Processione di donne, vergini e martiri

Lorenzo di Pietro

Processione di donne, vergini e martiri

Descrizione

Denominazione: Cappella di S. Martino

Autore: Lorenzo di Pietro (1412-1480), esecutore

Cronologia: post 1435 - ante 1437

Tipologia: pertinenze decorative

Descrizione: La parete est è dominata nella parte alta dall'immagine di Cristo Crocefisso, stagliato al di sopra di un paesaggio roccioso e accompagnato da due personaggi dolenti collocati ai piedi della croce, di cui sopravvive solo l'estremità superiore dell'aureola. Nella parete nord è raffigurata una processione di Sante Vergini, precedute da Sant'Orsola che guida le sue undicimila martiri compagne, in uscita da una città cinta da mura merlate. Sulla parete sud è attualmente possibile leggere solo un lacerto di una scena della strage degli innocenti, sulla destra, mentre sulla sinistra rimane un frammento di una mano che sorregge un oggetto non identificabile e alcune teste maschili, probabili Santi Martiri in processione che facevano da contraltare alle Sante Vergini. La lunetta della parete ovest è occupata dalla raffigurazione di Santi Confessori, divisi in due gruppi sullo sfondo di un alto palazzo: sulla sinistra sono raffigurati i padri della Chiesa Occidentale, sulla destra i fondatori degli ordini regolari. La volta a crociera di copertura, enfatizzata da finte nervature color cotto riccamente modanate che separano le quattro vele, è affrescata con la raffigurazione dei quattro Evangelisti.

Notizie storico-critiche: Gli affreschi collocati nella cappella cardinalizia sono stati scoperti nel 1982 e assegnati dalla critica a Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta (1410-1480), pittore e scultore senese attivo a Castiglione Olona tra il 1435 e il 1439, in concomitanza con la presenza in paese del più anziano Masolino da Panicale e dell'artista fiorentino Paolo di Stefano Badaloni, detto Paolo Schiavo.
Ciò che rimane oggi della decorazione interna della cappella cardinalizia è in realtà meno della metà della superficie affrescata originale: gli affreschi recuperati si concentrano nelle volte e nelle sezioni alte, con lacune quasi integrali nella parete destra e in quella di fondo. Le due lunette meglio conservate sono quella collocate sulle pareti nord e ovest. Nella prima è raffigurata una processione di Sante Vergini in uscita da una città cinta da mura merlate: tra di esse, oltre ad Orsola, è possibile riconoscere soltanto Santa Lucia, per la presenza tra le sue mani di un piattino con i due occhi, suo caratteristico attributo; la santa coronata con in mano il libro che guida la seconda schiera di donne, è stata invece riconosciuta come Santa Caterina. Nella seconda, i santi sono organizzati in due gruppi, posti davanti alle due ali dell'edificio dipinto alle loro spalle, che fiancheggiavano la porta reale d'ingresso alla cappella. Sulla sinistra sono raffigurati i padri della Chiesa Occidentale: San Gregorio Magno e Sant'Agostino benedicenti, il primo con in mano un libro aperto; San Girolamo, con la testa barbuta e canuta, e Sant'Ambrogio, che stringe in mano lo sfaffile. Sul lato destro sono invece collocati i fondatori degli ordini regolari: San Francesco con le stigmate sul costato; San Domenico; San Bernardo, d'aspetto giovanile; forse il Beato Bernardo Tolomei, fondatore degli Olivetani, con una cuffia bianca in capo; San Benedetto, con in pugno la disciplina, e infine Sant'Antonio Abate, con il bastone a "tau" e la campanella, suoi caratteristici attributi.
La pittura, oltre che fortemente lacunosa, si presenta oggi privata delle copiose finiture in lamina metallica, che dovevano conferire all'ambiente un aspetto prezioso e luccicante, in aggiunta alla vividezza dei colori, corposi e cangianti. Tali tecniche erano state utilizzate dall'artista per rendere apprezzabile in terra lombarda la plasticità delle sue figure, che richiamano alla grande scultura toscana del Ghiberti. A Donatello invece può risalire la forza espressiva dei volti dei suoi personaggi, in particolare gli Evangelisti e i Santi Confessori, caratterizzati da una pelle rugosa e bruciata dal sole, con profonde pieghe sotto gli occhi e sopra gli zigomi, così come il viso tormentato e pieno di stanchezza del Dio Padre affrescato sulla volta del vano antistante la cappella. Tale cubicolo, di cui non è mai stata chiarita completamente la funzione, è separato dalla cappella da un sottarco raffigurante otto profeti, vecchie e giovani, con filatteri srotolati, che si affacciano a mezzo busto da ricche inquadrate con pilastrini scanalati. Sulla volta a botte, è invece dipinto Dio Padre all'interno di una "mandorla" di colore rosso costellata di serafini, circondato da due schiere di sette angeli adoranti.
Per quanto riguarda l'impostazione architettonica della cappella, con membrature dipinte e dilatazioni spaziali offerte dalle architetture affrescate alle spalle delle varie scene, essa è debitrice del lavoro effettuato a fianco di Masolino nella Collegiata di Castiglione Olona: il senese non era un allievo del maestro toscano, quanto più che altro un giovane compagno di lavoro che subentrò lui nel 1435 in alcune architetture e finti rilievi negli affreschi all'interno del Battistero della Collegiata, dilatandolo con scorci e prospettive che azzerano gli spigoli dei muri e suggeriscono sfondamenti virtuali. La stessa sfida venne poi rilanciata dal Vecchietta anche dentro la cappella cardinalizia, collocabile dunque temporalmente tra il 1435 e il 1437, in coincidenza con un prolungato soggiorno nel proprio borgo natio dello stesso Cardinale Branda Castiglioni.

Collezione: Collezione del Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni

Collocazione

Castiglione Olona (VA), Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2015)

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