Sitar
Hindustanica
Descrizione
Ambito culturale: Hindustanica
Cronologia: seconda metà sec. XX
Tipologia: strumenti musicali
Materia e tecnica: legno, metallo, osso
Misure: 172 cm ; 126 cm (intero); 9.5 cm x 4.2 cm x 98 cm (manico); 35 cm x 31 cm x 28 cm (cassa); 24.5 cm (cavigliere)
Descrizione: La cassa è costituita da un risuonatore di zucca a cui è stato applicato un piano armonico di legno leggermente bombato; il manico e il cavigliere sono ricavati da un unico blocco di legno. Il risuonatore è connesso al manico tramite una sorta di calotta, anch'essa di legno, che chiude la cassa e costituisce la base del manico. Esso monta cinque corde melodiche (di cui solo due di solito sono realmente tastate, le altre sono usate come bordoni) e 2 corde di bordone che passano su un ponticello rialzato di legno e osso e 11 corde di risonanza (di cui una attualmente mancante) che passano sopra un ponticello piuttosto basso, anch'esso di osso, posto poco sopra il primo. Le corde tastabili sono avvolte a cinque caviglie nel cavigliere; due sono inserite perpendicolarmente e tre lateralmente; le corde di bordone sono avvolte a due caviglie inserite lateralmente all'estremità della tastiera; la lunghezza vibrante di queste ultime termina i corrispondenza di due ponticelli costituiti ciascuno da un piccolo cilindro di osso fissato sul bordo del manico. Le corde sono ancorate a tre bottoni all'estremità del risuonatore e sulla corda melodica più esterna (a destra guardando frontalmente lo strumento) è infilato un frammento di osso di forma ovoidale che serve da appiglio per la pressione
Notizie storico-critiche: Il sitar è uno degli strumenti più importanti della musica classica delle regioni settentrionali e centrali del subcontinente indiano, in particolare di India, Pakistan e Bangladesh, con alcune propaggini in Afghanistan e Nepal. Benché attualmente sia ampliamente utilizzato in numerosi e vari contesti, lo strumento è principalmente destinato alla musica da camera tradizionale: nei secc. XVII e XVIII era lo strumento più importante delle corti musulmane e indù, ora è suonato nei concerti pubblici, con prevalenza di quelli cosiddetti di musica classica, e il suo repertorio è diffuso attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Nel Rajastan il sitar è ancora suonato da musicisti itineranti di estrazione rurale. Il nome sitar è una trascrizione del persiano sehtar ("munito di tre corde"), essendo il persiano la lingua di corte dell'India settentrionale dal XIII al XIX sec. Il sitar divenne popolare solo verso il XVIII sec. quando assunse la forma attuale, dunque per ricostruirne la storia a partire dalle forme più arcaiche è necessario prendere come punto di riferimento i vari termini persiano-turchi utilizzati per i liuti a manico lungo (come tanbur, tanburah).
Durante il sultanato di Delhi (1192-1526) l'arrivo di immigrati persiani e turchi, che andavano a costituire l'esercito del sultanato, contribuì alla diffusione dei liuti a manico lungo con cassa ovoidale o piriforme, manico sottile con cavigliere non separato nei quali le caviglie sono inserite sia lateralmente sia frontalmente. Potevano essere sia muniti di tastiera, con i tasti costituiti da legature di budello (come negli attuali liuti dell'Asia centro-occidentale), sia privi di tastiera. Una tradizione musulmana attribuisce l'invenzione del sitar e di altri strumenti al poeta di corte Amir Khusrav, vissuto nel XIV secolo.
L'attuale forma dello strumento sembra derivare da una sintesi tra il dutar uzbeko e il tanbur afghano, realizzatasi nel periodo Moghul (1526-1707): con il primo ha in comune il raccordo tra cassa e manico realizato con una calotta di legno; con il secondo il grande e lungo manico con cavigliere non angolato. Il dutar presenta inoltre un'accordatura a tre corde analoga a quella del sitar; nello stile esecutivo di entrambi gli strumenti la seconda corda fa da bordone alla prima e la terza alla seconda, le corde sono intonate in ordine decrescente dalla sinistra alla destra del suonatore secondo un sistema tipico dei liuti dell'Asia centro-occidentale.
Durante il tardo impero Moghul (1707-1858) sitar assume la forma moderna e diventa uno strumento solista. In questo periodo il nome sitar si stabilizzò e il numero delle corde fu portato a cinque.
La struttura attuale del sitar è quella esemplificata dallo strumento descritto sopra, esistono tuttavia inoltre esemplari muniti di un secondo risuonatore di zucca applicato al manico. Innovazioni del XIX sec. furono l'introduzione di un numero maggiore di tasti (che furono portati a venti), l'adozione delle corde di risonanza e delle due corde di bordone laterali munite ciascuna di un piccolo capotasto cilindrico.
Il suonatore di sitar siede a terra con la gamba sinistra sotto la destra o a gambe incrociate, il risuonatore è appoggiato al piede della gamba sinistra (nel primo caso) o alla coscia destra (nel secondo) ed è tenuto in posizione dall'avambraccio destro, mentre la mano sinistra sorregge il manico. Il sitar è pizzicato con l'apposito plettro.
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