Salvatore del mondo
Michajlovitsch Karpinskij, Michail; Timolyeyev, Michael
Descrizione
Autore: Michajlovitsch Karpinskij, Michail (1800/1824), saggiatore; Timolyeyev, Michael (1817/1827), argentiere
Ambito culturale: scuola russa di Mosca
Cronologia: primo quarto sec. XIX
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: olio su tavola; argento sbalzato e cesellato
Misure: 26.7 cm x 3.1 cm x 31.2 cm
Descrizione: Cristo in posizione frontale è rivestito di una tunica e di un manto; classica la mano destra benedicente e la sinistra sostenente il globo crucigero.
Notizie storico-critiche: L'immagine del Salvatore del Mondo è quella del Cristo secondo l'iconografia antica: il Salvatore è visto frontalmente, con la figura a mezzo busto. Essa esprime la manifestazione di Cristo vero uomo e vero Dio, creatore di tutto ciò che esiste, insieme al Padre e allo Spirito Santo. La divino-umanità di Cristo è sottolineata da una serie di attributi che si conservano fedelmente nei secoli: il Cristo indossa una veste porpora, simbolo della regalità; la mano destra benedicente (la posizione delle dita ha una suo preciso significato: nel manuale di pittura del Monte Athos leggiamo: "Quando rappresentate la mano che benedice, non congiungete insieme le tre dita, ma congiungete il pollice con il quarto dito in modo che l'indice rimanga dritto e il medio un po' incurvato a formare il nome di Gesù (IC). Il pollice si incroci con il quarto dito e il quinto rimanga un po' curvato a formare il nome di cristo (XC); la sinistra regge un globo crucigero proprio del potere imperiale che riconosce la supremazia di Cristo (rappresentato dalla croce) sul mondo e i suoi poteri terreni (la sfera).
La nostra icona, di Scuola moscovita, risale al primo quarto del XIX secolo ed è scritta a olio.
Secondo la tradizione, Cristo è rivestito di una tunica interna (il chitone di origine romana) rosso intenso e di un manto (imation) blu scuro: i colori rimandano appunto alla divino-umanità del Figlio di Dio: il porpora è il colore della regalità, del fuoco, attributo costante di Dio; il blu del manto simboleggia la sua umanità, assunta nell'Incarnazione; classica la mano destra benedicente e la sinistra sostenente il globo crucigero.
La rappresentazione del volto di Cristo, senza nimbo, ma circonfuso di luce, è molto intensa; lo sguardo profondo si impone come sorgente del movimento che anima la struttura apparentemente statica dell'icona. Dal volto ovale, con la carnagione lumeggiata de luce divina, lunghi capelli ricadenti, in due bande, sulle spalle, bocca chiusa, si sprigiona un senso di potenza divina e al contempo di grande umanità.
L'espressione possiede infatti i caratteri della dolcezza e cordialità tipici della produzione successiva ai secoli XIV e XV, mentre la produzione precedente era caratterizzata da uno sguardo severo, deciso e austero che incute soggezione. Per valorizzare l'aspetto ieratico, come sempre, il fondo è privo di architettura.
L'icona è rivestita da Riza in argento sbalzato e cesellato, con applicazione di digrammi e iscrizioni su smalto bianco.Il nimbo è applicato a sbalzo con i raggi arricchiti di finti diamanti incastonati. Le sacre lettere (O O N) sono applicate al nimbo in perline di vetro color turchese. Il globo crucigero porta, a cesello, la raffigurazione di una croce greca e di tre cherubini paffuti. Punzoni di Mosca, 1823, di M.K di Michail Michajlovitsch Karpinskij, maestro di saggio attivo a Mosca del 1800 al 1824 e di M·I·T. Michael Timolyeyev, argentiere attivo a Mosca dal 1817 al 1827.
Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
Collocazione
Chiari (BS), Pinacoteca Repossi
Credits
Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3y010-01700/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).