Madre di Dio Consola la mia pena

scuola ucraina

Madre di Dio Consola la mia pena

Descrizione

Ambito culturale: scuola ucraina

Cronologia: post 1850 - ante 1899

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: olio su tavola

Misure: 21.8 cm x 2.6 cm x 29 cm

Descrizione: Maria, incoronata e con nimbo aureo, è ritratta al centro della tavola, vestita con un prezioso manto blu e una veste rosso porpora. Maria tiene fra le sue braccia il Bambino Gesù; con la mano destra benedice con il gesto trinitario. I digrammi, scritti in alto, a destra e a sinistra del nimbo della Madonna sono l'abbreviazione di "Madre di Dio", mentre sopra il nimbo di Gesù sono scritti, sempre in oro, i digrammi che significano "Gesù Cristo".

Notizie storico-critiche: Il prototipo dell'icona si trova a Mosca ove, secondo la tradizione, fu portato dai cosacchi nel 1640 al tempo dello zar Aleksej Michailovic Romanov e fu donata alla chiesa di S. Nicola "Na Pupyšach"; in seguito ad un incendio e a dei lavori di ristrutturazione l'icona fu dimenticata e abbandonata nel campanile della chiesa. Nel 1760 l'immagine apparve a una nobildonna gravemente malata, ordinandole di andare a Mosca nella chiesa di San Nicola e di trovare la sua icona. La donna si recò nella capitale e, dopo lunghe ricerche, ritrovò l'immagine, ormai caduta in dimenticanza e ricoperta di polvere. In seguito alla preghiera davanti all'effigie della Madre di Dio la malata guarì: ciò avvenne un 25 gennaio, giorno, da allora, conservato per l'annuale festeggiamento dell'icona. Maria, attraverso le preci di fronte alla sua icona, operò numerosi miracoli; conseguentemente, un gran numero di chiese fu consacrato a quest'icona miracolosa, che divenne, ed è, molto popolare fra i russi.
Nella nostra icona ucraina, del sec. XIX, dipinta non a tempera, ma a olio, Maria, incoronata e con nimbo aureo, è ritratta al centro della tavola, vestita con un prezioso manto blu e una veste rosso porpora (colori invertiti, rispetto alla tradizione), ornata da un alto collier in foglia d'oro cesellato. Ricoperto dal maphorion blu (il più profondo tra tutti i colori, definito "carattere misterioso" da Dionigi), foderato di raso bianco, il suo volto è mirabile per nobiltà di lineamenti e per intensa spiritualità. Le labbra chiuse sul mistero divino; gli occhi dolcissimi e tristi, spalancati sull'infinito, ma nello stesso tempo rivolti al di dentro accolgono ogni preghiera, ogni dolore, ogni grido: "Maria, consola la mia pena!".
Maria tiene fra le sue braccia il Bambino Gesù, piccolo uomo maturo: il suo volto ha i tratti di un adulto sapiente, pensieroso; con la mano destra benedice con il gesto trinitario; egli guarda verso l'infinito, come se stesse ascoltando il volere del Padre (si notino le orecchie molto grandi).
Come spesso nelle icone, anche in questa icona non cè logica temporale: la Madre tiene in braccio un Figlio già cresciuto; Maria non protegge il Figlio, non lo guarda, pur avendo il volto leggermente chinato. Consapevole che quel bambino appartiene al Padre suo e all'umanità, la Vergine lo sostiene delicatamente, non lo trattiene: la mano destra sorregge infatti in maniera approssimativa il Bimbo che, non avendo appoggio per la sua schiena, sembra quasi galleggiare sul grembo della Madre. Gesù è vestito di bianco, con delicate greche ai polsi e al collo: il bianco, per la sua assenza totale di colorazione, appare vicino alla luce stessa: è il colore della gloria e della potenza divina
I digrammi, scritti in alto, a destra e a sinistra del nimbo della Madonna, finemente crisografati, sono l'abbreviazione di "Madre di Dio", mentre sopra il nimbo di Gesù sono scritti, sempre in oro, i digrammi che significano "Gesù Cristo". Il ritratto di Maria con il Bambino è racchiuso in una cornice rosso-marrone mistilinea, ornata all'esterno da grandi rose rosse lumeggiate di bianco.
L'icona è custodita in teca contemporanea.

Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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