Stipo
bottega tedesca?
Descrizione
Ambito culturale: bottega tedesca?
Cronologia: ca. 1575 - ca. 1599ca. 1890 - ca. 1899
Tipologia: arredi e suppellettili
Materia e tecnica: legno / intaglio; metallo / argentatura, cesellatura, doratura; seta / velluto
Misure: 86.5 cm x 30 cm x 47 cm
Descrizione: Stipo con 16 cassetti disposti attorno ad un vano centrale chiuso da uno sportello, che al centro si orna di una medaglia raffigurante un profilo femminile. La struttura esterna dello stipo è rivestita di velluto verde e il piano superiore, così come lo sportello amovibile, reca ai quattro angoli altrettante medaglie con figure allegoriche.
Notizie storico-critiche: Lo stipo, acquistato nel 1959 a Milano presso Marco Brunelli, consta di sedici cassetti disposti attorno ad un vano centrale chiuso da uno sportello, che al centro si orna di una medaglia raffigurante un profilo femminile. La struttura esterna dello stipo è rivestita di velluto verde e il piano superiore, così come lo sportello amovibile, reca ai quattro angoli altrettante medaglie con figure allegoriche. L'originale arredo, cui furono sostituiti i supporti anteriori a forma di leoni accovacciati (documentati in una fotografia della fine degli anni Cinquanta), reca sullo sportello centrale una medaglia con un profilo femminile e, poco più sotto, uno stemma che risulta uguale a quello dei duchi di Urbino, ad eccezione della parte centrale non rispondente alle chiavi, simbolo della carica di Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa. Con tutta probabilità si tratta di un errore dell'incisore che, avendo sotto mano come modello qualche esemplare usurato dal tempo, scambiò le chiavi per un drago (la testa e l'ala sono poste in decusse, come gli ingegni, e la coda riproduce l'effetto visivo della funicella passante attraverso gli anelli delle chiavi), mentre l'ombrello pontificale venne preso per una tiara. Il profilo della nobildonna inserito all'interno di una ghirlanda di fiori si potrebbe quindi riferire ad una discendente di Casa della Rovere vissuta probabilmente durante la seconda metà del Cinquecento: tra queste si può citare Virginia della Rovere, figlia del duca di Urbino Guidobaldo II e di Vittoria Farnese, andata sposa nel 1583 ad Alfonso d'Avalos marchese del Vasto e di Pescara.
Alla luce di quanto detto si può supporre che lo stipo sia frutto di un'abile ricostruzione operata da artigiani italiani attivi sul finire del secolo scorso che utilizzarono plac-chette antiche in metallo cesellato e dorato di probabile fattura germanica e medaglie appartenute al pittore Augusto Alberici, proprietario dell'arredo. Si spiegherebbero così gli errori presenti nello stemma dei della Rovere, l'inusua-le inserimento della medaglia al centro dello sportello e la diversità di stile tra le placchette poste al centro dei riquadri dei cassetti e le loro incorniciature. Si aggiunga infine che la disposizione delle quattro medaglie applicate sulla parte esterna del piano rivestito di velluto che chiude lo stipo corrisponde più al gusto dannunziano che a quello tardorinascimentale cui il mobile tenderebbe ad ispirarsi. Lo stipo, come si legge in una etichetta apposta sulla parte posteriore del mobile, proviene dalla raccolta di Augusto Alberici (nato a Roma nel 1846) messa all'asta da Jules Sambon a Roma nel 1886. Dalle scarse notizie biografiche riportate dai Dizionari Biografici, l'Alberici, già allievo del pittore Toglietti e dell'Accademia di San Luca, si specializzò nella realizzazione di quadri a soggetto storico e di paesaggio non trascurando la sua principale attività, consistente nella raccolta e nel commercio di oggetti d'antiquariato, tanto d'avere formato nella sua casa, a detta del de Gubernatis, "una sontuosa e ricca ... galleria di oggetti d'arte antica e di una raccolta numismatica".
Collezioni: Collezione dei mobili del Museo delle Arti decorative del Castello Sforzesco, Collezioni delle Civiche Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco
Collocazione
Milano (MI), Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco. Raccolte d'Arte Applicata
Credits
Compilazione: Colle, Enrico (1996)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/5q030-00291/
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