

Inganni, Angelo

Veduta della Contrada Nuova in Monza

Descrizione

Identificazione: Veduta della città di Monza

Autore: Inganni, Angelo (1807-1880), esecutore

Cronologia: post 1850

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 184.5 cm x 139 cm (intero)

Descrizione: Dipinto ad olio su tela di formato rettangolare con orientamento orizzontale, dotato di cornice lignea dorata decorata con motivi a racemi vegetali. L'opera raffigura una veduta della città di Monza: in primo piano sono ritratti gli ombrosi portici dell'Arengario, sotto i quali sono allestiti una serie di banchi del mercato; sul pilastro in primo piano sulla destra è visibile un altare pensile sormontato da un dipinto raffigurante la Madonna Col Bambino e un santo, mentre su quello sinistro si individua la figura di un muratore in cima ad una scala, intento a ritrutturare il partimento murario. Oltre il portico, in piena luce, sono visibili gli edifici ai due lati della Strada Ferdinandea, brulicante di vita cittadina, sullo sfondo di un cielo azzurro punteggiato di nuvole.

Notizie storico-critiche: La veduta fu commissionata ad Angelo Inganni dal dottor Giovanni Masciaga e venne esposta a Brera nel 1850. L'opera fu riprodotta in un'incisione dallo svizzero Louis Cherbuin (1810-1875) e pubblicata nel catalogo dell'evento. Esposto alla Galleria Scopinich di Milano in occasione di un'asta nel 1934, il dipinto fu segnalato al Comune di Monza da Rino Bianchi, figlio del pittore Gerardo e nipote di Mosè, che ne curò poi l'acquisto a vantaggio delle civiche raccolte d'arte, all'epoca in fase di costituzione. Giudicata di altissimo livello qualitativo, in attesa della collocazione definitiva presso le sale della Pinacoteca Civica di Villa Reale, l'opera fu esposta in un angolo del Salone dei ricevimenti del Palazzo Civico (M.R. 1934). Della tela è oggi noto anche un bozzetto di piccole dimensioni (15x20 cm), recentemente passato sul mercato antiquario (Farsettiarte, 2012).
La grande tela raffigura una veduta della Strada Ferdinandea, così denominata in occasione della visita a Monza di Ferdinando I d'Asburgo (ribattezzata poi Via Vittorio Emanuele in onore del primo re d'Italia), realizzata nel 1842 operando un taglio netto nel più antico tessuto edilizio cittadino. Tale intervento si era reso necessario per conferire un aspetto decoroso alla nuova strada militare per il passo dello Spluga e l'Austria che, iniziando proprio dall'Arengario, ribadiva il legame tra la capitale dell'Impero e la sede della villa arciducale, nonchè luogo dov'era conservata la Corona Ferrea, già simbolo del Regno d'Italia e poi del Lombardo-Veneto. La strada, vista da sotto i portici dell'Arengario, appare nel dipinto affiancata da una cortina di sobri edifici ottocenteschi, alcuni dei quali ancora in costruzione. Oltrepassato il Ponte dei Leoni (anch'esso elemento architettonico ottocentesco edificato in sostituzione del ponte romano di Arena) è chiusa prospetticamente sul fondo dalla facciata della chiesa di S. Maurizio, un antico edificio religioso rimaneggiato in epoca gotica e abbattuto nel 1884 per consentire l'ampliamento della carreggiata del nuovo asse viario.
Inganni immortala qui con cura documentaria e minuzia di particolari l'animata vita cittadina in una serie di "quadretti" tratti dalla realtà quotidiana, descritti con quel tono elegante e misurato che fece dell'artista uno dei più apprezzati autori di vedute urbane nella Lombardia di metà Ottocento, in linea con quanto riscoperto dalla metà del secolo anche da artisti quali Giuseppe Molteni e i fratelli Induno. Inganni oppone qui alla piena luce della via, nella quale si muovono e sostano figure e vetture (in una sorta di quadro all'interno del quadro), lo spazio ombroso e accogliente del portico in primo piano, dove si collocano banchi del mercato e commercianti di fettucce e cappelli, attrezzi di legno e cocomeri, ma anche un muratore intento nel restauro della parete e un altare pensile con un'immagine sacra addossato ad uno dei pilastri. A documentare il lavoro di studio e ricerca preliminare compiuto dall'autore su queste scene tratte dal vero, rimangono alcuni schizzi dell'Arengario e di figure di borghesi e popolane destinate ad animare la veduta cittadina, spesso utilizzati dal pittore anche in alcune composizioni milanesi.

Collezione: Collezione dei Musei Civici di Monza

Collocazione

Monza (MB), Musei Civici di Monza

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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