Ritratto di Giulia Alzana Rivola
Cavagna, Giovanni Paolo (scuola)
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Descrizione
Autore: Cavagna, Giovanni Paolo (scuola) (1556-1627 ca.)
Ambito culturale: ambito bergamasco
Cronologia: 1625
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 67 cm x 83 cm (intero)
Descrizione: Ritratto di Giulia Alzana Rivola a mezza figura, in giovane età con vesti sontuose e gorgiera di pizzo. La fanciulla è intenta a suonare la spinetta e mostra una grande ricchezza nell'esibire catene e gioielli. La donna è presentata di tre quarti secondo un modulo veneto. Nonostante lo schema canonico e la descrizione del costume inteso nel suo significato speciale di "decoro", il dipinto manifesta la immediata freschezza naturalistica che qualifica le opere della fase cinquecentesca del Cavagna. Si scorge un'attenzione da "pittore della realtà" che coglie la fermezza appuntita dello sguardo, che osserva la morbidezza dell'ombra posta tra la guancia rosata e la candidissima gorgiera, l'ombra delle collane, l'anatomia vibrante delle mani.
Il dipinto è inserito in una semplice cornice in legno modanato; nella parte inferiore, cartiglio con iscrizione.
Notizie storico-critiche: Nel dipinto in questione, alla castigata semplicità della composizione, spoglia ed essenziale ancora di stampo tardo-cinquecentesco, si accompagna una sommaria indicazione tridimensionale della figura suggerita dalla morbidezza delle vesti. Non mancano particolari che indicano un interesse per la presa diretta della realtà, ad esempio il candore della gorgiera rivelato dalla luce. Il ritratto nel suo insieme evidenzia un processo astraente che trova riscontro nella temperie culturale controriformista.
La trasparenza livida dell'incarnato e l'espressione assorta sottolineano l'atteggiamento austero e meditativo del personaggio con esiti consonanti con le tipologie peculiari della cultura bergamasca dell'epoca.
Gian Paolo Cavagna, figlio di Giampietro; nacque a Bergamo, non si sa con esattezza in quale anno.
La data 1556 comunemente accettata è stata ricavata dalla scritta, ora scomparsa, che il Cavagna aveva aggiunto alla firma e alla data 1591 dello stendardo dell'oratorio della Dottrina cristiana nella chiesa di S. Rocco a Bergamo: "XXXV aetatis suae". La famiglia era originaria di Santa Croce in Val Brembana, ma il Fornoni, sulla base del testamento steso nel 1547 dal nonno del Cavagna, Gian Antonio, dice che questi si era già stabilito a Bergamo e aveva nella contrada Prato in borgo San Leonardo una bottega di tintore.
Il Tassi, che scrisse la biografia del Cavagna, nel 1793 precisava di aver dovuto "penar molto a poter anco rinvenirne quelle poche" notizie che pubblicò. Sappiamo che egli dimorò in vicolo Zambonate, dove il biografo poteva ancora vedere sulla facciata della sua casa tracce di affreschi con l'autoritratto del pittore (oggi la casa non è più individuabile come non resta traccia di altri affreschi, eseguiti sulla facciata di alcuni edifici sacri, ricordati dalle fonti).
Ebbe in moglie Margherita Canubina, dalla quale nacquero quattro figli: Caterina e Francesco, che divennero pittori, Giacomo Antonio, che prese l'abito talare, e Giovanni Battista. Nel 1586, '92 e '93 dipingeva nel palazzo civico di Bergamo e nel 1605 l'artista venne consultato a proposito dell'esecuzione del cornicione della loggia del Palazzo Nuovo. Dai libri matrimoniali di S. Alessandro in Colonna risulta che il 16 novembre del 1611 il Cavagna sposò in seconde nozze Caterina Minetti. Nel testamento redatto il 17 maggio 1627 lasciò in eredità ai figli alcune proprietà che aveva acquistato a Spirano e una casa sulla strada di Cologno (Fornoni).
Morì a Bergamo il 20 maggio 1627 (Arch. parrocchiale di S. Alessandro in Colonna), e fu sepolto in S. Maria delle Grazie.
L'apprendistato del Cavagna avvenne nella bottega di Cristoforo Baschenis il Vecchio. Da questo alunnato dovette nascere certamente anche un rapporto di lavoro. La modesta personalità del maestro non pare tuttavia di sufficiente prestigio, né idonea a spiegare il fondo culturale veneziano che si individua nei dipinti cronologicamente più antichi del Cavagna. Il Tassi infatti ricorda come prima esperienza artistica del Cavagna un soggiorno a Venezia, durante il quale il pittore avrebbe studiato nella "stanza" di Tiziano. Questa supposizione potrebbe essere stata suggerita anche dal fatto che fino alla fine dell'ottavo decennio non abbiamo notizie di opere sue. Si deve ricordare a questo proposito che dal 1576 al 1578 Bergamo fu afflitta da una grave epidemia di peste, e ciò determinò la sospensione quasi totale di ogni attività artistica in tutto il territorio. Dopo questa probabile esperienza veneziana, che si intravvede orientata non tanto in direzione tizianesca, come suggeriva il Tassi, ma piuttosto verso il Tintoretto, i Bassano (soprattutto Francesco e Leandro) e il Veronese, filtrato dagli artisti tardomanieristi dell'entroterra, il Tassi giustamente segnala un avvicinamento ai modi di Giambattista Moroni, e alla cultura lombarda, che aveva i suoi centri, oltre che a Bergamo, a Brescia e a Cremona. Infatti nell'Incoronazione della Vergine e santi della parrocchiale di Casnigo, firmata e datata 1580 (è la prima opera datata del Cavagna che si conservi), il Cavagna rielabora insieme con ascendenze venete uno schema morettiano e interpreta, filtrandolo, il luminismo del Savoldo, ottenendo risultati che sono da porsi in parallelo a quelli ricercati da Vincenzo Campi. Il sostanziale significato lombardo dei suoi orientamenti si manifesta poi nell'atteggiamento colloquiale e dimesso delle figure, nella definizione ritrattistica dei visi, nella resa serica delle vesti.
Tuttavia, sin dalla fase iniziale si riscontrano le differenze generazionali nei confronti dei suoi grandi modelli bresciani e bergamaschi: uno schema più severo che rispondeva agli intenti moralistici della Controriforma, una grandiosità icastica e un'attenzione ai "valori" della realtà rivelano il pittore ideatore di nuove iconografie religiose, modelli per la pittura naturalistica locale del Seicento; così come la spinta devozionale e gli atteggiamenti (segue in AN)
Collocazione
Provincia di Bergamo
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII
Credits
Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)
Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013); Gigante, Rita (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o270-00083/
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