Giò Paolo Casati
ambito lombardo
Descrizione
Identificazione: Ritratto di Giò Paolo Casati
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1631 - ca. 1649ca. 1675 - ca. 1699
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 55.5 cm x 74.5 cm
Descrizione: ritratto a mezzo busto su fondo unito
Notizie storico-critiche: Ritratto a mezzo busto su fondo unito.
Giò Paolo Casati, commerciante di buoi e cavalli, morì a Monza nel 1631. La famiglia del ritrattato recava il soprannome "de' Boschera", per distinguersi dalla schiera di omonimi, presenti in grande quantità nella città di Monza(Pennati 1987, p. 62 e s.). Con testamento rogato il 25 settembre 1630 egli istituì suo erede il Luogo Pio del Convenio, a cui destinò anche la casa, qualora nel suo ramo di discendenza fossero venuti a mancare figli maschi legittimi (Crespi / Merati 1982, p. 66). Il ritratto dovette giungere nella Quadreria del San Gerardo in seguito all'unificazione degli istituti assistenziali monzesi operata nel 1770 dal governo di Maria Teresa per far fronte a gravi difficoltà economiche (Colombo 2002, pp. 23-24).
Il nome del benefattore è inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio dell'edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
Il benefattore è ripreso a mezzo busto girato di tre quarti verso destra, abbigliato con una giubba nera e un bavero bianco dal bordo ricamato; sul capo indossa uno zucchetto che lascia scoperta l'ampia fronte, facendo uscire rade ciocche di capelli bianchi. Tra i non ecclesiastici lo zucchetto era indossato sotto al cappello, come retaggio della cuffia in uso nel Cinquecento (Butazzi 2002, p. 272). L'uomo porta baffi sottili e una striscia di barba a 'mosca'. La foggia del bavero stretto ai lati e allungato sul davanti corrisponde ai modelli venuti in voga nella seconda metà del Seicento (Butazzi 2002, p. 184), in un epoca più avanzata rispetto a quella della morte documentata del benefattore (si veda per riscontro la serie dei ritratti di fine secolo della Cà Granda di Milano). Ponendo fede ai dati anagrafici a nostra conoscenza, sembrerebbe trattarsi quindi di un ritratto eseguito parecchi decenni dopo la scomparsa del benefattore.
Lo sguardo abbassato e la fronte leggermente corrugata conferiscono al ritrattato un'aria pensosa e meditativa, mentre l'attenzione al particolare, che si coglie nel risvolto del bavero colpito da un filo di luce e leggermente arricciato all'insù, inserisce il ritratto nel filone del naturalismo lombardo.
Tra i ritratti dell'Ancien Régime conservati in Quadreria, questo sembra il meglio riuscito, nonostante alcuni impoverimenti dovuti ai vecchi restauri. Secondo un documento conservato nell'archivio storico dell'Ospedale il dipinto fu restaurato già nel 1835 dal pittore Sebastiano Storace, che lo ebbe in carico insieme ai ritratti dei seguenti quattro benefattori: Aluiggio Trezzo (INV. N.131788 ), Giò Batta Bugatto (INV. N. 131982), Dott. fisico Giulio Cesare Pessina (INV. N. 131984), Carlo Maria Casato (INV. N. 131988) per 45 lire austriache ciascuno (ASHSG XIII-774).
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00018/
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