Madonna con il Bambino tra San Bernardo da Chiaravalle e San Defendente
De Donati, Ludovico
Descrizione
Denominazione: Trittico di Monastero
Autore: De Donati, Ludovico (notizie 1490-1532 ca.), pittore
Ambito culturale: ambito milanese
Cronologia: post 1513
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: legno di pioppo / pittura a tempera
Misure: 222.5 cm x 144.5 cm
Descrizione: La grande tavola rettangolare di pioppo è divisa in tre scomparti da altrettante arcate scolpite nel legno dipinto e dorato, sorta di cornice appoggiata sopra la figurazione. Vi compare la "Madonna con il Bambino tra San Bernardo da Chiaravalle e San Defendente". Al centro Maria è seduta su un trono simulato da elementi naturali, ha i capelli sciolti ed è avvolta in un manto scuro che in parte cela l'abito rosso che ricade a terra in abbondanti pieghe; sulle ginocchia tiene Gesù con lo sguardo rivolto allo spettatore, lei invece abbassa gli occhi verso la mela simbolica che stringe nella mano destra. I due santi fiancheggiano la tenera immagine centrale, l'uno sulla sinistra in saio candido con libro e pastorale, l'altro sulla destra abbigliato da soldato all'antica con spada vessillo e palma del martirio.
Il pittore Ludovico De Donati, che si firma accanto alla data 1513 al termine di una lunga scritta alla base del dipinto, è attento alla rappresentazione dei personaggi quanto alla resa del paesaggio solitario, fatto di morbide colline verdi dominate dal cielo azzurro che sfuma in lontananza, tra sbuffi di nuvole. Graziosa e realistica è la piantina fiorita alla destra di Maria, una aquilegia viola prefigurazione della Passione di Cristo e del dolore di sua madre.
Notizie storico-critiche: Il trittico proviene dall'antica chiesa di San Benigno a Monastero di Berbenno; dal 1770 al 1776 è costruita una nuova chiesa intitolata a san Benigno dove il dipinto di Ludovico De Donati - noto anche come Alvise o Luigi - viene trasferito. Il riferimento al santo è evidente nell'iscrizione apposta sotto la figurazione dipinta, che nel tempo è stata variabilmente interpretata, la prima registrazione (A. M. Chiesa, 1752) la riporta come: "B. HIC REQ(VI)ESCIT IN PACE FAMVLVS XTI BENIGNVS / ABBAS ASOVIHV. MONASTERIVM EDIFICABIT / ET VIXIT INSE OLO ANNOPL. M. SXXX / HOC OPVS FECIT M. ALOISIVS DE DONATI 1512". Il santo monaco Benigno, noto anche come san Bello, è una figura dai contorni leggendari che si riteneva un membro, nato a Volterra, della famiglia Medici, vissuto nel XV secolo e morto, quasi centenario, proprio a Monastero di Berbenno nel 1472. La sua figura e il culto sono stati trattati da Saverio Xeres (2009) in un complesso contributo nel quale interpreta l'iscrizione in calce al dipinto come la riproposta di un'epigrafe preesistente segnalata in alcune attestazione del XVII secolo, che era probabilmente presente su una lapide funeraria di Benigno (lapide forse identificabile con un frammento murato all'ingresso della chiesa), appartenuta a un più antico sepolcro del beato, poi demolito, e ingenuamente riprodotta dal De Donati nel 1513.
Più recentemente Gianfranco Fiaccadori, per buona parte in sintonia con Xeres, vi legge più correttamente "+ B(EATVS) HIC REQVIESCIT IN PACE FAMVLVS XR(IST)I BENIGNVS ABBAS A(ERE) S(VO) QVI HVN[C] MONASTERIVM EDEFICABIT / ET VIXIT IN SE[C]OLO ANN(OS) PL(VS) M(INV)S XXX. HOC OPVS FECIT M(AGISTE)R ALVISIVS DE DONATIS. 1513", cioè "Riposa qui in pace il beato servo di Cristo, l'abate Benigno, che a spese proprie ha edificato questo monastero [o cappella], ed è vissuto nel mondo quasi trent'anni. Quest'opera ha fatto maestro Luigi De Donati. 1513". Ne discende che la tavola decorava il sepolcro di Benigno de' Medici.
L'identificazione dei due santi è apparsa piuttosto controversa, di volta in volta riconosciuti l'uno come San Benigno de' Medici o San Bernardo da Mentone, l'altro come San Defendente o San Liberale. L'identificazione più recente è quella che chiama in causa San Bernardo da Chiaravalle e San Defendente, ad oggi però è ancora dubbiosa l'interpretazione del secondo, del quale è sì attestato il culto nella chiesa di Monastero, ma che non corrisponde in toto alle figurazioni note, infatti lo stendardo crociato richiamerebbe piuttosto la figura di san Maurizio.
L'opera conservata al museo di Sondrio è stilisticamente molto vicina al polittico della chiesa di Santa Maria Annunziata di Visgnola, sul lago di Como, che nel registro centrale è attribuita a Ludovico De Donati, pittore a lungo attivo in vari contesti della Lombardia a cavallo tra XV e XVI secolo; del suo catalogo la tavola valtellinese è l'ultima provvista di data finora rintracciata. Il pittore, che in vari contesti si firma "milanese", è già attivo in Valtellina insieme ai suoi fratelli scultori Giovanni Pietro e Giovanni Ambrogio nella realizzazione dell'ancona con la Resurrezione di Lazzaro conservata nella chiesa di San Bartolomeo a Caspano (1508).
Collezione: Raccolte del Museo Valtellinese di Storia ed Arte (MVSA)
Collocazione
Sondrio (SO), Museo Valtellinese di Storia ed Arte
Credits
Compilazione: Fattorini, N. (2000)
Aggiornamento: Perlini, Silvia (2014)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/40010-00141/
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