Prospetto di catafalco
Montano, Giovanni Battista ((?))
Descrizione
Autore: Montano, Giovanni Battista ((?)) (1534 ca.-1621)
Cronologia: post 1590 - ante 1621
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carta / grafite, inchiostro a penna, inchiostro a pennello
Misure: 361 mm x 564 mm
Descrizione: disegno eseguito con inchiostro bruno su tracce della preliminare costruzione a grafite, principalmente con tiralinee e compasso, a mano libera nelle parti ornamentali; le ombreggiature e gli sfondati sono evidenziati con inchiostro bruno steso a pennello; il disegno è tracciato su carta pesante colore avorio dal perimetro irregolare con il margine inferiore frastagliato
Notizie storico-critiche: Nell'"Indice de due Tomi d'Intagli Tempietti ed altro", relativo ai tomi V e VI e compilato dal collezionista Giacomo Sardini, il disegno viene iscritto nel paragrafo "Machine da Funerali" con la definizione "20 con statue".
Il disegno presenta il progetto per un catafalco a forma di tempietto, in due versioni rispetto alla mezzeria. Questo tipo di apparato funebre effimero si è sviluppato in Roma nella seconda metà del XVI secolo. Gli esempi più noti sono: il Catafalco per il cardinale Alessandro Farnese, costruito nel 1589 sotto la cupola della chiesa del Gesù da Girolamo Rainaldi (che ne fece una descrizione dettagliata) o forse più probabilmente dal suo maestro Domenico Fontana, su modello del tempietto di San Pietro in Montorio; il Catafalco per Sisto V, costruito nel 1591 da Domenico Fontana con Giovanni Guerra in Santa Maria Maggiore, la cui cupola richiama quella di San Pietro in Vaticano; il solenne Catafalco per Paolo V (1622) costruito nella Basilica di S. Maria Maggiore su idea di Sergio Venturi e quello per il principe Carlo Barberini, fratello di Urbano VIII, realizzato nel 1630 su progetto di Gian Lorenzo Bernini, in cui la struttura architettonica razionalmente strutturata è subordinata alla decorazione scultorea (cfr. M. Fagiolo, Atlante tematico del Barocco in Italia, Roma 2007).
Il Catafalco qui rappresentato, è una sorta di tempietto a pianta quadrata aperto, accessibile dai quattro lati attraverso scalinate inserite nel massiccio basamento. La parte centrale di ingresso, comune alle due varianti, presenta un arco impostato su piedritti con cornici sporgenti, il cui contorno termina al centro con un cartiglio in due volute che sorregge una riquadratura sagomata per iscrizione, protetta da un frontone curvilineo spezzato, al centro del quale si trova uno stemma gentilizio con corona sorretta da due putti alati (elemento codificato da C. Fontana e ripreso da G. A. De Rossi). Sul lato sinistro è prevista una struttura più imponente con una coppia di colonne ioniche di cui l'idea di posizione su piani leggermente sfalsati è data dalle ombreggiature che si susseguono lungo il basamento e le cornici sagomate soprastanti. Tra di esse è posta una statua di figura femminile in posizione frontale su piedistallo, con il braccio alzato a sostenere il drappeggio dell'abito. Sopra l'articolato e sporgente cornicione della trabeazione è un alto basamento di sostegno alla copertura, circondato da candelabri accesi. La copertura, impostata su un tamburo ad archi sostenuto da imponenti volute ornate da un putto alato e portacandele, è di forma conica gradonata, completamente ricoperta di candele accese e arrotondata in cima, dove si erge un globo con un drago sovrastato da una croce trilobata. Questo elemento potrebbe simboleggiare il male vinto dal bene, ma il drago potrebbe anche essere l'emblema di un membro della famiglia Borghese, cui sarebbe dedicato il catafalco.
L'ipotesi progettuale di destra, più snella, limita la struttura muraria appena oltre la prima colonna ionica a ridosso dell'arco di ingresso e sposta sul fronte laterale la seconda colonna, sopra la quale la trabeazione sporgente corre libera da sovrastrutture, fungendo unicamente da sostegno per una statua d'angelo e una voluta che fa da contrafforte al corpo su cui si erge la copertura. Su questo lato il tamburo è risolto con aperture pure arcuate, ma inframmezzate da colonnine e con al centro candelieri accesi. La figura femminile tra le colonne alla base è qui vista lateralmente, mentre sopra il cornicione frontale, a lato del frontone curvilineo, si erge un'altra statua femminile drappeggiata, in sostituzione del candeliere proposto nella stessa posizione nella versione di sinistra.
Oltre all'immagine di "tempietto" e "mausoleo", l'apparato richiama quella di "baldacchino" (emulante quello beniniano), elemento glorificante che veniva impiegato per esaltare la figura di un papa o di un monarca nei cortei rituali, usato quindi anche per le esequie dei pontefici, o di "padiglione" e "tabernacolo", ultimo presidio per il defunto e insieme elemento di gloria, simbolo come il ciborio della cupola celeste.
Un'altra immagine evocativa è quella della "pira ardente" per la presenza delle numerose candele sulla copertura. Esempi di questa tipologia si ritrovano in apparati funebri realizzati sempre dalla seconda metà del XVI secolo nella chiesa di San Lorenzo a Firenze, dove le coperture sono similmente gradonate e cariche di candele allineate (cfr. A. Petrioli Tofani, La scena ecclesiastica, in AA.VV, Il potere e lo spazio. La scena del Principe, Firenze 1980, pp. 385-392).
L. Fairbairn attribuisce il disegno a Giovanni Battista Montano (Fairbairn, 1998 vol. II, Appendix 8, p. 770); V. Pracchi, che attribuisce il disegno in forma dubitativa a questo autore su segnalazione di A. Bedon, rileva la somiglianza con il catafalco sopra citato realizzato per le esequie di Paolo V (Pracchi, 1991 pp. 11, 14), ma non è stato trovato riscontro.
Collocazione
Milano (MI), Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Gabinetto dei Disegni
Credits
Compilazione: Caspani, Licia Anna (2010)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/4y010-27043/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).