Liuto piccolo a manico lungo
Cultura popolare europea
Descrizione
Ambito culturale: Cultura popolare europea
Cronologia: - ante 1953
Tipologia: strumenti musicali
Materia e tecnica: legno, metallo, budello
Misure: 44 cm (intero); 2.8 cm x 21.6 cm x 3.2 cm (manico); 10 cm x 5.5 cm x 13.5 cm (cassa); 15.5 cm (cavigliere); 4.8 cm (caviglie)
Descrizione: Tambura Samica (?), Tambour Baghlamá (?), ovvero liuto a manico lungo di piccole dimensioni ricavato da un unico blocco di legno; tastiera e piano armonico fissati rispettivamente sul manico e sulla cassa. La cassa è piriforme, due bottoni montano quattro corde; foro di risonanza a cuore; tastiera con diciannove tasti di metallo, di cui due sul piano armonico; cavigliere a riccio con 4 caviglie inserite lateralmente. All'estremità del manico, capotasto in legno.
Notizie storico-critiche: Luogo d'uso: Croazia o Grecia
Questo strumento, come altri cordofoni, soprattutto liuti, della raccolta Gallini, pone non pochi problemi di identificazione e di inquadramento in un preciso contesto culturale. Numerosi strumenti di questo tipo, infatti, soprattutto nell'area europea orientale e in Turchia, che già in partenza erano molto simili pur appartenendo ad aree geografiche diverse, hanno subito nel corso del XX secolo importanti modificazioni nella forma, il più delle volte nel senso di una relativa modernizzazione; spesso tuttavia tali processi non sono approdati a una nuova standardizzazione. È pertanto possibile riconoscere alcuni tratti caratteristici che riconducono a note matrici formali e tipologiche; è però difficile individuare con certezza la discendenza di uno strumento da una precisa tradizione locale, nonché ricostruire, in mancanza di documenti contestuali, la sua attendibilità e autenticità culturale. Nel caso in esame, le caratteristiche tipiche del liuto a manico lungo di piccolo formato, riconducono lo strumento alla vasta area che va dalla Croazia sino alla Turchia, interessando i Balcani e la Grecia; nessuno strumento noto, tuttavia, possiede in modo definitivo e standardizzato la fisionomia specifica di questo piccolo liuto. Esso, d'altra parte, mostra chiari segni di una relativa modernizzazione, quali la tastiera metallica fissa, il cavigliere a riccio con le caviglie laterali, la costruzione a intarsio del piano armonico. Potrebbe pertanto trattarsi di una variante innovativa di una tamburica solista (samica) della pianura Pannonica (Slavonia e Vojvodina), ovvero di un'analoga versione modernizzata della taglia minore delle tambouràs greche, nota con il nome di baghlamà. Entrambi gli strumenti citati sono in uso nella versione con due ordini di corde doppie, e sono costruiti anche con proporzioni rispondenti a quelle dello strumento in collezione. Ciò che lascia maggiormene perplessi è comunque il numero di divisioni della tastiera, davvero elevato per liuti di questo genere, che di regola, anche nelle varianti più moderne, hanno di rado tastiere cromatiche e comunque non vanno oltre i 12 - 13 tasti.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/6c040-03324/
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