Cetra giapponese a 13 corde

Cultura Edo - Giappone

Cetra giapponese a 13 corde

Descrizione

Ambito culturale: Cultura Edo - Giappone

Cronologia: sec. XX

Tipologia: strumenti musicali

Materia e tecnica: legno kiri (pauwlonia imperialis); ebano; seta cerata; osso; tessuto

Misure: 25 cm x 165.6 cm x 7.2 cm ; 23.7 cm (larghezza minima)

Descrizione: Koto la cui cassa è scavata in un pezzo unico di Pawlonia Imperialis; fondo piatto tinto nero, piano armonico ricurvo; alle estremità del fondo ci sono due fori di risonanza; sul fondo due coppie asimmetriche di piedistalli. Sono presenti dodici delle tredici corde di seta e tredici ponticelli a forma di Y rovesciata, rivestiti di ebano e osso. Le corde sono ancorate al di sotto del piano armonico, fuoriescono da tredici fori, passano su un capotasto e corrono parallele, entrano in un foro e dopo essere passate attraverso la buca sul fondo tornano all'esterno raggruppate in tre fasci di cinque + tre + quattro e fissate con un nodo. I fori attraverso cui fuoriescono le corde sono circondati da anelli di osso. L'estremità in cui le corde tornano alla superficie dal fondo della cassa è rivestita di tessuto e decorata con tre sottili sagome di legno più chiaro rispetto a quello della cassa.

Notizie storico-critiche: Luogo d'uso: Giappone
Il koto è considerato il più importante strumento della tradizione musicale giapponese; la sua fortuna ha inizio alla fine del XVI secolo, con l'affermazione del genere musicale basato sul canto accompagnato dal koto. Da allora si sono sviluppate tre scuole diverse (ryu), la Yatsuhashi-ryu, la Ikuta-ryu e la Yamada-ryu. Si distinguono per la differente forma dei plettri, da cui derivano diversi timbri e tecniche esecutive, e per differenti misure dello strumento. I plettri con l'estremità squadrata sono propri della scuola Ikuta-ryu. La scuola Yamada-ryu usa invece plettri arrotondati. Il koto può suonare da solo, o nell'ensemble sakyoku. Comune a tutti gli stili e scuole è la tecnica di base: il suonatore, di regola seduto sui talloni, pone lo strumento davanti a sè sul pavimento e pizzica le corde con tre plettri di avorio infilati a ditale su pollice, indice e medio della sua mano destra, mentre con la sinistra sfiora o preme il tratto di corda posto oltre il ponticello, in modo da trarne effetti di straordinaria raffinatezza. I ponticelli possono essere spostati per predisporre le scale per i diversi modi, rispondenti a scuole e generi di diversa origine e tradizione. La musica per koto ancora oggi praticata deriva dalle forme fissate nel XVI secolo, eseguite sia dallo strumento inserito nell'orchestra imperiale di corte gakaku, sia nel repertorio da camera, in trio con shamisen e shakuachi, o come solista. L'esemplare in questione è di eccellente qualità.

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