I santi Caralampo, Dimitrij Selounsk e Nikita in venerazione della Madre di Dio del "roveto ardente"

scuola russa di Palech

I santi Caralampo, Dimitrij Selounsk e Nikita in venerazione della Madre di Dio del "roveto ardente"

Descrizione

Ambito culturale: scuola russa di Palech

Cronologia: primo quarto sec. XIX

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tempera all'uovo su tavola; metallo sbalzato, inciso e cesellato

Misure: 26.7 cm x 3.2 cm x 33.7 cm

Descrizione: L'icona raffigura i santi Caralampo, Dimitrij Selounsk e Nikita in venerazione della Madre di Dio del "roveto ardente". Caralampo, vescovo di Magnesia, santo, taumaturgo e martire, regge con la sinistra il Vangelo chiuso e decorato, mentre benedice con la destra, nel segno ortodosso. San Nikita indossa le tradizionali vesti del santo guerriero, poggia la mano destra sul petto, mentre con la sinistra regge una lunga lancia; al centro, inginocchiato, Dimitrij Selounsk, raffigurato in armatura da soldato. La Theotokos è dipinta al centro di un tondo medaglione contornato da un orlo di fiamma pieno di cherubini e retto, a destra e a sinistra, da due angeli; regge il Cristo benedicente, seduto sul suo braccio sinistro; con la destra regge la scala che ricorda il sogno di Giacobbe.

Notizie storico-critiche: L'icona, di Scuola russa di Palech, risale al primo quarto del XIX secolo. "Scritta" su tavola di tiglio, a tempera all''uovo e lacche su fondo oro, con numerosi particolari in foglia d'oro, raffigura i santi Caralampo, Dimitrij Selounsk e Nikita in venerazione della Madre di Dio del "roveto ardente". I tre santi campeggiano, Caralampo e Nikita in piedi e, fra loro, inginocchiato, Dimitrij Selounsk. Caralampo, vescovo di Magnesia, santo, taumaturgo e martire, raffigurato con un sontuoso sakkos crocesignato (oro su bianco, foderato di verde), omophorion oro su oro, damascato), e imation rosso, regge con la sinistra il Vangelo chiuso e decorato, mentre benedice con la destra, nel segno ortodosso; il suo volto, contornato da lunga barba e lunghi baffi e capelli incanutitti dal tempo e dalle penitenze, è leggermente di profilo con gli occhi girati verso destra e in alto: verso Maria.
San Nikita (santo difficilmente identificabile con un personaggio umano, le sue vicende derivano infatti da leggende apocrife che lo vorrebbero persino figlio dell'Imperatore Massimiano. Subì supplizi inenarrabili e sarebbe caduto vittima di Atanarico re dei Visigoti: qui la leggenda si fonde con la realtà di Niceta il Goto, la cui esistenza è attestata: nato a nord del Danubio, perì nel fuoco insieme ad altri cristiani, perché si erano rifiutati di obbedire ad Atanarico e adorare un idolo. Niceta indossa le tradizionali vesti del santo guerriero (corazza dorata, stivali neri alti al ginocchio, cosce nude, manto rosso), colui che scaccia il demonio;poggia la mano destra sul petto, mentre con la sinistra regge una lunga lancia; il volto, contornato da lunghi capelli ricadenti sulle spalle e da corta barba, è ritratto di tre quarti, con lo sguardo alzato verso Maria; al centro, inginocchiato, Dimitrij Selounsk, figura vicina a Michele Arcangelo e a san Giorgio: la sua iconografia lo raffigura infatti in armatura da soldato (corazza dorata, stivali neri, mantello verde e cimiero piumato posato a terra), sebbene le rappresentazioni precedenti al 600 lo vedono vestito di una semplice tunica; dopo la caduta di Costantinopoli esso venne sempre più spesso associato a San Giorgio; rappresentato con le braccia leggermente aperte: la mano sinistra tesa verso l'alto cui è rivolto anche il suo giovane viso (senza barba né baffi; capelli corti e ondulati a caschetto) con atteggiamento di grande devozione: infatti, in alto, è raffigurata la Madre di Dio "del roveto ardente".
La Theotokos è dipinta al centro di un tondo medaglione contornato da un orlo di fiamma pieno di cherubini e retto, a destra e a sinistra, da due angeli dalle ali e dalle vesti color pastello, mosse nel volo. Maria, in un cerchio di raggi d'oro, è presentata, di tre quarti, mentre regge il Cristo benedicente, seduto sul suo braccio sinistro; con la destra regge la scala che ricorda il sogno di Giacobbe (Genesi 28, 10-17) e che porta dalla terra al Cielo. La vergine in questa icona, come in vari testi liturgici bizantini, è indicata quale "Pietra non tagliata da mano umana", quale "montagna inviolata"; rappresenta il cielo dove la pietra è caduta e perciò il suo maphorion regale è coperto da cirri e nuvole. Sulla roccia, al centro del suo petto, c'è l'Immagine di Cristo Pontefice e Re, circondata dalle mura della Gerusalemme celeste. Le denominazioni in slavo, in oro su oro, il sacro digramma, in rosso," Madre di Dio", i nimbi, le lacche, il fondo oro, il graffito, la ricchezza della cromia e del simbolismo, rendono l'icona particolarmente suggestiva. È impreziosita da Riza, con recente doratura, in metallo sbalzato, inciso e cesellato. Sul bordo inferiore un'iscrizione a bulino riporta la data 1865.

Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)

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