Arazzo

Salviati, Francesco [De' Rossi, Francesco]; Karcher, Nicolas; Rost, Johannes

Arazzo

Descrizione

Identificazione: Resurrezione di Cristo

Autore: Salviati, Francesco [De' Rossi, Francesco] (1510-1563), cartonista; Karcher, Nicolas (m. 1562), arazziere; Rost, Johannes (notizie 1517-1560), arazziere

Ambito culturale: bottega fiorentina

Cronologia: post 1545 - ante 1560

Tipologia: tessuti

Materia e tecnica: lana / lavorazione a telaio; seta; oro / filatura; argento / filatura

Misure: 236 cm x 236 cm (intero)

Descrizione: Al centro dell'arazzo, vi è l'immagine di Cristo che trionfalmente esce dal sepolcro muovendo un lungo passo. Il corpo di Cristo è in parte avvolto da un manto rosso, allacciato sul ventre e sulla spalla. La mano destra è aperta e mostra il segno del chiodo. Nella sinistra, Cristo regge il vessillo del trionfo. Sopra le nuvole, a destra e a sinistra della composizione, vi sono schiere di angeli. Nella parte sottostante invece ci sono soldati atterriti e sconvolti dall'evento miracoloso; due di essi si proteggono sollevando lo scudo. Nel bordo dell'arazzo sono disposte figure allegoriche, immagini bibliche, elementi fantastici, frutti, festoni e maschere. Le scene rappresentate raffigurano probabilmente episodi che vengono interpretati come prefigurazione della Resurrezione o interventi salvifici di Dio nelle vicende umane: Sacrificio d'Isacco (tondo angolo inferiore sinistro), Serpente di Bronzo (tondo angolo inferiore destro), Giona e la balena e Apparizione ad Abramo (rettangoli bordo superiore). Le figure allegoriche, di incerta interpretazione, raffigurerebbero la Primavera (alla base del bordo sinistro), la Carità (bordo destro), Estate e Inverno (bordo inferiore). Nei bordi destro e sinistro vi sono un satiro e una satiressa mentre nella cornice superiore ci sono due putti.

Notizie storico-critiche: Questo arazzo è stato trattato in relazione a due altre redazioni note dello stesso cartone purtroppo perduto (Venezia, Firenze). Pressoché identica al nostro arazzo è la versione veneziana (Museo Correr). La redazione fiorentina (Uffizi) è leggermente diversa e viene ritenuta come l"editio princeps". L'arazzo degli Uffizi reca la sigla di Nicholas Karcher, fondatore dell'arazzeria medicea insieme a Johannes Rost. Questo arazzo è databile attorno al 1545-1548. Il cartone impiegato per i tre arazzi è di Francesco Salviati. Vi sono contatti fra il disegno di Salviati e Raffaello (Hirst). Confronti più puntuali sono instaurati con altre versioni del tema proposte da Salviati (Resurrezione per la Cappella del Margravio in Santa Maria dell'Anima a Roma). Probabilmente il cartone perduto deriva direttamente, con una successiva mediazione, da un disegno di Salviati conservato a Clifford. Il gruppo di sinistra dei soldati trae ispirazione dalla Cacciata di Eliodoro di Raffaello. Il cartone per l'"editio princeps" nacque probabilmente tra il 1545 (arrivo dell'arazziere Karcher a Firenze) e l'autunno del 1548 (ritorno di Salviati da Firenze a Roma). Anche se le versioni di Milano e Venezia sono leggermente differenti per dimensioni da quella di Firenze, è visibilmente rintracciabile la mano di Salviati anche in queste due redazioni (elementi decorativi e cornice, in particolare). Pertanto il riadattamento del cartone per la versione di Milano va ascritto a Salviati e per questo collocato entro il 1548 (forse non fu completato da lui ma da un altro pittore, magari lo stesso arazziere). Per quanto riguarda l'esecuzione dell'arazzo, analizzando i filati impiegati, essa è da collocare ai primi anni di attività della manifattura fiorentina. Alcuni critici, ritengono che l'arazzo sia stato realizzato da Karcher (Alberici, Viale Ferrero) mentre Forti Grazzini, sull'analisi della marca della città, indica come arazziere Rost.

Collezione: Collezioni delle Civiche Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco

Collocazione

Milano (MI), Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco. Raccolte d'Arte Applicata

Credits

Compilazione: Forti Grazzini, Nello (1984)

Aggiornamento: Garzillo, Benedetto (2015); Barbieri, Lara Maria Rosa (2021)

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