Altare

Volvinio

Altare

Descrizione

Identificazione: Episodi della vita di Sant'Ambrogio

Autore: Volvinio (notizie sec. IX), esecutore

Cronologia: sec. IX

Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica

Materia e tecnica: oro; argento; smalto / lavorazione cloisonné

Descrizione: L'altare della basilica di Sant'Ambrogio è costituito da un grande "cofano" rivestito di lastre metalliche istoriate, nelle quali si sommano le tecniche dello smalto, dell'oreficeria e della lavorazione a sbalzo di oro (sulla faccia rivolta verso la navata) e d'argento dorato (sulla faccia rivolta verso l'abside e sui due lati minori). A dividere le facce dell'altare in scomparti, una serie di fasce di smalti lavorati a "cloisonnè" con prevalenza dei colori verde, azzurro, bianco, rosso e porpora.
La fronte rivolta verso i fedeli ospita al centro l'immagine di Cristo in gloria seduto sul trono con la croce come scettro, circondato dai simboli degli evangelisti e dagli apostoli a gruppi di tre. I due sportelli laterali, ospitano dodici storie tratte dai Vangeli. I fianchi laterali furono dedicati a raffigurazioni di santi vescovi e martiri. Infine la parte ad uso esclusivo del clero fu ornata al centro con uno sportello con due ante apribili, decorato con quattro tondi istoriati raffiguranti, nella parte alta, gli Arcangeli Michele e Gabriele, e in basso, Ambrogio che incorona Angilberto II e lo scultore Volvinio. Gli altri due sportelli laterali, anch'essi divisi ognuno in sei riquadri, ospitano dodici episodi della vita di Sant'Ambrogio.

Notizie storico-critiche: Progettato per custodire le tombe del santo patrono di Milano e dei Santi martiri Gervasio e Protasio, fu lo stesso Ambrogio a specificare in una lettera alla sorella Marcellina di voler essere sepolto sotto di esso, per restituire così definitivamente alla Chiesa le sue spoglie mortali rinnovando il sacrificio stesso di Gesù. In consonanza con quanto già accadeva nella basilica di San Pietro a Roma, nel IX secolo all'interno della basilica milanese furono rinnovate per volontà del vescovo Angilberto II (824-859) la zona dell'abside e della relativa cripta, con la creazione di un altare posto al centro del rialzato presbiterio provvisto di sportelli apribili per poter spargere sulle tombe incenso e profumi.
L'opera si intende realizzata e diretta da uno dei pochi artefici di epoca alto-medievale di cui ci sia pervenuto il nome, il maestro germanico "Wolvinius", che probabilmente realizzò personalmente solo la fronte rivolta verso il clero, caratterizzata da figure plastiche e definite con vigore, distaccate dal fondo non solo grazie alle bordature d'oro ma, soprattutto, per il loro plasticismo e la definizione netta dei contorni. A dispetto dell'"horror vacui" tipicamente medievale (la paura di lasciare vuoti nelle rappresentazioni, da cui una sovrabbondanza di personaggi o motivi decorativi), Volvinio caratterizza invece il suo lavoro con il frequente ricorso a "pause", ovvero a spazi che di volta in volta aiutano ad evidenziare singoli gruppi di figure o volumi separandoli dalle ambientazioni. La sua opera tradisce una cultura figurativa complessa, vicina ai temi dell'antico tanto quanto all'arte dell'impero carolingio.
Diversa è l'opera dei maestri che operarono sulla fronte rivolta ai fedeli, in cui figure e paesaggi vengono fusi insieme creando gruppi figurativi in cui le masse si confondono e a dominare è qui la luminosità del metallo prezioso. I personaggi, meno plastici rispetto a quelli di Volvinio, spesso vagano in uno spazio indefinito oppure si sovrappongono alle architetture che dovrebbero contenerli, creando così composizioni di grande vitalità, quasi febbrili. Sicuramente maggiore rispetto al maestro è qui l'apporto dato dalla conoscenza dei manoscritti illustrati e dell'arte bizantina, soprattutto nella redazione dei volti di alcuni personaggi con il viso allungato, la bocca piccola, i capelli fluenti e le sopracciglia arcuate.

Collocazione

Milano (MI), Basilica di S. Ambrogio

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2015)

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