Ercole, Giunone e la Vittoria alata
Borroni, Giovanni Angelo
Descrizione
Autore: Borroni, Giovanni Angelo (1684-1772), esecutore
Cronologia: ca. 1740
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Descrizione: L'opera pittorica dipinta sul soffitto all'interno di una cornice polilobata raffigura Ercole con una corona d'alloro in testa che ha domato il leone Nemeo, protagonista della prima delle dodici fatiche. Accanto a lui una giovane Vittoria Alata dorme stringendo nella mano destra un "tibicine" rovesciato, una sorta di flauto che i romani erano soliti suonare in occasione di cerimonie a carattere privato, in rappresentazioni teatrali e anche nei funerali. Sopra di essi, la dea Giunone incoronata stringe tra le mani una tromba mentre depone una corona d'alloro ai piedi di una piramide sepolcrale. Accanto a lei sono visibili una serie di putti alati, uno dei quali si avvicina da destra recando nella mano sinistra una corona dorata.
Notizie storico-critiche: Posta al piano terra della villa ed oggi adibita ad aula scolastica, in adiacenza all'altra stanza ancora affrescata denominata "Sala di Cerere, Pomona e Saturno", la "Sala del Cannocchiale" fu decorata dal pittore cremonese-milanese Giovanni Angelo Borroni. Egli vi lavorò su commissione di Giuseppe Angelo Crivelli nell'ambito della ristrutturazione della villa avvenuta dopo l'acquisizione da parte dei Crivelli.
L'opera viene fatta risalire agli anni quaranta del Settecento per via dello stile utilizzato dall'artista, che ricorda i cicli pittorici da lui realizzati tra il 1730 e il 1753 per i palazzi milanesi Clerici, Cusani e Stanga e per le ville Alari Visconti a Cernusco e Carones Brentano a Corbetta. La carriera del Borroni fu infatti da sempre legata alla benevolenza della famiglia Crivelli. Fu infatti a spese della famiglia di Giuseppe Angelo che l'artista venne inviato a Bologna a perfezionare il suo stile. Stefano Gaetano Crivelli, inoltre, fu padrino di una delle figlie del pittore, diventato ormai artista di fiducia della famiglia. Lo stile del pittore è caratterizzato da un classicismo misurato, arricchito da componenti tipicamente rococò e da influenze tratte da alcuni dei più importanti artisti a lui coevi, quali ad esempio Pietro Antonio Magatti, alle cui particolarissime cromie azzurraste e forme allungate si rifanno le figure della Vittoria e di Giunone.
Qui il Borroni si misura con un soggetto mitologico dalla forte valenza simbolica, con il quale la famiglia Crivelli intese dichiarare piena fedeltà alla corona asburgica e partecipare al lutto dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria per la perdita del padre Carlo VI d'Asburgo, avvenuta il 20 ottobre 1740. La raffigurazione, dall'articolata composizione, cela infatti precisi riferimenti alla storia e ai personaggi del tempo: Ercole, che sebbene non più giovanissimo mostra qui ancora la sua possenza muscolare, identifica le vittorie di Carlo VI d'Asburgo sulla Francia e l'Impero Ottomano conclusesi tra 1713 e il 1718. La Vittoria dormiente, invece, ricorda la conclusione della pace di Vienna del 1738 e dalla Pace di Belgrado del 1739 sempre ad opera del defunto imperatore. Nella parte superiore del dipinto la figlia Maria Teresa d'Austria, rappresentata come Giunone regina del cielo, rende omaggio alla tomba del padre con una corona d'alloro: serenamente essa accetta il proprio destino di succedere al trono paterno, come suggerisce il piccolo erote che si avvicina alla donna con in mano la corona imperiale.
Collocazione
Limbiate (MB), Villa Crivelli Pusterla - complesso
Credits
Compilazione: Uva, Cristina (2015)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o210-01348/
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