Ritratto di Gioachino Zopfi
ambito bergamasco
Descrizione
Ambito culturale: ambito bergamasco
Cronologia: 1906
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 64 cm x 99 cm
Descrizione: Ritratto di Zopfi Gioachino. Soggetto con baffi neri, ritratto di tre quarti. L'uomo indossa una giacca nera ed una camicia bianca. Fondo scuro dal quale emerge in primo piano il personaggio raffigurato in atteggiamento austero. La pennellata risulta corposa; contrasti di luce e ombra.
L'opera è inserita in una cornice lignea intagliata e dorata; nella parte inferiore, cartiglio con iscrizione.
Notizie storico-critiche: Emerge dall'opera l'espressione profonda del personaggio, dalla fronte austera e dallo sguardo sicuro. Efficacia naturalistica nella resa dei tratti fisionomici del volto, resi con tocchi di colore morbidi e 'atmosferici'.
In quest'opera emerge l'emblema della borghesia bergamasca del tempo, quella borghesia laboriosa, severa e nello stesso tempo serena.
All'idea di ritratto come strumento di idealizzazione si contrappone qui l'idea di un ritratto eticamente motivato in cui prevale il valore esemplare: "dovendo servire questi ritratti solo per stimolo al bene operare - scriveva il cardinale Paleotti - fuori tempo è il volersene servire mentre che vive il proprio autore, la cui vita ed azioni sono il vero esemplare". E di fatto questi dipinti recano generalmente - oltre al nome dell'effigiato - o i titoli di benemerenza o la data dell'atto munifico, come a far coincidere nel fotogramma più significativo l'intera immagine di una vita. Il dipinto diviene così lo specchio di una società, ma di una società moralisticamente ordinata. In questa logica si motiva anche l'attenzione al dato di costume, in quanto anche l'abbigliamento, specie se realisticamente inteso e finalizzato alla sola caratterizzazione sociale del personaggio, risulta funzionale alla visualizzazione di una tal forma di esemplarità.
L'opera in base all'analisi stilistica rientra nell'ambito della ritrattistica bergamasca del XIX-XX secolo.
Gioachino Zopfi, alias Joachim Zopfi, (Schwanden, 21 ottobre 1821 - Ranica, 26 maggio 1889) è stato un importante imprenditore tessile della seconda metà dell'800 (originario del cantone di Glarona), rappresentante di quella comunità protestante di industriali d'oltralpe che diedero grande impulso allo sviluppo dell'industria manifatturiera nell'Italia post-unitaria, in particolar modo in Lombardia.
Zopfi era figlio di Samuele Zopfi (3.1.1790-28.2.1833) e di Anna Maria Tschudi (2.4.1795-15.7.1856).
Gioachino era fratello di Samuele che aveva impiantato a Redona un grande mulino per la macinazione meccanica dei cereali e zio di Alfredo che sarà il titolare della ditta Alfredo Zopfi & C. il cui premiato stabilimento meccanico con fonderia in Monza sarà acquisito nel 1901 dalla Società Anonima Meccanica Lombarda.
Gioachino Zopfi era sposato dal 11.5.1843 con Anna Maria Aebli (1.3.1824-17.1.1915) da cui ebbe due figli: Enrico (6.9.1849-9.12.1881) e Emilio (2.12.1855-1.10.1885) morti giovani entrambi di malattia. Sono sepolti nella cappella di famiglia del cimitero evamgelico di Bergamo, insieme ai genitori.
Gioachino Zopfi nel 1868 si trasferì con la sua famiglia in Italia a Ranica, in provincia di Bergamo, dove impiantò un'importante industria per la filatura del cotone sulla riva del fiume Serio al posto di una preesistente vecchia filanda.
In pochi anni l'attività manifatturiera ebbe uno sviluppo notevole grazie anche al massiccio investimento di capitali richiesto dalla meccanizzazione del processo produttivo oltre che alla presenza sul territorio di risorse energetiche e di manodopera a buon mercato. Testimonianza della rilevanza nella economia locale dell'industria tessile che Gioachino Zopfi insediò a Ranica, è lo stemma del comune di Ranica riproducente una ruota dentata, simbolo della tessitura Zopfi.
La sorella Anna Zopfi era sposata con Pietro Tschudi, anch'esso originario di Schwanden, che con il fratello Alfredo Tschudi, pochi giorni prima della morte di Gioachino entreranno nella neo-costituita società in nome collettivo "Gioachino Zopfi" con il quaranta per cento del capitale.
A loro succederà Enrico Tschudi.
Dopo la morte di Gioachino Zopfi, avvenuta il 26 maggio 1889, nella direzione dell'azienda subentrerà la moglie Anna Maria Aebli .
Successivamente l'azienda sarà acquisita dal gruppo Fincori nel 1990, ma fino ad allora è stata gestita e controllata dal ristretto gruppo di parenti tutti rigorosamente originari di Schwanden nel cantone svizzero di Glarona come testimoniato dalle relazioni di parentela della famiglia di Gioachino Zopfi.
Collocazione
Provincia di Bergamo
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII
Credits
Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)
Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013); Gigante, Rita (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o270-00024/
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