Liuto piriforme giapponese
Cultura nipponica
Descrizione
Identificazione: liuti a manico
Ambito culturale: Cultura nipponica
Cronologia: prima metà sec. XX
Tipologia: strumenti musicali
Materia e tecnica: legno di mogano, acero, noce, conifera(?), pelle animale, corno, osso
Misure: 980 cm ; 190 cm x 30 cm (manico); 67 cm x 205 cm x 35 cm (cavigliere); 140 cm (caviglie); 55 cm x 605 cm (cassa)
Descrizione: Heike-biwa con cassa di legno piatta e piriforme scavata da un blocco di mogano ricavato da sette pezzi incollati insieme; fondo e tavola bombati ; parte superiore della tavola chiusa da sottile legno più chiaro che fa da piano armonico (due parti non speculari congiunte al centro); larga striscia di pelle con drago e mezzaluna; cordiera incollata nella parte inferiore della cassa, manico corto con cavigliere che termina a forma di scudo araldico; al centro finestra rettangolare; caviglie di ebano a sezione ottagonale inserite lateralmente; manico privo di tasti, capotasto scolpito nel legno del manico. Sul piano armonico tre fori di risonanza; fianchi con intarsi di piastrine rettangolari (quindici) disposte a scacchiera.
Notizie storico-critiche: Luogo d'uso: Giappone
Si tratta di un esemplare di una delle varietà del liuto piriforme giapponese derivato dal cinese p'ip'à, da cui differisce innanzitutto per la costruzione a cassa scavata a fondo piatto. Gli strumenti a cassa piriforme dal corto manico si ritiene provengano dalle Persia Sasanide, attraverso le steppe dell'Asia centrale. La tradizione vuole che il p'ip'a sia stato introdotto in Giappone dal grande suonatore Fujiwara Sadatoshi (807-867). Il biwa che ne è derivato ha preso strade diverse, divenendo, da una parte, col nome di gakubiwa, l'unico liuto del gagaku (orchestra di corte) e, dall'altra, lo heike-biwa, e cioè lo strumento di accompagnamento dello heikyoku, il canto epico attorno alle gesta degli eroi militari dell'epoca Heian. La principale differenza tra i due strumenti consiste nel numero e nelle dimensioni dei tasti: quelli dello heike-biwa sono cinque e sono più rilevati, dal momento che la pressione delle corde vi è esercitata nel tratto tra un tasto e l'altro; il maggiore distacco dal manico consente di modificare l'altezza della nota con effetto di glissato modificando la pressione delle dita, sino a ottenere differenze di una terza. Il gakubiwa, invece, prevede che le corde siano tastate in corrispondenza dello spigolo dei quattro tasti presenti, ottenendo così un suono preciso e timbricamente secco, tipico del gagaku. Dal momento che lo strumento in questione è privo dei tasti, non è possibile indurre dalla loro dimensione e numero se sittratti di un gakubiwa o di uno heike-biwa. Si può aggiungere peraltro che i gakubiwa sono molto più rari, essendo in partenza molto meno numerosi, e pertanto la loro presenza fuori del Giappone è certamente meno frequente e probabile di quanto non possa avvenire per gli heike-biwa.
La qualità di questo strumento fa rimpiangere lo stravolgimento che lo stesso ha subito a opera di un "restauro" arbitrario; si ritiene peraltro possibile ripristinare, se non l'originale struttura con le parti ormai sostituite, quanto meno il più corretto e congruo montaggio di quelle attualmente esistenti.
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