Dott. fisico Gio Batta Pessina

ambito lombardo

Dott. fisico Gio Batta Pessina

Descrizione

Identificazione: Ritratto del Dott. fisico Giò Batta Pessina

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1635 - ca. 1649

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 66 cm x 80.5 cm

Descrizione: ritratto a mezzo busto ambientato

Notizie storico-critiche: Ritratto a mezzo busto ambientato.
Figlio di un patrizio monzese, Fermo Pessina, già amministratore dell'Ospedale di San Gerardo, Gio Batta si laureò in Medicina e Filosofia all'Università di Pavia nel maggio del 1606 all'età di 24 anni. Fino al 1635, anno della sua scomparsa, lavorò presso i Luoghi Pii monzesi, eseguendo diagnosi e cure presso l'Ospedale di San Bernardo e a domicilio; si tratta di un servizio prestato dalla Congregazione di Santa Corona, da lui fondata con lo scopo di assistere gli ammalati presso le loro abitazioni (ASHSG XIII, 543; Pennati 1987, p. 57).
Quando stilò il proprio testamento, nel novembre 1624, Gio Batta era ancora celibe eppure nominò proprio erede un eventuale figlio, nato da un eventuale matrimonio, e tutta la possibile discendenza maschile; qualora fosse morto senza figli, allora i suoi beni sarebbero andati ai Luoghi Pii cittadini col vincolo che le sue case paterne - poste nella contrada d'Isola - fossero utilizzate per l'edificazione di un convento di Carmelitani o di un'opera pia scelta dal proprio esecutore testamentario, l'arciprete Antonio Maria Carminati de Brambilla (Pennati 1987, p. 49; Crespi / Merati 1982, p. 72).
Alla sua morte, avvenuta il 15 giugno del 1635 all'età di cinquantatre anni, egli non lasciò alcun erede e, dunque, le sue sostanze furono ripartite in parti eguali tra i tre Luoghi Pii cittadini, gli ospedali di San Bernardo, di Santa Marta e di San Gerardo. Per quanto riguarda l'opera pia da istituirsi presso le case del Pessina si optò per il Seminario arcivescovile, che venne costruito tra il 1643 e il 1648 su progetto di Francesco Maria Ricchino (e poi ampliato nel 1757 ad opera di Giuseppe Merlo).
La sede del seminario settecentesco fu acquistata nel 1808 dall'Ospedale, che vi si stabilì fino al 1896, quando fu trasferito in via Solferino con la denominazione di Ospedale Umberto I.
L'unificazione dei tre Luoghi Pii fu voluta dal governo di Maria Teresa nel 1770, per far fronte alle gravi difficoltà economiche (Colombo 2002, pp. 23-24, 37-39) e giustifica la presenza del ritratto nella raccolta attuale del San Gerardo. Il nome del benefattore è inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio dell'edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
L'effigiato è colto a mezzo busto di tre quarti mentre impugna la penna per la stesura del testamento, secondo la più consueta delle tipologie del ritratto gratulatorio eseguito 'post mortem'. Il benefattore viene raffigurato con una folta barba bruna e abbigliato con un rigoroso abito nero con colletto bianco come i polsi bianchi. Secondo la moda vigente nel Seicento l'abito nero maschile dava dignità morale all'individuo, omologando i ceti professionali e mercantili a quelli di più alto rango (Butazzi 2002, p. 118). L'elevata posizione sociale è testimoniata anche dall'esibizione dell'anello che il ritrattato porta nell'anulare. A destra della figura è inserita una libreria che suggerisce, seppur sommariamente, l'ambientazione in uno studio.
Lo sguardo del ritrattato si posa nel vuoto, caricando di assorta pensosità la caratterizzazione del personaggio. Lo stile pittorico semplificato rimanda, tuttavia, a una produzione attardata, che fatica ad uscire dalla mediocrità.
Da un documento del 1829 sappiamo che il dipinto fu restaurato l'anno precedente dal pittore milanese Sebastiano Storace per 95 lire austriache (ASHSG XIII, 543); questo dato ci aiuta a comprendere la genesi della nota riportata sul rovescio ("Sebastianus Storacius p. 1528"), che non si riferisce all'esecuzione del dipinto bensì all'intervento di restauro, dove la data venne erroneamente trascritta in luogo di "1828". La lettura di suddetta etichetta generò un errore d'interpretazione da parte del compilatore della scheda del 1983, che corresse la data con "1628", per renderla coerente con i dati anagrafici del ritrattato.

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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