Giò Andrea Toscano

ambito milanese

Giò Andrea Toscano

Descrizione

Identificazione: Ritratto Giò Andrea Toscano

Ambito culturale: ambito milanese

Cronologia: post 1626 - ca. 1649

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 65.5 cm x 90 cm

Descrizione: ritratto a busto intero ambientato

Notizie storico-critiche: Ritratto a busto intero.
Il notaio Giò Andrea Toscano, figlio del Capitano di Giustizia Gio Batta Toscano, morì in Monza nel 1626 (Pennati 1987, p. 58). Col proprio testamento, rogato il 15 maggio 1620 dal notaio Pietro Paolo Besozzi, nominò suoi eredi il fratello Giovanni Battista e i figli di lui con la clausola che, qualora si fosse estinta la linea maschile, il patrimonio sarebbe passato dall'Ospedale di San Bernardo (ASHSG XIII, 724; Crespi / Merati 1982, p. 64). Il testatore stabilì alcuni obblighi da compiersi dai suoi eredi, tra cui l'elargizione di misture di frumento per 10 anni ai poveri della contrada di Sottotorre (dove abitava) e di 5 soldi per ogni famiglia povera delle contrade vicine al Carrobiolo e al Palazzo di Giustizia (allora l'Arengario) per 25 anni dalla sua morte, nel giorno di Sant'Andrea (Pennati 1987, p. 75).
Il fratello del testatore era celibe e ormai in età avanzata; alla sua morte, infatti, i beni del Toscano passarono all'Ospedale di San Bernardo, l'istituzione che a quel tempo si occupava del ricovero degli ammalati e della distribuzione delle elemosine nella città. L'unificazione delle istituzioni ospedaliere monzesi operata sotto il governo di Maria Teresa per far fronte a gravi difficoltà finanziarie (Colombo 2002, p. 23-24), giustifica la presenza del ritratto gratulatorio nella Quadreria odierna del San Gerardo. Il nome del benefattore è inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio dell'edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
Il soggetto è ripreso a mezza figura in leggero tre quarti su uno sfondo scuro, tagliato da una tenda rossa posta in diagonale in alto a sinistra. Sotto un mantello egli indossa un giuppone chiuso da una lunga fila di bottoni, rischiarato da un collo piatto e largo sulle spalle di colore bianco, come i polsi. L'uso del nero nell'abbigliamento maschile nel Seicento era un elemento che omologava, come segno d'integrità morale, il ceto borghese ai più alti vertici sociali, sotto l'influsso dell'esempio olandese (Butazzi 2002, pp. 124, 200). Per sottolineare l'alto rango del benefattore sono esibiti un paio di guanti in pelle e un grosso anello con brillante.
La caratterizzazione del volto, con le gote fortemente arrossate e la luminosità della fronte, sembra riflettere, seppure in modo corrivo, la tradizione manieristica milanese, filtrata attraverso i modelli di Daniele Crespi (Frangi 2002, p. 118). Evidente è l'incertezza nel disegno anatomico della mano del nostro e l'inserimento forzato della tenda che tende a comprimere la figura, nell'ambito di un'esecuzione pittorica di scarsa qualità, imputabile in parte alla conduzione dei restauri passati. Ci si riferisce in particolare a quello documentato del pittore milanese Sebastiano Storace che nel 1830 interviene su un gruppo di ritratti, tra cui quelli di: Ludovico Varese (INV. N. 131789), Sac. Antonio Hortensio (INV. N. 131918), notaio Francesco Cabiati (INV. N. 131987), Giò Andrea Visconti (INV. N. 131989) (ASHSG XIII, 547/724/880/894/903).

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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