Trittico contemporaneo composto da un'icona della Madre di Dio di Smolensk e da un'icona delle Feste
scuola russa moscovita
Descrizione
Identificazione: Madre di Dio di Smolensk
Ambito culturale: scuola russa moscovita
Cronologia: fine sec. XVIIIfine sec. XIX
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tempera all'uovo su tavola; argento sbalzato e cesellato
Misure: 73.3 cm x 57.8 cm (trittico aperto); 11.4 cm x 36 cm (trittico chiuso); 26.4 cm x 30.8 cm (icona centrale)
Descrizione: Il trittico è composto da due icone: le ante e la cimasa sono ricavate da un'icona delle Dodici Grandi feste della fine del XIX sec.; nella cimasa: il volto di Dio Padre benedicente con entrambe le mani, nel gesto trinitario ortodosso; nell'anta di sinistra (per chi osserva) e dall'alto in basso: Ultima cena, Risurrezione e Ascensione; nell'anta di destra: Annunciazione; Natale e Trasfigurazione sul monte Tabor. Nell'icona centrale è "scritta" la Smolenskaja, l'icona russa che più di qualsiasi altra riproduce il tipo classico della Hodighitria bizantina ("Colei che indica la Via"): con la mano destra la Madonna addita il Figlio. La Vergine è riccamente vestita con il mantello in porpora, sul quale sono state affisse tre stelle, una sulla fronte e le altre due sulla spalla destra e sinistra, simbolo della sua perenne verginità. Gesù rivestito delle vesti regali con la mano destra benedice alla maniera greca, con la mano sinistra egli stringe il "volumen".
Notizie storico-critiche: Il trittico è composto da due icone: le ante e la cimasa sono ricavate da un'icona delle Dodici Grandi feste della fine del XIX sec., ricoperte in metallo dorato, sbalzato e cesellato del XX sec; la copertura non è asportabile, per cui della Tavolette delle feste e cimasa sono visibili solo, dipinte a olio e con uno spesso strato di olifa alterata, nella cimasa: il volto, con barba, baffi e lunghi bianchi capelli, di Dio Padre, che si protende fra le nuvole a braccia aperte, benedicente con entrambe le mani, nel gesto trinitario ortodosso; nell'anta di sinistra (per chi osserva) e dall'alto in basso (visibili solo volti, mani e piedi): Ultima cena, Risurrezione e Ascensione; nell'anta di destra: Annunciazione; Natale e Trasfigurazione sul monte Tabor.
Nell'icona centrale, di Scuola moscovita del XVIII secolo, è "scritta" su tavola lignea incavata (retro non visibile inquanto ricoperto da vecchio velluto), a tempera all'uovo su fondo oro, la Smolenskaja, l'icona russa che più di qualsiasi altra riproduce il tipo classico della Hodighitria bizantina ("Colei che indica la Via"). La tradizione la vuole attribuita al pennello di San Luca, come pure il prototipo della "Umiliene" ossia la Madre di Dio della tenerezza: in entrambe l'Evangelista avrebbe ritratto Maria, garantendo la "fedeltà" della raffigurazione iconografica e la "somiglianza" autentica. La prima icona Smolenskaja si dice sia stata portata in Russia da Anna di Grecia, moglie di San Vladimir, o secondo un'altra tradizione, da una principessa bizantina andata in sposa in Russia nel XII secolo. Donata alla chiesa della Dormizione di Smolensk, la storia dell'immagine si dipana nei secoli, come per altre icone mariane, tra miracoli, prodigi e vittorie, storia indissolubilmente legata a quella della città, fino all'epilogo glorioso del 1812, quando le truppe napoleoniche vengono vinte con la sua intercessione. La festa della Smolenskaja è il 28 luglio.
Con la mano destra la Madonna addita il Figlio, Dio-Uomo, Colui che è la via. invitando a entrare nel suo significato profondo: scorgere Gesù "vera luce che illumina ogni uomo" (Gv 1,19). La rappresentazione (la Madre a mezzo busto e il Figlio seduto ritto sul suo braccio sinistro) in modo frontale, con una semplificazione dei tratti che rende eloquente il loro carattere sacro, comunica a tutta l'opera un forte senso di serenità. Nella sua dignità di Madre del Salvatore, la Vergine è riccamente vestita con il mantello in porpora, lumeggiato da finissima crisografia, proprio dell'imperatrice di Bisanzio, sul quale sono state affisse tre stelle, una sulla fronte e le altre due sulla spalla destra e sinistra, simbolo della sua perenne verginità. La carnagione di Maria, colore terra bruna, i suoi occhi grandi, fissi e profondi sono impregnati dalla luce ineffabile di Dio; tutto il suo essere è assorbito dall'intimità con il divino, come attestano i digrammi, in rosso, ai lati del suo nimbo d'oro: MP OY, compendio delle parole greche MHTHR OEOY (Madre di Dio). I caratteri delle figure orientano all'archetipo celeste: per questo il Figlio non ha lineamenti infantili: il bambino Gesù, con volto serio, appare già come il Signore; rivestito delle vesti regali (chitone e manto) egli manifesta l'autorità di Colui che è il vincitore del peccato e della morte; con la mano destra benedice alla maniera greca, con le dita che indicano la consueta abbreviazione del nome di Gesù Cristo (IC XC), e accennano alle due nature della sua persona e alle tre persone della Trinità; con la mano sinistra egli stringe il "volumen", distintivo degli imperatori e dei personaggi illustri, e ora presentato come il rotolo della Parola. Anche sul capo del Cristo è scritta l'abbreviazione greca del suo nome IC XC (Iesous Christos), mentre sul nimbo è inserita una croce le cui braccia portano ognuna le lettere greche che, lette di seguito formano il nome divino o on: "Colui che è".
L'icona è rivestita dall' Oklad in metallo argentato, sbalzato e cesellato, facilmente scambiabile con una riza perché ha l'inserimento del vestito, a sua volta in metallo argentato, sbalzato e cesellato.
Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
Collocazione
Chiari (BS), Pinacoteca Repossi
Credits
Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3y010-01670/
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