Tamburo a clessidra dell'India del sud

Cultura carnatica

Tamburo a clessidra dell'India del sud

Descrizione

Ambito culturale: Cultura carnatica

Cronologia: - ante 1953

Tipologia: strumenti musicali

Materia e tecnica: legno, pelle di capra, corda, bronzo

Misure: 14.7 cm x Ø 15.5 cm

Descrizione: Idakka o Edakka con corpo di legno duro molto scuro e patinato, sagomato in modo da ottenere due coppe emisferiche unite per il fondo da un raccordo costituito da una modanatura arrotondata. Le membrane circolari di pelle animale, probabilmente di capra, sono avvolte a due anelli. Gli anelli sono più larghi delle aperture della cassa e perciò la cassa preme le membrane da sotto e l'anello è su un piano sottostante l'apertura della cassa. Una lunga corda passa alternativamente, con andamento a "W", attraverso nove fori a ridosso di ciascuno degli anelli, così che questi vengono tirati uno verso l'altro e le membrane sono poste in tensione. Un grappolo di nove bubboli di bronzo con un'apertura a croce, è appeso con altra corda ai tiranti. Corpo del tamburo decorato con intagli in fasce parallele che racchiudono piccoli cerchi, linee spezzate e a spina di pesce.

Notizie storico-critiche: Luogo d'uso: India meridionale, Kerala
Bell'esemplare della versione antica di un tamburo a clessidra diffuso oggi prevalentemente nell'estremo sud dell'India, in Kerala, ma che i rilievi in pietra, vecchi di secoli, del vicino territorio del Karnataka rivelano essere stato un tempo diffuso in un ambito più vasto. Manca, rispetto la versione moderna dell'idakka, il dispositivo a cunei interposti tra le due emisfere della clessidra, con funzione di intonazione delle membrane. Viene appeso con una fascia di stoffa alla spalla sinistra, in modo da pendere in posizione orizzontale all'altezza del bacino del suonatore; questi impugna con la mano destra una sottile bacchetta con cui percuote una membrana, mentre con l'altra mano interviene sulla corda avvolta al centro per variare la tensione delle pelli, oppure muove impercettibilmente il corpo del tamburo facendolo scorrere di pochi millimetri lungo la membrana. Questa tecnica consente un raffinato gioco ritmico-melodico, che arriva a produrre persino intere scale dei modi della musica tradizionale indiana. L'idakka è usato nella musica dei templi induisti, ma soprattutto per accompagnare la danza kathâkali o per eseguire, insieme con altri strumenti, brani della musica d'arte.

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