Liuto cinese a manico lungo
ambito cinese
Descrizione
Ambito culturale: ambito cinese
Cronologia: seconda metà sec. XX
Tipologia: strumenti musicali
Materia e tecnica: legno, pelle di rettile, spago, nylon
Misure: 20.5 cm x 9 cm x 123 cm
Descrizione: Sanxian con lungo manico e cassa armonica piccola, cornice ovoidale di palissandro sulle cui facce sono incollate due membrane di pelle di pitone; Il manico attraversa la cassa terminando con un blocco di legno su cui si ancorano le corde. Tre caviglie troncoconiche: due da un lato e una dall'altro; capotasto di osso nel cavigliere.
Notizie storico-critiche: Luogo d'uso: Cina
Il sanxian è il principale liuto tradizionale cinese a manico lungo. Il nome significa "a tre corde". Come è avvenuto per molti altri strumenti cinesi, esso si è diffuso nelle aree geografiche vicine, dando vita nelle culture musicali della Corea, dell'Indocina e del Giappone a strumenti analoghi; in particolare in Giappone il sanxian è penetrato alla fine del XVI secolo attraverso Okinawa; qui fu recepito con il nome jahisen, che significa "corda - pelle di serpente", avviando il processo che portò a generare il liuto a manico lungo denominato shamisen, che invece significa anch'esso "a tre corde": sembra evidente che, come spesso avviene con i nomi degli strumenti musicali, le denominazioni abbiano compiuto un percorso relativamente autonomo di sovrapposizione di significati, con intrecci tra le due lingue, e di riferimenti morfologico-descrittivi (per lo shamisen si vedano gli strumenti in collezione con i numeri di inventario 438, 439, 440, 441). In Giappone comunque il sanxian / jahisen è rimasto in uso nella primitiva forma, con la quale è stato anche costruito, come strumento del repertorio vocale e strumentale mishingaku, vale a dire "musica [cinese delle dinastie] Ming e Qing'", adottato in Giappone in ambiente urbano, soprattutto a Nagasaki, nel periodo Edo (XVII-XIX sec.). Le radici storiche dello strumento cinese non sono facilmente documentabili, tuttavia alcuni importanti indizi suggeriscono un'origine da occidente a partire da liuti lunghi di matrice islamica: non ultimo, tra gli indizi, è il nome, che ripete la denominazione, espressa ovviamente in altre lingue, in primo luogo il persiano, basata sull'impianto a "tre corde". L'impianto "a spiedo" è peraltro più antico, comunque diverso da quello a collo di gran parte dei liuti lunghi a tre corde persiani, arabi, turchi o centro-asiatici. Comune ai due gruppi di strumenti (quelli estremo-orientali e quelli islamici) è l'escursione delle corde oltre il ponticello e attraverso l'intera cassa, sino all'ancoraggio disposto o sul fondo di quest'ultima o sul puntale sporgente. Tale disposizione delle corde rinvia alla struttura a manico passante ("a spiedo") come probabile matrice comune, ma è anche la più adatta per sorreggere corde metalliche. Le corde del sanxian / jahisen e dello shamisen sono invece di seta e pertanto pongono minori problemi di tensione e di aggressione a materiali cedevoli come il legno e la pelle animale.
Il sanxian è usato prevalentemente per l'accompagnamento del canto, in particolare di quello narrativo. La sua voce è particolarmente potente, e perciò esso ben si adatta a suonare in complessi strumentali. L'accordatura è basata su una quinta e un'ottava (una quarta tra la corda intermedia e quella più acuta: Sol, re, sol). Per adattarsi al registro vocale del cantante può essere adottato un capotasto mobile che modifica la lunghezza del tratto vibrante delle corde. L'estensione è di tre ottave e mezzo. Il ponticello poggia sul piano armonico in prossimità del bordo inferiore. Le corde vengono pizzicate per mezzo di plettri ad anello infilati sul pollice e l'indice della mano destra, ma è previsto anche l'uso senza plettri. (Guizzi, 2001)
Forma originata durante la dinastia Han. (Mazzeo, 2020)
Collocazione
Milano (MI), Polo Arte Moderna e Contemporanea. Museo delle Culture
Credits
Compilazione: Guizzi, Febo (2001)
Aggiornamento: Mazzeo, Eleonora (2020); Pettenuzzo, Serena (2020)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/6c040-03286/
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