Veduta prospettica di palazzo con torre sullo sfondo di una via
ambito olandese/ fiammingo
Descrizione
Ambito culturale: ambito olandese/ fiammingo
Cronologia: 1600 - 1699
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carta / inchiostro a penna, acquerellatura, grafite
Misure: 390 mm x 268 mm
Descrizione: disegno eseguito con inchiostro bruno a mano libera, con poche tracce della preliminare costruzione a grafite; le ombreggiature sono a inchiostro a pennello e inchiostro acquerellato; è tracciato su carta chiara leggera
Notizie storico-critiche: Il disegno, escluso dall'"Indice" di Giacomo Sardini, rappresenta una veduta prospettica di un isolato urbano recintato da un muro con case e orti, con un palazzo probabilmente pubblico sullo sfondo. Si ipotizza trattarsi di uno scorcio di Roma, rappresentato forse da uno dei tanti artisti paesaggisti che circolavano in città nella prima metà del XVII secolo, anche se la localizzazione non è certa, in quanto non è stato possibile identificare il palazzo.
La raffigurazione di vedute (rovine, architetture, paesaggi) si diffonde a partire dal XVI secolo. Furono principalmente pittori nordeuropei (francesi, olandesi, tedeschi e fiamminghi), che compivano il viaggio di formazione in Italia e sostavano anche per lunghi periodi a Roma. Gli artisti, affascinati dall'atmosfera italiana inondata dal sole, inserivano nei paesaggi e nelle vedute cittadine forti contrasti di luce e di ombre.
La caratteristica di questo disegno, realizzato ad acquerello bruno, è proprio la forte componente chiaroscurale e il cielo attraversato da densi nimbi, che potrebbe richiamare ad esempio lo stile di Bartholomeus Breenbergh (1598-1667), attivo a Roma tra il 1619 e il 1629, influenzato dai seguaci del tedesco Adam Elsheimer (1578-1610) e imitato da Jan de Bisschop (1621-1671). Tra i numerosi artisti provenienti dai Paesi bassi e in visita a Roma nel XVII secolo, anche Herman van Swanevet (1603-1655) e Cornelis van Poelenburgh (1594-1667).
Non mancarono tuttavia anche "vedutisti italiani", di cui tra i primi è Giovanni Antonio Dosio (1533-1609), che applicarono la stessa tecnica nelle rappresentazioni ad acquerello di scorci architettonici e paesaggi.
Sul foglio è presente una filigrana, rappresentante uno stemma mediceo con corona granducale: si tratta di carta italiana in uso a partire dal settimo decennio del Cinquecento e utilizzata anche in seguito.
Collocazione
Milano (MI), Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Gabinetto dei Disegni
Credits
Compilazione: Caspani, Licia Anna (2009)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/4y010-26727/
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