Liuto arabo

Cultura araba

Liuto arabo

Descrizione

Ambito culturale: Cultura araba

Cronologia: - ante 1953

Tipologia: strumenti musicali

Materia e tecnica: legno, osso, budello

Misure: 81.5 cm (intero); 4.8 cm x 19.5 cm (manico); 32 cm x 17.5 cm x 50 cm (cassa); 3.5 cm x 23 cm x 2.5 cm (cavigliere); 8.9 (caviglie)

Descrizione: Ud con cassa ovale la cui parte posteriore è formata da diciannove doghe di legno leggero e la parte anteriore è chiusa da una sottile tavola di legno di conifera a forma di mandorla che fa da piano armonico. Alla cassa è applicata un corto manico, privo di tasti. Cavigliere rettangolare ortogonale al manico con finestra rettangolare che consente l'avvolgimento delle corde sulle dodici caviglie inserite lateralmente. Al centro della tavola armonica, rosa intagliata a motivi geometrici e tralciformi sulla buca di risonanza.

Notizie storico-critiche: Luogo d'uso: Vicino o Medio Oriente
L'ud è il liuto a manico corto a pizzico del mondo arabo diffuso anche nei paesi un tempo compresi nell'impreo ottomano, e dunque non solo in Turchia, ma anche in Grecia e parte dei Balcani. A oriente è arrivato, sull'onda dell'islamizzazione, sino alla Malyasia, e in Africa lo si trova a sud del Sahara, in Somalia e Zanzibar. Fu fin considerato dalle origini lo strumento principe della musica classica, posto al centro di trattati teorici e spesso usato come modello metaforico per speculazioni filosofiche e invenzioni letterarie. Dall'ud deriva il liuto occidentale, il cui stesso nome viene da al-'ud ("il legno"). Con tale denominazione, infatti, la cultura araba distinse lo strumento con piano armonico di legno dai precedenti cordofoni con la cassa chiusa da una membrana animale. L'ud più comune presenta cinque ordini di corde doppie; sono tuttavia attestati anche modelli a quattro, sei e sette ordini. Il quinto ordine di corde pare sia stato introdotto in Andalusia nell'VIII - IX sec. I sistemi di accordatura sono piuttosto variabili. Le corde dell'ud attuale sono in genere rinforzate con avvolgimenti e sono pizzicate con un plettro di penna d'acquila, di conchiglia o di plastica, tenuto tra il pollice e l'indice. Esistono due scuole sul modo di suonare l'ud: la scuola "ottomana" propende per una ricchezza nell'ornamentazione, prodotta da delicati glissandi sulle dita e da un leggero vibrato. La scuola egiziana invece propende per un volume maggiore prodotto da un deciso uso del plettro. Pur essendo utilizzato principalmente nella musica classica ancora oggi, l'ud è entrato a far parte di orchestre e complessi di diversa natura, e non è raro trovarlo oggi in unione con strumenti moderni o di origine occidentale, o usato in forma solista in generi più "leggeri" di quelli della musica modale di più antica e nobile estrazione.

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