Progetto architettonico di facciata di un palazzo
Campi, Giulio
Descrizione
Autore: Campi, Giulio (1508-1573)
Cronologia: 1550 - 1574
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carta / pietra nera, penna e inchiostro
Misure: 324 mm x 396 mm
Notizie storico-critiche: L'Album Tibaldi entra nelle raccolte del Civico Museo d'Arte Antica, al Castello Sforzesco, nel 1905 quando è acquistato grazie al mercante d'arte Julius Böhler di Monaco. Nel 1904 l'avvocato Giuseppe Toesca propone senza successo l'acquisto dell'album al Consiglio Direttivo del Museo. Un anno più tardi, con una grande riduzione di prezzo (da 1800 a 800 lire), la raccolta di 42 disegni entra nelle collezioni civiche su proposta di Gustavo Frizzoni e con il benestare di Luca Beltrami. L'album Tibaldi aveva fatto parte della collezione di Carlo Morbio (1811-1881), nato a Novara ma stabilitosi fin da giovane a Milano. Nel "Catalogo ragionato ed illustrazione degli autografi e dei ritratti di celebri personaggi dal Risorgimento delle lettere insino a noi, raccolti e posseduti dal cav. Carlo Morbio" (Milano, 1857, p. 97) e ancora nelle "Opere Storico-Numismatiche di Carlo Morbio" (Bologna, 1870, p. 186) è lo stesso Morbio a citare la "Cartella di Pellegrino" definita una "preziosa raccolta de' suoi disegni originali" notando come "varj sono firmati col suo monogramma" (1857). È probabile sia stato soprattutto il fraintendimento del monogramma PPAM (inscritto in un cuore sormontato da una croce), all'epoca interpretato come firma di Pellegrino Pellegrini, ad aver portato il conoscitore e chi dopo di lui ebbe modo di vedere e valutare i disegni all'errata attribuzione al Tibaldi; ancora nel 1939, Giovanni Rocco parla in questi termini del marchio dell'album nella sua pubblicazione dedicata all'impegno dell'artista della Valsolda presso il Duomo di Milano. Dopo la morte del Morbio, la figlia Giulia, moglie dell'imprenditore tessile Benigno Crespi, cede gran parte della collezione paterna al libraio Theodor Ackermann che la vende in varie aste a Lipsia. Un altro mercante tedesco, il già citato Böhler, fa da mediatore per il ritorno dei disegni a Milano.
Rimasto a lungo inventariato come Pellegrino Tibaldi, Giulio Bora (1974) riconosce per primo la mano di Giulio Campi nel foglio 6 di questo album (al recto, vari studi per la pala dei santi Filippo e Giacomo dipinta dal maggiore dei Campi per San Sigismondo, Cremona). Il verso del foglio è interamente occupato dalla metà di sinistra della facciata di un palazzo a due piani, con mezzanino e portale porticato. L'influenza dei palazzi progettati da Giulio Romano a Mantova è riscontrabile nel complesso apparato decorativo che comprende greche, festoni e bugnato. Il gusto mantovano è però arricchito da aspetti tipicamente cremonesi. Bora (1981) propone di confrontare il disegno con due edifici a Cremona che mostrano parecchi punti in contatto con la facciata qui disegnata: palazzo Vidoni-Pagliari (ritenuto opera di Antonio Campi) e palazzo Affaitati, solitamente attribuito a Giuseppe e Francesco Dattaro. Bora (1997) aggiunge il disegno possa essere una prima idea per il secondo dei palazzi citati. Jean (2000) considera questo foglio una possibile fase iniziale, di ideazione, che starebbe alla base di entrambi i palazzi, Vidoni e Affaitati; ne consegue che palazzo Vidoni sarebbe frutto della collaborazione tra i fratelli Giulio e Antonio Campi. A sostegno di questa tesi, Russo (2011), scrivendo a proposito di un foglio contenente un progetto per il portale di palazzo Vidoni (la cui attribuzione oscilla tra i fratelli cremonesi) nota come l'edificio sia caratterizzato dal bugnato "a buchi" tipico di Antoni Campi e assente nelle opere del fratello maggiore, compreso il foglio 6 dell'album Tibaldi. Sarebbe quindi necessario immaginare un'ideazione condivisa tra i fratelli responsabili ciascuno di diverse caratteristiche dell'edificio effettivamente costruito. Interessante, infine, l'informazione riportata da Jean riguardo al rapporto esistente tra Giulio Campi e la famiglia Vidoni: il figlio di Giulio, Galeazzo, era infatti stato affidato a Giovanni Vidoni perché da lui imparasse l'arte della mercatura.
Collocazione
Milano (MI), Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Gabinetto dei Disegni
Credits
Compilazione: Beretta, Giuseppe (1939)
Aggiornamento: Balbiani, Stefano (2019); Scianna, Eleonora (2021)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/4y010-07571/
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