Liuto ad arco indiano

Cultura Santal

Liuto ad arco indiano

Descrizione

Ambito culturale: Cultura Santal

Cronologia: fine sec. XX

Tipologia: strumenti musicali

Materia e tecnica: legno, metallo

Misure: 17.5 cm x 4.6 cm x 59 cm

Descrizione: Il Dhodro Banam (Sarinda) ha una cassa e un manico ricavati da un unico legno; forma antropomorfa di donna probabilmente incinta (mani sul ventre); cavigliere formato dalla testa; pirolo all'altezza delle orecchie; sopra la testa: due figure femminili a mani giunte con abiti tradizionali; cassa armonica con piano in pelle.

Notizie storico-critiche: I dhodro banam sono liuti monocordi realizzati a partire da un unico blocco di legno massiccio solitamente ricavato da un ramo dell'albero chiamato "guloic", non ancora identificato con certezza.
Esistono due diversi miti collegati all'origine di questo tipo di liuti: essi narrano che uno jugi abbia intagliato il primo dhodro banam nel legno di un albero nato dalla terra in cui erano sepolte le spoglie di una ragazza assassinata, in una versione, dai suoi fratelli e nell'altra da un branco di scimmie: in entrambe le versioni la giovane si incarna prima nell'albero e poi nello strumento musicale. Lo strumento è considerato, presso i Santal, un oggetto vivo, avente un proprio spirito legato al mito della sua origine: è per questo motivo che la forma generale dello strumento è chiaramente la rappresentazione di un corpo femminile e che le varie sezioni in cui esso si articola hanno gli stessi nomi delle varie parti
del corpo umano. I dhodro banam sono anche considerati un'estensione dell'essere psicofisico del musicista: pertanto essi sono trattati con grande rispetto e, consapevoli del valore di questi oggetti, i musicisti della stessa famiglia usano tramandare i dhodro banam di generazione in generazione, contravvenendo la regola generale secondo cui i manufatti umani devono scomparire venendo distrutti o sepolti insieme al defunto proprietario o costruttore.
I Santal credono che lo strumento sia un dono di esseri soprannaturali e che, con la sua interazione, essi possano comunicare con gli spiriti che animano i luoghi in cui vivono. Il termine in lingua Santali deriva da "aam" o "am", che significa "sé" e "bana" che significa "attrarre"; gli strumenti chiamati "banam" sono, secondo i Santal, i mezzi migliori per accompagnare le invocazioni agli spiriti (bonga) poiché, grazie alla capacità degli strumenti di "ottenere il meglio per chi li suona", permetterebbero ai musicisti di vedere esaudita ogni loro preghiera. Non a caso dunque, è una figura religiosa, un asceta che vive delle offerte altrui e dotato di una profonda spiritualità, il mitico creatore dei dhodro banam. Sembra anche che siano effettivamente gli jugi i musicisti specializzati nel suonare questo tipo di strumenti, anche se Fosshag spiega che alcune fonti dicono che i dhodro banam siano suonati da musicisti semi-professionisti invitati da lontano per suonare in occasione delle principali festività religiose. Una notevole mancanza di documentazione concerne anche la descrizione del repertorio eseguito dai suonatori di dhodro banam: Kanak Mital spiega che questo tipo di liuto sia usato per accompagnare le canzoni d'amore collegando l'etimologia alla capacità dello strumento di attirare verso il musicista il meglio ovvero l'amore della persona desiderata. La corda è considerata dai Santal la componente principale dello strumento: essa collega tutte le varie parti che lo compongono creando, allo stesso tempo, relazioni tra i vari elementi a cui esse sono collegate. È la componente che dà allo strumento la sua forza vitale senza la quale esso sarebbe un semplice oggetto inanimato, privo di vita. Dal punto di vista simbolico la corda rende lo strumento un essere unitario, il cui corpo prende il nome di "banam" quest'ultimo è collegato alla terra, la quale, a sua volta è anche un simbolo di fertilità.
Lo strumento è accordato ruotando la caviglia: questo movimento modifica la tensione della corda che produce quindi suoni gravi o acuti; Prasad riferisce che il tono preferito dai Santal è, in ogni caso, quello acuto. Lo strumento è tenuto in verticale, con il piano armonico rivolto verso il pubblico e il cavigliere verso l'alto ed è sostenuto con la mano sinistra: il pollice è inserito tra le due sezioni del manico e il lato della mano ne sostiene il peso, mentre le dita si muovono sulle corde mantenendosi dritte, distese. I dhodro banam sono strumenti ad arco: quest'ultimo è chiamato "banak ak'" ed è realizzato in legno e crine di cavallo; esso viene strofinato sulle corde all'altezza del piano armonico, in modo continuo, mentre le dita della mano sinistra ne modulano l'intonazione, toccandola lateralmente. Nonostante le contenute dimensioni della cassa armonica e del risuonatore, l'azione combinata di amplificazione effettuata da queste due sezioni dello strumento produce un notevole volume di suono.
Le decorazioni dei vari esemplari sono estremamente varie e ricche. (Borsi 2011)

Collocazione

Milano (MI), Polo Arte Moderna e Contemporanea. Museo delle Culture

Credits

Compilazione: Guizzi, Febo (2001)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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