Diana cacciatrice
Procaccini, Camillo (attribuito)
Descrizione
Autore: Procaccini, Camillo (attribuito) (1561-1629), esecutore (progetto fontana)
Ambito culturale: bottega Italia settentrionale
Cronologia: ca. 1624
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: pietra / scultura
Descrizione: La raffigurazione di Diana è posta in una nicchia con abside a conchiglia ed è inserita in un'architettura in pietra caratterizzata da un vano centrale e due nicchie minori che ospitano le raffigurazioni di ninfe. Sulla destra una figura femminile appare semisdraiata, mentre, sul lato opposto, la ninfa si volta verso la dea nell'attimo esatto in cui, ai suoi piedi, un cagnolino fa capolino dalla roccia sottostante. Le due nicchie sullo sfondo lasciano intravedere la nuda roccia aggettante, da cui emergono con leggerezza le figure.
La dea è raffigurata in veste di cacciatrice, infatti stringe l'arco nella mano sinistra ed è dotata di un'ampia faretra sulla schiena. Due cani stazionano sul piedistallo accanto a lei, mentre altri due cani sono rappresentati ai fianchi del basamento. L'insieme scultoreo e architettonico è preceduto da una piccola vasca quadrilobata in pietra, il cui bordo emerge appena dal terreno, che un tempo conteneva la scultura di un putto.
Poco più avanti è la fontana principale, che presenta una base sostenuta da quattro figure femminili mostruose, forse Erinni, che reggono sulle loro spalle alate una vasca ovale contente due figure di mostri marini con testa leonina, ali e corpi da tritone intrecciati per la coda.
Notizie storico-critiche: Come da tradizione cinquecentesca, i giardini delle ville di delizia si connotavano al loro interno per la presenza di particolari elementi architettonici ed artistici, quali fontane, piccole scalinate, spazi con panchine e statue. Molto diffusi erano anche i 'Teatri', padiglioni o edicole in muratura che, insieme a caratteristiche quinte verdi, inquadravano fontane e gruppi scultorei e spesso si allargavano fino a costituire le scenografie naturali dove poter eseguire concerti o recite. Il Teatro di Diana, situato nella porzione orientale del parco attiguo alla villa, fu costruito intorno al 1624 e costituisce uno dei primi interventi di ampliamento e abbellimento del complesso di delizia voluti direttamente da Galeazzo Arconati. Tutt'oggi in esso si distinguono le zone del palcoscenico, dell'orchestra e della platea, tanto che è possibile ipotizzare il suo utilizzo come primigenio teatro o alternativa al Teatro coperto per la Commedia costruito alla fine del XVII secolo.
La statua principale in esso collocata raffigura la dea della caccia, delle selve, protettrice degli animali selvatici e custode delle fonti d'acqua e dei torrenti. Essa è modellata in stucco secondo i dettami dell'iconologia seicentesca, fortemente influenzata dalla trattatistica coeva e, in particolare, dall'opera di Cesare Ripa. L'anonima scultura bollatese, tuttavia, è anche debitrice delle raffigurazioni di Diana di ambito romano.
Delle figure fantastiche inserite nella fontana antistante la struttura principale, invece, si conserva un disegno attribuito al pittore Camillo Procaccini, che ritrae i due animali sopra una vasca da cui zampilla acqua, molto simile a quella qui edificata. Si può dunque avanzare l'ipotesi che questa soluzione sia stata pensata o progettata dallo stesso Procaccini. Tale fontana dava un tempo origine a giochi d'acqua molto apprezzati, che dialogavano con altri nascosti nel resto del giardino, e che riportano immediatamente alla memoria i giochi presenti nel Ninfeo di Villa Litta a Lainate. I getti d'acqua erano regolati da un complesso meccanismo idraulico funzionante grazie ad un mulino elevatore posto dietro la nicchia principale. Piccole canne poste sul pavimento facevano fuoriuscire zampilli di acqua inaspettati che bagnavano i nobili presenti e la pavimentazione, costituita, come tradizione, da ciottoli di fiume di colore bianco e nero, che compongono motivi geometrico-decorativi.
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