Ritratto di Giovanni Palazzini, medico e professore

Rillosi, Giuseppe

Ritratto di Giovanni Palazzini, medico e professore

Descrizione

Autore: Rillosi, Giuseppe (1811-1884), esecutore

Cronologia: 1845

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 90 cm x 111 cm (intero)

Descrizione: Ritratto del Dottor Professor Giovanni Palazzini. Il personaggio è ritratto in piedi, con la mano destra appoggiata ad un tavolo e volge il capo verso destra. Una colonna fà da quinta dietro la quale si apre una finestra che lascia vedere un paesaggio montuoso.
Resa in termini realistici del personaggio raffigurato: viso solcato dalle rughe, mani nodose, fermezza nell'espressione del volto.
L'opera è inserita in una semplice cornice in legno modanato e dorato; nella parte inferiore, cartiglio con iscrizione.

Notizie storico-critiche: Giuseppe Rillosi fu ammesso dapprima ai corsi di architettura e poi a quelli di pittura dell'Accademia Carrara, dove partecipò alle esposizioni annuali rivelandosi buon ritrattista e interprete fedele del realismo di tradizione lombarda. Fra i suoi ritratti sono notevoli quelli di Gaetano Donizetti, di Silvio Spaventa, di don Carlo Botta, di Francesco Maccarani, di Giovanni Palazzini. Manifestò sensibilità romantica nei temi storici ("L'assedio di Firenze", "Pia dei Tolomei", "Il doge Foscari", "Giovanni Bellini si fa ritrarre da Antonello da Messina", "Gli ultimi momenti di Marin Faliero") e impegno nei soggetti sacri. Il vescovo Gritti Morlacchi gli commissionò una "Madonna col Bambino e i Santi Caterina, Giovanni Battista e Tommaso d'Aquino" per la chiesa seminaristica di San Giovanni e la diocesi di Cremona una "Prima Comunione di San Luigi Gonzaga" per la chiesa del suo seminario. Nel 1906 la vedova donò all'Accademia Tadini di Lovere la grande tela raffigurante "Mosè che nel deserto fa scaturire l'acqua dalla rupe". Il Rillosi godette la considerazione di Giovanni Morelli e di altri critici di vaglia; l'imperatore Ferdinando I gli acquistò un'opera per la Galleria del Belvedere di Vienna. A lui e allo Scuri, anch'egli scomparso, nel 1884 l'Accademia Carrara dedicò una mostra postuma.
Rillosi fin dall'inizio ebbe una spiccata propensione per la specialità ritrattistica. Giovan Battista Moroni fu punto di riferimento fondamentale per ogni giovane che a Bergamo si accingesse a praticare il genere del ritratto. La specialità ritrattistica godette tradizionalmente in sede locale di notevolissima fortuna, confermata nel corso di tutto l'800. Confrontata con gli altri generi, fu senza dubbio quella più garantita da sicure committenze e dunque caratterizzata da adeguati riconoscimenti economici. Comprimari di Rillosi furono in quegli anni Enrico Scuri e Giacomo Trècourt, per non citare che gli allievi più apprezzati del Diotti.
Realismo lombardo e bergamasco in particolare per i ritratti. Il ritratto ad uso privato, è fortemente rappresentativo del ceto di appartenenza degli effigiati. Sono ritratti realistici, nella migliore tradizione bergamasca, ai cui protagonisti non viene mascherata la vistosa irregolarità dei tratti del volto.
La specializzazione di Rillosi nel genere ritrattistico si sintetizza dalla letteratura artistica coeva nella macabra dicitura "tratto dal cadavere", ad indicare la fedeltà dell'immagine ai tratti fisionomici della persona scomparsa. Nei ritratti in morte, una specializzazione nella quale l'artista vide confermato il successo riscosso in ambiente privato con commissioni a carattere pubblico, Rillosi divenne sullo scorcio degli anni quaranta l'iconografo ufficiale di illustri cittadini bergamaschi. Fu il caso del ritratto di Giovanni Palazzini (1784-1845), chirurgo e patologo dell'Ospedale di Bergamo, tra i primi committenti di Rillosi ai suoi esordi ritrattistici all'esposizione della Carrara del 1835. Alla morte del medico nel 1845 Francesco Alessandri ne chiese il ritratto all'artista che nello stesso anno presentò l'opera alla mostra dell'Accademia bergamasca. Ancora, nel 1848, Rillosi fu il generoso artefice di un ritratto in memoria di Palazzini, offerto alla città da un gruppo di amici, affinchè l'immagine entrasse a far parte della galleria di ritratti dei cittadini bergamaschi più meritevoli nelle diverse discipline.
Giovanni Palazzini (Bergamo, 1784 - Ivi, 1845) fu patologo dell'ospedale Maggiore di Bergamo; fu nominato supplente di Antonio Piccinelli, chirurgo capo dell'Ospedale Maggiore.
Allievo di Gianantonio Piccinelli alla scuola di chirurgia dell'Ospedale Maggiore di Bergamo, fu assistente chirurgo presso l'ospedale militare di Pavia. Venne poi incaricato dell'organizzazione sanitaria del Canton Ticino. Nel 1812 partecipò con il grado di maggiore medico alla campagna di Russia e successivamente a quella dell'Isonzo. Fu direttore dell'ospedale militare di Mantova e medico a Viadana, dove compì studi su un'epidemia di tifo petecchiale. Prestò quindi servizio all'Ospedale Maggiore di Bergamo come chirurgo supplente. Fu poi direttore dell'Ospedale Maggiore di Milano acquisendo fama come craniologo. Valente patologo, affrontò le epidemie di vaiolo e di colera che afflissero le popolazioni lombarde, studiò il morso delle vipere, si pronunziò contro l'abuso del salasso, pubblicò alcuni trattati, collaborò a importanti riviste scientifiche del tempo e fu in relazione con illustri colleghi di varie città italiane. Nel 1832, in occasione del trasferimento dei malati di mente da Borfuro ad Astino, scrisse un saggio sulle vicende storiche dell'antico ospedale di Santa Maria Maddalena. Commemorò il medico Gianantonio Piccinelli tracciandone la biografia. Fu accademico dell'Ateneo di Scienze Lettere ed Arti di Bergamo.

Collocazione

Provincia di Bergamo

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII

Credits

Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)

Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013); Gigante, Rita (2014)

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