Maschera

manifattura giapponese

Maschera

Descrizione

Identificazione: demone Hannya

Ambito culturale: manifattura giapponese

Cronologia: ca. 1800 - ca. 1899

Tipologia: teatro di figura

Materia e tecnica: bronzo

Misure: 10 cm x 8 cm

Descrizione: Piccola maschera caricaturale di diavolo dal volto contratto.

Notizie storico-critiche: La maschera di Hannya è la più conosciuta tra quelle utilizzate per il teatro No. Rappresentava il fantasma di una donna gelosa. Il dramma più famoso nel quale fu utilizzata la maschera Hannya è il Dojoji, ispirato alla famosa vicenda di Anchin e Kiyohime. I due si erano conosciuti quando Kiyohime era una bambina: Anchin era un amico del padre di Kiyohime, proprietario terriero di Manago nella provincia di Hidaka, il quale scherzò spesso in loro presenza sulla possibilità che in futuro avrebbero potuto sposarsi. Divenuta adulta Kiyohime prese sul serio l'ipotesi, noncurante della promessa di celibato di Anchin il quale, temendo le ripercussioni di quella situazione, si rifugiò presso il tempio Dojo, nella provincia di Kii. Delusa e umiliata, Kiyohime si mise sulle tracce del monaco: quando lo trovò, la sua amarezza e il suo astio erano tali che si trasformò in un enorme serpente, avvolse con le sue spire l'intera calotta dello campana sotto cui il monaco si era nascosto e cominciò a generare un fortissimo calore che finì per fondere il metallo, provocando la morte di entrambi. Questa leggenda - raccontata nel Konjaku monogatari ("Racconti di tempi passati") del XII secolo - divenne nota soprattutto in seguito al successo del già citato dramma in due atti per il teatro No intitolato Dojoji, la trama del quale si concentra sulla cerimonia per l'arrivo di una nuova campana per il tempio. Nel primo atto una ragazza, pur sapendo che il rito era vietato alle donne, chiese e ottenne di poter danzare; la campana, per effetto dell'ipnotico ballo, prese così a riscaldarsi; i monaci informarono dello strano evento l'abate, il quale disse loro che in realtà non si trattava di una ragazza comune, ma del fantasma di Kiyohime. Il secondo atto si basa sulla danza che la stessa ragazza eseguiva trasformata in serpente, vestita di costumi decorati con motivi di drago e con il volto coperto dalla maschera di Hannya. Durante il periodo Edo (1615-1868) la storia del Dojoji fu rappresentata varie volte come danza anche sui palcoscenici del Kabuki: la versione più nota è quella intitolata Kyoganoko musume Dojoji messa in scena per la prima volta al teatro Nakamura di Edo nel terzo mese del 1753 e rimasta in cartellone per ben 125 giorni consecutivi; i personaggi, chiamati in questa versione Yokobue e Takiguchi Koshiro, si muovevano al suono di una nagauta ("canzone lunga"), ovvero un tipo di canzone accompagnato dalla musica di flauti e tamburi piccoli e grandi originario di Kyoto e Osaka, venuto in auge a Edo all'inizio del XVIII secolo.
La maschera di Hannya era indossata dallo shite che interpretava il ruolo di Kiyohime. Per questo spettacolo si usava una maschera di Hannya dipinta di rosso (Aka Hannya), colore che simboleggiava un livello medio di astio; esisteva una maschera di Hannya di colore marrone (Cha Hannya), con il quale si voleva esprimere un odio di grado molto alto, utilizzata soprattutto per il dramma Adachigahara (noto anche come Kurozuka, "La collina nera sulla piana di Adachi"), mentre il colore bianco (Shiro Hannya), simboleggiante un livello basso di astio, caratterizza la maschera di Hannya indossata dal personaggio femminile del dramma Aoi no ue ("La dama di Aoi posseduta"). In alcuni altri casi, come ad esempio nel personaggio femminile del dramma "La corona di metallo maledetta", veniva utilizzata la maschera detta Namanari; molto simile a quella di Hannya, se ne distingue per i corni più piccoli e, soprattutto, per l'assenza nell'espressione di qualsiasi traccia di una possibile redenzione del personaggio.

Collocazione

Milano (MI), Polo Arte Moderna e Contemporanea. Museo delle Culture

Credits

Compilazione: Morena, F. (2009)

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