Madre
Longaretti, Trento
Descrizione
Identificazione: Figura femminile con bambino
Autore: Longaretti, Trento (1916-), esecutore
Cronologia: ca. 1940 - ca. 1960
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: carta / pittura a tempera
Misure: 50 cm x 70 cm (intero)
Descrizione: Nel dipinto la giovane madre è seduta all'aperto e sullo sfondo si scorge la cupola di una chiesa che spunta da dietro alcuni palazzi. Tiene il bambino in piedi sulle ginocchia e il piccolo le tende le braccia al collo. Il capo della madre è teneramente reclinato in avanti. Nel cielo, in alto a destra, si nota la luna. Predominano nell'opera tonalità calde di colore; la pennellata è veloce ed essenziale.
L'opera è inserita in una semplice cornice in legno modanato.
Notizie storico-critiche: Trento Longaretti nasce a Treviglio (Bergamo) nel 1916. Dopo i primi studi è a Milano, al Liceo e poi all'Accademia di Brera, dal 1931 al 1939. Gli è maestro Aldo Carpi, mentre ha come compagni di studi Cassinari, Morlotti e Ibrahim Kodra. Inizia ad esporre i suoi lavori nel 1936 ai Littoriali della cultura e dell'arte.
I suoi modi d'artista si ritrovano nel filone della rivista Corrente, insieme al suo amico Morlotti, a Guttuso, Sassu, Vedova. La seconda guerra mondiale ne interrompe l'attività di artista: è in Slovenia e in Albania. Nel 1943 espone a Bergamo. Con la fine della guerra può riprendere pienamente il lavoro: oltre che alla pittura e alla grafica si dedica anche all'affresco, all'arte della vetrata e del mosaico. Gli anni 1948, 1950 e 1956 lo vedono ancora alla Biennale veneziana. Nel 1952 è invitato alla Quadriennale Nazionale di Roma.
Nel 1953 vince il concorso per la cattedra di pittura all'Accademia Carrara di Bergamo, succedendovi ad Achille Funi. Dirige l'Accademia fino al 1978. Ha esposto non solamente in Italia, ma anche all'estero (Londra, New York, Parigi, Buenos Aires, Toronto, Ottawa, Amsterdam, Monaco, Stoccolma).
Sue opere si trovano in Vaticano, nel Duomo di Milano, nella Basilica di Sant'Ambrogio, nel Duomo di Novara. Suoi dipinti sono nel Museo d'Arte Moderna di Basilea, nella Galleria Ricci-Oddi di Piacenza, nella Pinacoteca Carrara di Bergamo, nella Civica Galleria di Gallarate, nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, nel Museo della Permanente a Milano. Ha partecipato alle Biennali di Venezia del 1942, 1948, 1950 e 1956, al Premio Bergamo del 1939, 1940 e 1959, al "Premio del Fiorino" del 1966 e 1969. Del 1970 sono i mosaici della via Crucis del sagrato della parrocchia di Monasterolo del Castello.
Tra le sue mostre pubbliche: al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, nel Castello Sforzesco di Vigevano, alla Permanente di Milano. Antologiche di disegni e grafiche sono state realizzate al Centro San Fedele di Milano, a Piacenza e a Bergamo. Può vantare numerosi studi monografici dedicati alla sua arte. Fra le più recenti personali di particolare interesse la mostra "Longaretti - Brera anni Quaranta" a Bergamo. Nel Palazzo della Ragione di Bergamo nel 1992 la mostra "Paesaggi e nature morte". Nel Museo del Duomo di Milano nel 1993 si è tenuta una mostra di disegni e dipinti sul tema "Il Sacro nella vita di un artista". Nel 1995: "Tra realtà e visione", Palazzo Comunale di Calcio (Bergamo) e "L'arte e il mistero cristiano"alla Collezione Civica di Pinerolo. Nel 1996 a Bergamo la grande mostra: "Excursus. Longaretti da Brera alla Carrara", Galleria Lorenzelli. Altre recenti personali (1996) sono state presentate a Vienna, Galerie Prisma e a Mantova, Galleria B&B; nel 1999 alla Casa del Mantegna, Mantova; al Palazzo delle Nazioni Unite "Longaretti, la poesia e la speranza"; nel 2004 al Bastione Mesagne di Brindisi.
L'opera del Longaretti è espressa in un misticismo personalissimo: un senso di pena emana dalle sue composizioni che ritraggono una natura accorata e solitaria. E' pittore di mendicanti, di bambini poveri, di zingari e di dolenti nature morte.
La madre col bambino diventa, soprattutto negli anni della piena maturità di Longaretti, una evocazione della Madonna con Bambino delle icone medievali: con una puntualità quasi inconscia nel trovare esatta l'iconografia bizantina della "Glykophilousa", guancia contro guancia, la madre che sorregge e bacia il bimbo e il bimbo che allunga la mano al collo della madre. Eppure come per tutti i pittori - forse si dovrebbe dire i pochi pittori - che sanno confrontarsi con il vero che li circonda, questo inserirsi nel solco di una tradizione millenaria significa saper spostare quei significati nelle immagini di un mondo reale, vivo, normale, visto coi propri occhi e non elucubrato a tavolino.
Collocazione
Provincia di Bergamo
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII
Credits
Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)
Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o270-00131/
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