Dio Padre tra gli Evangelisti
bottega lombarda
Descrizione
Ambito culturale: bottega lombarda
Cronologia: post 1482 - ca. 1501
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Descrizione: Nell'emiciclo che copre il catino absidale è raffigurato Dio padre all'interno di una mandorla, attorno alla quale si dispongono i personaggi del Tetramorfo, ovvero i simboli dei quattro Evangelisti, poggiati su dei cuscini e avvolti da lunghi cartigli. Sulla sinistra sono dipinti l'aquila di San Giovanni e il leone di San Marco, mentre sulla destra sono visibili l'Angelo di San Matteo e il toro di San Luca. Sul fronte dell'arco sono invece raffigurati, sulla sinistra, l'Angelo annunciante, e sulla destra, la Vergine annunciata. Dietro di lei è visibile un leggio e al di sopra la colomba dello Spirito Santo che fa scendere la luce divina verso la giovane.
Sotto una fila di quattro conci di mattoni è visibile la parte inferiore della decorazione. Alle due estremità sono infatti raffiguranti all'interno di nicchie: Santa Caterina d'Alessandria, sulla sinistra, riconoscibile per la presenza della ruota, e San Pancrazio, sulla destra, con in mano una spada e la palma del martirio. Sulla parete concava di fondo sono raffigurate tra paraste dipinte Maria Maddalena, riconoscibile dai lunghi capelli che avvolgono il suo corpo e dalla presenza, nella sua mano sinistra, dell'ampolla di unguento, e Sant'Agata, che regge un vassoio sul quale sono appoggiati i suoi seni.
Notizie storico-critiche: L'abside della navata sinistra della chiesa del Monastero di Santa Maria Assunta si presenta oggi molto danneggiata, ma ancora permane traccia della decorazione pittorica originale. Essa fu eseguita tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, da una bottega di anonimi artisti lombardi: la datazione è stata identificata dalla critica, oltre che su base stilistica, anche per la presenza nella raffigurazione di San Pancrazio, titolare del convento di Villadosia che venne unificato a quello di Cairate nel 1482. Tale data fornirebbe dunque un termine post quem la realizzazione degli affreschi che mostrano ancora stilemi legati alla lunga stagione cortese del gotico internazionale, che in territorio lombardo permase fino alla fine del XV secolo, uniti a nuove e più moderne istanze rinascimentali, testimoniate qui dalla presenza di paraste decorate con motivi all'antica e dalla ricerca di profondità nelle nicchie all'interno delle quali sono inseriti i santi.
I dipinti dovrebbero dunque essere coevi ad un altro lacerto di affresco presente all'interno del monastero, un "Christus Passus" collocato nelle stanze al secondo piano, fatto dipingere da suor Prudenza Castiglioni in una sorta di "rivalità" tra le principali famiglie attive nella vita del monastero: questo spiegherebbe, ad esempio, la presenza nei capitelli del monastero degli stemmi dei Visconti e dei da Cairate.
La decorazione appare nel complesso piuttosto ambiziosa per essere collocata in una semplice navata secondaria, al punto che alcuni studiosi hanno ipotizzato che questo altare fosse in realtà quello principalmente utilizzato per le celebrazioni "pubbliche", nonostante la completa perdita della navata destra non permetta di confermare tali supposizioni e di effettuare ulteriori confronti in merito. Quello che si sa con certezza è che verso la fine del XVI secolo, in conformità alle nuove norme dettate dal Concilio di Trento circa la conformazione delle chiese claustrali, la chiesa, prima a tre navate con sette campate, venne ridotta ad un unica aula tamponando l'accesso alle navate laterali. Dopo la soppressione del monastero da parte dei francesi, i privati che subentrarono alle monache benedettine operarono nuovamente al suo interno, riducendo gli ambienti, controsoffittando la ex chiesa claustrale e inserendo all'interno delle pareti due camini, uno nella navata centrale e uno nella parete di fondo della navata sinistra, all'epoca coperta da pesanti scialbature di intonaco. Gli affreschi sottostanti furono riscoperti solo nel 1981, dopo che il monastero era passato sotto la tutela e proprietà del Comune di Cairate e della Provincia di Varese.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01327/
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