Pianta per il piano terreno della villa Sardini a Pieve Santo Stefano
Lippi, Michelangelo ((?))
Descrizione
Autore: Lippi, Michelangelo ((?)) (notizie sec. XVIII fine-sec. XIX primo quarto)
Cronologia: ca. 1770 - ca. 1772
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carta / inchiostro a penna, grafite
Misure: 350 mm x 239 mm
Descrizione: disegno eseguito con tiralinee e inchiostro bruno a penna per delineare le murature preesistenti; a mano libera e grafite per le nuove ipotesi progettuali; il supporto è di carta avorio
Notizie storico-critiche: Nell'"Indice de Disegni" del tomo nel quale il marchese Giacomo Sardini lo aveva rilegato, insieme ad altre piante del gruppo, il disegno viene definito: "Diverse piante per riattare l'antica villa di Casa Sardini alla P. S. Stefano, con l'idea di lasciare le mura vecchie che poi non si giudicò possibile tenerle in piedi".
Si tratta di un'ipotesi progettuale che aveva preceduto quella che, a partire dal 1774, aveva portato il marchese alla riedificazione della villa a Pieve Santo Stefano in forme neo palladiane (disegni conservati in Milano, Collezione Sardini Martinelli inv. 9,47; 9,79; 9,126; 9,54; 9,96; 9,67. Sulla villa si veda da ultimo P. Bertoncini Sabatini, Il palazzo lucchese di Giacomo Sardini (1780-1811): un "intendente" di architettura tra Illuminismo e Romanticismo, in Le dimore di Lucca, Firenze 2007; l'autore non aveva avuto modo di esaminare i fogli citati, in quanto esclusi dalla consultazione per motivi di conservazione). Preesisteva in loco un edificio per il quale il padre di Sardini, assente da Lucca, aveva affidato al fratello Lodovico, tutore dei figli, il compito della "restaurazione della casa" (Archivio di Stato di Lucca, Archivio Sardini =AS, n. 98, cc. 46, 158). Egli si era attivato particolarmente dopo la morte del fratello, avvenuta nel 1761, poiché più tardi Giacomo, nel descrivere un momento denso di preoccupazioni finanziarie, annoterà: "erami impegnato in una casa di campagna, che mio zio e tutore mi aveva costretto ad intraprendere per la quantità di fabbriche accessorie, che aveva egli preparato" (AS, n. 128 Memorie ... M. Teresa Sardini, c. 5). In un altro scritto, composto una volta ultimata la villa secondo il progetto definitivo, Sardini ribadiva il coinvolgimento dello zio in una precedente ristrutturazione: "L'ala verso mezzogiorno fu costruita sopra un vecchio fondamento, che mio zio aveva fatto fabbricare con un'altra idea e non ha dato alcun movimento..." (AS, N. 129 Memorie della famiglia Sardini, pp. 58-61).
Sappiamo che Giacomo Sardini, prima di por mano alla riedificazione della villa in forme neo palladiane, pensava di costruire un casino di caccia per poter accogliere più ospiti garantendo a ciascuno il comfort di camere con annessi luoghi di comodo (si veda Milano, Collezione Sardini Martinelli ms inv. 9,108ter). Nel percorso di maturazione delle idee Sardini volse il pensiero a un edificio con salone ottagonale a doppio volume (ibidem inv. 9,76; 9,26; 9,31) ma, nella fase iniziale, la struttura esistente a Pieve Santo Stefano e i progetti lasciati dallo zio costituirono certo la base più semplice per far chiarezza sulle intenzioni a proposito del progetto da intraprendere. In questa prospettiva potrebbe essere letta la planimetria in esame e una seconda ad essa connessa (ibidem inv. 7,15). Sui fogli si osserva un edificio quadrangolare di impianto molto simile a quello del progetto risalente a Lodovico Sardini (ibidem inv. 7,13; 7,16; 7,17) ma con evidenti semplificazioni. Nel foglio in esame è delineata la pianta del piano terreno in via di elaborazione. La parte a penna ricalca il rilievo dell'esistente presente sulla planimetria più antica (inv. 7,13) e riporta lo stato di fatto dell'edificio compreso il portale d'accesso, non dettagliato nella planimetria più antica; intorno all'esistente prende corpo, a grafite, l'edificio più ampio. Rispetto al progetto risalente a Lodovico, il numero di finestre è ridotto sia sui prospetti laterali sia sulle parti aggettanti della facciata e su quelle che delimitano il portico; inoltre l'idea dello scalone, desunta dalla citata planimetria più antica, è tracciata solo a metà, indicando un'incertezza sulla configurazione del piano terreno per il quale, a differenza del piano nobile (inv. 7,15) non si conserva la stesura a penna completa.
Per l'attribuzione del progetto si può avanzare, in via di ipotesi, il nome del capomastro Michelangelo Lippi, collaboratore del marchese in diverse occasioni sia a Pieve Santo Stefano che a Lucca.
Collocazione
Milano (MI), Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Gabinetto dei Disegni
Credits
Compilazione: Dallaj, Arnalda (2008)
Aggiornamento: Dallaj, Arnalda (2009)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/4y010-26459/
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