Giò Batta Bugatto
ambito lombardo
Descrizione
Identificazione: Ritratto di Giò Batta Bugatto
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1691 - ca. 1699
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 68.5 cm x 95 cm
Descrizione: ritratto a busto intero ambientato
Notizie storico-critiche: Ritratto a busto intero ambientato.
Giò Batta Bugatto morì nel 1691 lasciando erede universale l'Ospedale di San Bernardo (Crespi / Merati 1982, p. 76). L'unificazione delle istituzioni ospedaliere monzesi operata sotto il governo di Maria Teresa per far fronte a gravi difficoltà finanziarie (Colombo 2002, pp. 23-24), giustifica la presenza del ritratto gratulatorio nella Quadreria del San Gerardo. Il nome del benefattore è inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio dell'edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
Il benefattore è ritratto a mezza figura seduto in posa semifrontale nell'atto di esibire il testamento, secondo la più tradizionale convenzione dei ritratti gratulatori; alle sue spalle sono messe in mostra delle pezze arrotolate sui ripiani di uno scaffale: questo particolare fa pensare che il Bugatto fosse un mercante di stoffe (Crespi / Merati 1982, p. 76). L'uomo indossa un abito nero abbottonato sul davanti con un ampio bavero bianco. Nel Seicento l'impiego del nero negli abiti maschili era un elemento assodato che omologava il ceto mercantile e borghese ai più alti vertici sociali, sotto l'influsso olandese; di derivazione olandese anche il bavero piatto privo di ornamenti, utilizzato come segno d'integrità morale (Butazzi 2002, pp. 124 e 200).
Nel gruppo dei ritratti dell'Ancien Régime quest'effige si distingue per l'inserimento di elementi che qualificano l'attività del soggetto. Tuttavia, la conduzione pittorica del dipinto, come pure la resa del volto del ritrattato, mostrano un fare pittorico corrivo e grossolano, caratterizzato da forti contrappunti di luce e ombre, che male interpretano la ritrattistica lombarda dell'epoca, tradizionalmente improntata al naturalismo.
La scarsa qualità pittorica è imputabile in parte anche ai vecchi restauri, come quello fu eseguito nel 1835 dal pittore Sebastiano Storace, insieme ai ritratti di altri quattro benefattori - Aluiggio Trezzo (INV. N. 131788), Dott. fisico Giulio Cesare Pessina (INV. N. 131984), Carlo Maria Casato (INV. N. 131988), Giò Paolo Casati (INV. N. 131990) - per 45 lire austriache ciascuno (ASHSG XIII, 774).
Si riscontrano analogie stilistiche con altre opere facenti parte della Quadreria del San Gerardo,in particolare coi ritratti del Sac. Antonio Hortensio (INV. N. 131918) e di Giovan Andrea Toscano (INV. N. 131985).
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00010/
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