Notaio Franc. Cabiati

ambito lombardo

Notaio Franc. Cabiati

Descrizione

Identificazione: Ritratto del Notaio Francesco Cabiati

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1673 - ca. 16751830

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 55.5 cm x 70 cm

Descrizione: ritratto a mezzo busto ambientato

Notizie storico-critiche: Ritratto a mezzo busto ambientato.
Prestando fede all'etichetta posta sul rovescio, il ritratto raffigura il notaio Francesco Cabiati morto nel 1673. Dai documenti risulta che il 7 luglio 1653, con "instrumento" nei rogiti del notaio arcivescovile Cesare Piccinelli, il testatore fece una donazione al Luogo Pio del Convenio (ASHSG XIII, 724). Successivamente, con un testamento del 1655 e codicilli del 1656 e del 1657, nominò erede usufruttuaria dei suoi beni la moglie Margarita Alipranda "fin tanto che vivrà e starà in abito vedovile", cui sarebbe subentrato il Luogo Pio del Convenio con l'Ospedale di San Bernardo (Crespi / Merati 1982, p. 76). In bibliografia viene manifestata qualche perplessità sulla veridicità dell'anno di morte 1673, poiché i documenti che riguardano il benefattore non vanno oltre il 1657.
Il ritratto dovette essere commissionato in forma gratulatoria dall'ente che ricevette la donazione, giungendo nella Quadreria del San Gerardo in seguito all'unificazione degli istituti assistenziali, operata nel 1770 dal governo di Maria Teresa, per fronteggiare gravi difficoltà economiche (Colombo 2002, pp. 23-24).
Il nome del benefattore è inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio dell'edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
L'effigiato è ripreso a mezzo busto con un taglio leggermente scorciato; indossa un mantello nero e un giuppone abbottonato sul davanti, rischiarato da un collare a lattuga con scanalature appiattite. I colli a lattuga erano un retaggio della moda spagnoleggiante del XVI secolo e rimasero in voga fino al terzo decennio del Seicento (Butazzi 2002, p. 182). Questo dato del costume non concorda con un'esecuzione riferita alla seconda metà del secolo, quale che sia l'anno di morte del ritrattato.
Osservando le caratteristiche stilistiche e materiche del ritratto si rileva che il volto è dipinto grossolanamente, con passaggi di luce e ombre molto forti e che la materia pittorica è priva di patina antica. Analogamente a quanto ipotizzato per il ritratto del notaio Francesco Tremonte (INV. N. 131986), riteniamo che l'immagine sia il frutto dell'elaborazione pittorica operata durante un vecchio restauro, riconducibile forse all'intervento effettuato nel 1830 dal pittore Sebastiano Storace, a cui l'opera fu affidata "quasi per rinnovazione" (ASHSG XIII, 547). In quell'occasione lo Storace intervenne su un gruppo di opere che comprendeva i ritratti di Ludovico Varese (INV. N. 131789), del Sac. Antonio Hortensio (INV. N. 131918), di Giò Andrea Toscano (INV. N. 131985) e di Giò Andrea Visconti (INV. N. 131989) (ASHSG XIII, 724/880/894/903).
L'opera pertanto conserva un valore prevalentemente storico e iconografico.

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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