Aurora e Titone

Procaccini il Giovane, Ercole

Aurora e Titone

Descrizione

Autore: Procaccini il Giovane, Ercole (1605-1680), esecutore

Cronologia: seconda metà sec. XVII

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco

Descrizione: Il vasto ambiente rettangolare presenta al centro della volta tre affreschi uniti a costituire un'unica fascia centrale tripartita, nella quale i primi due dipinti verso est sono orientati in orizzontale, mentre il terzo presenta un orientamento verticale.
Il primo episodio raffigura l'amore tenero ma poco accorto delle due divinità Aurora e Titone: la giovane si allontana dal giaciglio del vecchio consorte per spargere fiori di croco sulla terra, accompagnata da alcuni amorini in volo che la aiutano nel suo compito invitandola a non svegliare l'uomo. La scena centrale raffigura l'amore violento e generatore di mostri. È infatti dall'unione violenta tra Issione e Nefele che nacquero i Centauri, qui rappresentati da Nesso dipinto sulla destra della composizione. Il terzo episodio, infine, raffigura l'amore nella sua accezione positiva, inteso come forza generatrice. Questo è rappresentato da Venere, seduta su una nuvola e circondata amorini che le portano gigli e scagliano frecce magiche.

Notizie storico-critiche: La volta della "Sala dei Centauri", collocata al pianterreno ed accessibile direttamente dal giardino, è caratterizzata dalla presenza di tre affreschi attribuiti dalla critica al pittore Ercole Procaccini il Giovane, che qui si esibisce in una grande prova di inventiva sia nella realizzazione dei volti, tragici, ironici e in alcuni casi anche caricaturali, sia nella resa dei nudi possenti, in cui spaziano citazioni che vanno da Michelangelo a Rubens.
Il tema raffigurato riguarda tre modi differenti attraverso cui l'Amore può manifestarsi. La storia che lega i due coniugi dalla differente età, Aurora e Titone, è quella di un desiderio d'amore sincero ma travisato negli effetti: la dea in grado di dischiudere le porte al Giorno si innamorò, infatti, del giovane e aitante Titone, fratello del re di Troia Priamo, ma nel chiedere per lui il dono dell'immortalità agli Dei, si dimenticò di domandare anche l'eterna giovinezza e con il passare degli anni si ritrovò sposata ad un vecchio dalla voce stridula, che poi la dea stessa trasformò in una cicala. L'amore violento e fonte di rovina è invece rappresentato attraverso il riferimento alla creazione dei Centauri, divenuti esseri lussuriosi e causa di molti patimenti per gli eroi dell'Antica Grecia. Infine l'amore rigeneratore e fonte di vita è raffigurato attraverso Venere-Afrodite: il culto della dea si incentrò, infatti, fin dalla sua origine, non tanto sull'idea dell'amore come sentimento, ma su quella di una forza naturale di cui il sentimento amoroso era solo un riflesso. Ciò portò poeti e filosofi greci addirittura a distinguere due diversi aspetti dell'Afrodite-Venere: l'Afrodite Urania, qui raffigurata, nata dalla schiuma del mare fecondata da Urano e simbolo per eccellenza dell'amore ideale, e l'Afrodite Pandémos (pubblica), figlia di Zeus-Giove e rappresentante dell'amore libero e triviale.
La ricchezza di tali miti è però da leggersi in rapporto a precisi significati allegorici collegati alla storia della famiglia proprietaria dell'edificio e degli eventi stoici che avvolsero la società contemporanea. Il tema amoroso diventa così un pretesto per riferirsi alle unioni coniugali tra le famiglie Arese e Omodei, attraverso un matrimonio non violento ma saggio e fecondo; dal cui legame non poteva che scaturire la fertilità delle terre cesanesi e del Ducato di Milano. Non mancano infine riferimenti alla politica del tempo e all'amore dei vassalli per i propri governanti spagnoli: come quello mitologico descritto nei dipinti, anche questo amore può essere distruttivo e violento, buono ma poco saggio oppure, come nel caso di Bartolomeo Arese, onesto, fecondo e portatore di pace e prosperità
Il salone era in origine ornato anche da una serie di venticinque tele, oggi conservate presso l'Isola Madre, realizzate dai maggiori pittori milanesi del Seicento e raffiguranti storie tratte dall'Antico Testamento e dalla mitologia greco-romana. Ad esse si accompagnavano le decorazioni presenti nelle lunette raffiguranti il ciclo delle "Virtù", conservate in loco fino al 1978, e recentemente sostituite con copie fotografiche volute dall'Associazione "Vivere il Palazzo e il Giardino Arese Borromeo" allo scopo di ripristinare idealmente l'antico aspetto della sala.

Collocazione

Cesano Maderno (MB), Palazzo Arese Borromeo - complesso

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2015)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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