Prospettiva teatrale e tre figure

Alberti, Giovanni ((?))

Prospettiva teatrale e tre figure

Descrizione

Autore: Alberti, Giovanni ((?)) (1558-1601)

Cronologia: ca. 1589

Tipologia: disegno

Materia e tecnica: carta / matita nera, inchiostro a penna

Misure: 243 mm x 343 mm

Descrizione: il disegno delle figure è eseguito a matita nera sul foglio orientato in senso verticale; nella seconda metà del foglio, orientato in senso orizzontale, il disegno prospettico è eseguito a inchiostro bruno a penna; entrambi sono tracciati a mano libera

Notizie storico-critiche: Nell'"Indice de due Tomi d'Intagli Tempietti ed altro", relativo ai tomi V e VI e compilato dal collezionista Giacomo Sardini, il disegno viene iscritto sia nel paragrafo "Case loro parti" con la definizione "100 Torre", sia nel paragrafo "Chiese e loro parti" con la definizione "100 Pulpito". In realtà nel foglio, ove al centro campeggia un edificio che evoca una casa-torre, è delineata una "forca". Con questo termine si indica una tipica struttura viaria del capoluogo toscano che, poiché fa convergere in uno slargo più strade con divergenti punti di fuga, aveva offerto agli scenografi medicei impegnati a innovare la prassi teatrale fiorentina la cornice ideale per rispondere alle esigenze di mutazione scenica a vista. Scene prospettiche incentrate su questo schema erano state ideate da Buontalenti per le rappresentazioni al Teatro Mediceo nel maggio del 1589, in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Ferdinando de' Medici e Cristina di Lorena (A. M. Petrioli Tofani, in Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo. La rappresentazione dell'architettura, Milano, 1994, pp. 536-536). La dipendenza del disegno milanese dalle invenzioni di Buontalenti tramandate grazie alla traduzione incisoria di Orazio Scarabelli aveva portato ad avvicinarlo alla cerchia buontalentiana (Dallaj 2005). Tuttavia la scarsa coerenza nel raccordo tra i corpi di fabbrica della prospettiva in esame induce a ritenere lo schizzo a penna un esercizio di memoria, piuttosto che una prima idea o un appunto steso in presa diretta di fronte allo svolgersi della rappresentazione scenica. Il disegnatore si è concentrato sul ricordo teatrale dopo aver girato il foglio che, inizialmente, era stato usato in verticale come base per annotare a matita una data (21 giugno) nonché per tracciare alcune prove calligrafiche insieme all'abbozzo di tre figure, prive di panni secondo l'uso dei pittori toscani, colte in atteggiamenti indipendenti. Nei giorni seguenti la medesima mano registra sul verso del foglio, probabilmente copiandoli da un libro contabile, i compensi corrisposti ad alcune maestranze durante la settimana precedente alla festività di san Giovanni Battista (24 giugno). I pagamenti espressi in scudi, giuli e baiocchi portano in ambito romano. L'abbreviazione di magister anteposta ai dati onomastici e la modesta entità degli importi fanno pensare a un cantiere per un'impresa di decorazioni effimere, forse in occasione della festa del Precursore. In alcuni nomi, spesso vergati con l'approssimazione di chi è poco attento all'ortografia, si possono identificare quelli di pittori attivi in alcuni dei cantieri di Sisto V come la Scala Santa del complesso Lateranense (decorata in due fasi nel 1587 e nel 1589-1590) e la Biblioteca Vaticana (affrescata nel 1588-1589): Ferraù Fenzoni, Cesare Torelli, Andrea Lilio d'Ancona, Avanzino Nucci. In questi cantieri operava una schiera di artisti dalle disparate provenienze, efficacemente diretti da Guerra e Nebbia (Alessandro Zuccari, in La Cappella di San Silvestro. Le indagini, il restauro, la riscoperta, a c. di M. A. Schroth e P. Violini, Campisano editore, Roma 2009). Non si può escludere che l'equipe sia stata impiegata anche per esigenze collaterali di minore importanza.
Per individuare l'autore del disegno in questione è dunque utile orientare la ricerca su un artista toscano che abbia potuto accostare i cantieri sistini, anche con la necessità di documentarsi sulle modalità organizzative davvero nuove che improntavano tali imprese. L'intersecarsi di questi aspetti caratterizza il percorso creativo dei fratelli Alberti, pittori prospettici. Cherubino e Giovanni, già attivi a Roma durante il pontificato di Gregorio XIII, avevano partecipato nella primavera del 1589 ai festeggiamenti fiorentini e appena dopo sembra abbiano fatto ritorno nell'Urbe per decorare l'oculo nella volta di una delle due cappelle poste allo sbocco delle rampe laterali della Scala Santa, quella di San Silvestro (C. C. Ewart Witcombe, An illusionistic oculus by the Alberti Brothers in the Scala Santa, in "Gazette del Beaux-Arts" 1987 pp. 61-72). La convincente ipotesi di Ewart Witcombe, che si basa su dati stilistici e non su evidenze documentarie, viene ad essere avvalorata considerando ora come opera di Giovanni Alberti anche il disegno della Collezione Sardini Martinelli. Infatti, la sua stesura rivela molte convergenze con lo studio a penna per la volta della Sala Clementina eseguito dal pittore toscano e conservato al Gabinetto Nazionale delle Stampe (M. C. Abromson, Clement VIII's Patronage of the Brothers Alberti, in "The Art Bulletin" 60 1979 pp. 531-547): il fitto tratteggio per le parti in ombra, l'attenzione per i dettagli decorativi che sussiste nonostante la sommarietà dell'abbozzo e la propensione all'esercizio calligrafico.

Collocazione

Milano (MI), Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Gabinetto dei Disegni

Credits

Compilazione: Dallaj, Arnalda (2010)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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