Opere di Misericordia corporale

ambito lombardo

Opere di Misericordia corporale

Descrizione

Denominazione: Opere di Misericordia di Pendolasco

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1400 - ante 1424

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco

Misure: 339 cm x 100 cm

Descrizione: L'affresco, riportato su tavola, comprende sette riquadri contornati da una cornice arancione e a loro volta inscritti entro una cornice a banda di colore rosso. Il tema è quello delle opere di Misericordia corporali, proposte in una sequenza diversa da quella del testo evangelico di Matteo: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; alloggiare i pellegrini; vestire gli ignudi; visitare i carcerati; visitare gli infermi; seppellire i morti. In tutti gli episodi il buon cristiano indossa una veste rossa, un copricapo ricadente da un lato e calzari a punta secondo la moda della prima metà del Quattrocento, mentre il povero del Vangelo, in cui si cela Cristo, reca il nimbo crociato. Dell'iscrizione che correva lungo il bordo superiore rimangono solo la croce iniziale e pochissime lettere.

Notizie storico-critiche: L'affresco, rinvenuto casualmente nel 1963 sulla parete interna della casa di Adriano Toloni a Poggiridenti, è stato strappato nel 1964 da Giuseppe Arrigoni di Bergamo. Al momento del ritrovamento lo strato pittorico quattrocentesco esibiva cadute di colore e danni forse causati da maldestre operazioni di rimozione dell'intonaco che a lungo lo aveva celato alla vista; in sede di restauro furono perciò integrate alcune lacune, salvo le più estese che interessano i margini e soprattutto le prime due scene.
Presto si scoprì che questo affresco era stato eseguito sopra un affresco preesistente, di ugual soggetto iconografico, datato 1387 e accompagnato da una scritta indicante in Domenico da Pendolasco il committente dell'opera. Gli studi di Franca Prandi hanno peraltro accertato che proprio ai da Pendolasco apparteneva l'edificio, ubicato alle spalle della parrocchiale, nell'area a quel tempo abitata dalle famiglie eminenti del paese. Del destino di questi affreschi si interessò subito Giovan Battista Gianoli, originario di Poggiridenti e conservatore del Museo di Sondrio. Gli affreschi furono così acquistati dal Comune di Sondrio e finirono a Villa Quadrio, a quel tempo sede del museo civico. Dal 1990 sono esposti a palazzo Sassi de Lavizzari, nuova sede del Museo valtellinese di storia arte, ora MVSA.
Maggiore attenzione ha prestato la critica allo strato più antico, a motivo soprattutto dell'assoluta rarità del tema iconografico in ambito lombardo-piemontese e perché, essendo agganciati a data certa, gli affreschi di Poggiridenti sarebbero stati dipinti prima di altri episodi noti. Lo strato riferibile per ragioni stilistiche alla prima metà del secolo successivo, con la riproposizione del medesimo tema iconografico, ha sollecitato minore interesse, di recente Angela Dell'Oca ha però sottolineato "l'importanza documentaria di entrambi gli affreschi nell'ambito della storia della devozione e della memoria della comunità di appartenenza" e, in assenza di puntuali riscontri con altre opere del territorio, ha cominciato con l'evidenziare il tono sereno della composizione, lo sforzo di collocare gli episodi in contesti cittadini evocati da edifici disegnati con qualche ingenuità prospettica, nonché l'accurata descrizione di abiti e arredi.

Collezione: Raccolte del Museo Valtellinese di Storia ed Arte (MVSA)

Collocazione

Sondrio (SO), Museo Valtellinese di Storia ed Arte

Credits

Compilazione: Franchetti, F. (2000)

Aggiornamento: Bormetti, Francesca (2014)

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