Stalli del coro

Lorenzo da Origgio; Giacomo da Torre; Giacomo del Maino

Stalli del coro

Descrizione

Denominazione: Stallo del coro di S. Ambrogio

Autore: Lorenzo da Origgio (notizie 1469-1471); Giacomo da Torre (notizie 1469-1471); Giacomo del Maino (notizie 1469-1503)

Cronologia: ca. 1469 - ca. 1471

Tipologia: arredi e suppellettili

Materia e tecnica: legno di noce / intaglio, intarsio, pittura

Misure: 74 cm x 77.5 cm ; 65 cm x 109 cm

Descrizione: Due frammenti del coro di S. Ambrogio: dossale e fregio del baldacchino.

Notizie storico-critiche: Le collezioni civiche conservano due frammenti provenienti dal coro della basilica milanese di Sant'Ambrogio, pervenuti per acquisto l'uno nel 1916, I'altro più recentemente, nel 2003. Si tratta di frammenti estrapolati nel corso della lunga e difficile storia del coro, soggetto a smontaggi e rimontaggi a partire dal 1507, manomissioni che si rivelarono particolarmente dannose tra le fine del XIX secolo e le due guerre mondiali. Non è un caso che il primo frammento sia pervenuto nelle collezioni civiche subito dopo la prima guerra mondiale. Altri tre dossali, assai simili a quello dei musei civici, si conservano nel museo Diocesano di Milano. Il contratto per l'esecuzione del coro ambrosiano, compresa la cattedra destinata al vescovo, che doveva avere dimensioni maggiori degli altri stalli, ritrovato all'inizio del Novecento, ha fornito tutti gli elementi in ordine all'esecuzione, che avvenne tra il 1469 e il 1471, quindi con tempi assai rapidi, a opera di tre maestri milanesi, Lorenzo da Origgio, Giacomo da Torre e Giacomo del Maino. Di questi, il più documentato è Giacomo del Maino, cui furono affidate alcune delle commissioni più prestigiose m Milano nella seconda metà del Quattrocento, tra cui la realizzazione della carpenteria dell'Ancona dell'Immacolata per la chiesa di San Francesco Grande a Milano, che ospitava al centro il famoso dipinto di Leonardo noto come Vergine delle Rocce. Il contratto definisce con estrema precisione anche i soggetti della decorazione; mentre è evidente che il baldacchino e gli elementi divisori tra uno stallo e l'altro dovevano presentare figure a mezzo busto di santi e figure intere di angeli, di cui rimangono molti esemplari, meno chiaro è il significato delle decorazioni dei dossali. Il contratto parla di animali e di altri soggetti di fantasia: a modello di queste scene si chiamano in discussione, in genere, le raffigurazioni che ornano i Tacuina Sanitatis, ricettati assai diffusi in epoca tardogotica, in cui la parte scritta era completata da raffigurazioni piuttosto dettagliate delle piante utilizzate per i medicamenti, del modo di coltivarle, della raccolta dei loro frutti. Tuttavia, neppure in base alle analisi più recenti è stato possibile individuare con precisione la derivazione delle singole scene e soprattutto se dietro alle scene inragliate sui dossali si nasconda un significato allegorico.
Tutto l'insieme doveva essere completato, secondo l'uso, da una vivace policromia, per lo pili rimossa nel corso di restauri effettuati tra Ottocento e Novecento, ma ancora in parte visibile, m particolare nei sottosquadri del fregio sommitale e, in maniera più evidente, nello sfondo dei dossali.

Collezioni: Collezione dei mobili del Museo delle Arti decorative del Castello Sforzesco, Collezioni delle Civiche Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco

Collocazione

Milano (MI), Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco. Raccolte d'Arte Applicata

Credits

Compilazione: Cavagna di Gualdana, Giacinta (2006); Tasso, Francesca (2006)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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