Donne che mietono il grano
Gorni, Giuseppe
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Descrizione
Identificazione: Attività umane
Autore: Gorni, Giuseppe (1894-1975)
Cronologia: 1965
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: graffito su intonaco policromo
Misure: 220 cm x 230 cm
Notizie storico-critiche: A partire dalla metà degli anni Venti, l'artista ricopre le facciate del paese natio d'immagini legate al mondo contadino, in grado di raccontare il lavoro degli abitanti del luogo attraverso la descrizione dell'attività dei proprietari delle case sulle quali dipinge. Quasi tutti i graffiti sono frutto dell'insistenza e del senso artistico dell'autore, non derivanti da una committenza pubblica o privata ma dall'idea di segnalare ogni casa con un graffito che rappresenti l'attività del capofamiglia e i valori sociali di cui è custode: un'occhiata alle facciate, semplicemente per capire chi vi abita, che sia il sarto, il fornaio, il farmacista, l'agricoltore, il falegname o per sapere che lì vi è la scuola materna, il bar, il mulino o il deposito degli attrezzi. Questa felice intuizione ha il merito di mostrarsi come un valido ausilio ad una popolazione contadina illetterata, abituata ad intendersi più con l'occhio e col mimo che con la parola; dunque graffiti al pari di insegne sui muri, arricchite però dell'elemento narrativo che li può condurre alla definizione di murales per la forza esplicativa e comunicativa che detengono. Le immagini infatti presentano un momento di vita vissuto, bloccato nell'attimo in cui l'episodio è nel suo massimo vigore espressivo ed è esplicito in ogni suo particolare ed in ogni suo atteggiamento; completamente opposto all'idea simbolica e iconica. L'ambiente viene costruito su una molteplicità di elementi tale da risultare uno scorcio di ciò che sta accadendo.
Se dal punto di vista comunicativo, dunque, i graffiti su muro sono riferibili ai murales, nel dato tecnico l'esatta definizione si rivela nel concetto di grafica applicata in quanto questa attività, pur costituendo un lavoro a parte, è strettamente correlata alla qualità grafica ma anche al fare scultoreo oltre che all'architettura dell'edificio (quando esso sia di matrice gorniana). L'artista mantovano conosce perfettamente la tecnica a fresco ma preferisce quella del graffito, utilizzando in prevalenza due ossidi naturali, ocra gialla e ocra rossa, in grado di garantire un gusto rustico delle immagini. Questa tecnica, oltre ad essere più economica rispetto all'affresco, garantisce una maggiore stabilità e durevolezza nell'umido clima mantovano e questo fattore non viene sottovalutato da Gorni, i cui graffiti sono tutti sopravvissuti, anche se alcuni in cattivo stato, a differenza degli affreschi ormai distrutti. La tecnica del graffito a due colori prevede l'incisione di un solo strato e questo procedimento risulta congeniale alla poetica figurativa dell'artista, amante della produzione xilografica della quale ha molta pratica. Infatti, la procedura, che prevede incisioni e intagli sull'argilla fresca e graffi quando è secca, permette di esprimere un mondo scabro e rugoso, rifacendosi spesso alle asperità della corteccia del gelso, come avviene anche nello studio plastico. Inoltre, l'uso dell'intonaco nella decorazione della parete, non interrompe l'unità materica delle superfici edili, avvalorando ancora una volta il senso di integrità e purezza propri dell'opera gorniana.
Molti sono i progetti e i bozzetti non realizzati a causa dell'indifferenza, quando non della resistenza dei proprietari a consentire l'intervento, anche se col tempo e l'affabilità di Gorni la riluttanza si è trasformata in benevolenza, permettendo, a partire dagli anni Sessanta, una vera e propria ripresa del programma murale così precisamente inteso e tenacemente condotto. Si può notare allora la raggiunta maturità di Gorni, dal punto di vista formale nella composizione dei piani dove la profondità è data dal diverso spessore del segno, fatto evidente nell'opera Ricamatrici, 1965, dove la disposizione degli elementi e delle figure principali vengono messe in rilievo da tratti più profondi rispetto a quelli del pavimento o degli oggetti nella stanza mentre la porta aperta sul fondo, verso la campagna, si presta ad essere una via di fuga per l'occhio dello spettatore. Gli elementi nel graffito Giocatori di carte, 1961, nel bar del paese sono ridotti al minimo, in una composizione bicroma che appiattisce l'immagine senza però perdere la profondità di campo creata dalla prominenza dello spigolo bianco del tavolo. Lo spazio e la profondità delle spigolatrici.
Tratto dagli apparati a cura di Paola Boccaletti nel catalgo del Museo diffuso G. Gorni, 2006.
Collocazione
Provincia di Mantova
Credits
Compilazione: Boccaletti, Paola (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/6e030-00145/
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