R.re Giacomo Cereda

Bianchi Giosuè (attr.)

R.re Giacomo Cereda

Descrizione

Identificazione: Ritratto del Rag. Giacomo Cereda

Autore: Bianchi Giosuè (attr.) (Monza, 1803-1875)

Cronologia: post 1847 - ca. 1849

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 76 cm x 97 cm

Descrizione: ritratto a busto intero ambientato

Notizie storico-critiche: Il ritrattato è il Rag. Giacomo Cereda del fu Giuseppe Antonio, abitante in Monza e ivi scomparso il 14 novembre 1847. Con testamento datato 23 marzo 1845 istituì erede di tutti i suoi beni il fratello "dottore in legge" Alessandro; dispose inoltre un lascito di trentamila lire milanesi abusive a favore dei Luoghi Pii Elemosinieri di Monza, "da essere pagate dopo la morte dello stesso di lui fratello ed Erede, col peso di mantenere due Individui nella Casa di Ricovero di questa città e di distribuirne l'avanzo in elemosine" (ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51; Barzaghi 2007, p. 12).
Dallo Statuto Organico della Congregazione di Carità del 1933 sappiamo che il legato disposto dal testatore - per i "poveri infermi cronici degenti in letto nell'interno di Monza" - era ancora attivo, con una che rendita annua di 397,53 lire (ADHSG 14/3).
I Luoghi Pii Elemosinieri costituivano l'entità amministrativa imposta dalla Restaurazione, insieme agli Ospedali e agli Orfanotrofi, dopo che la Congregazione di Carità napoleonica fu dichiarata "provvisoria" (Colombo 2002, p. 57 / Coppa 2002, p. 118 nota 7). L'iscrizione vergata sul fronte attesta che l'effige fu eseguita 'post mortem' in forma gratulatoria, secondo la tradizione illustre diffusa dalla Cà Granda milanese e condivisa dalla gran parte delle istituzioni caritative lombarde (Coppa 2002, p. 105).
Il ritratto conserva l'etichetta inventariale dell'Ospedale Umberto I, come fu denominato il Luogo Pio Convenio o Ospedale di San Bernardo nel 1896, dopo il trasferimento dalla vecchia sede di Piazza Isola all'edificio di Via Solferino (Colombo 2002, p. 39).
L'immagine suggerisce l'ambientazione all'interno di uno studio, col soggetto seduto al tavolo di lavoro mentre interrompe la scrittura contabile, per guardare verso lo spettatore. Un fascio di luce proveniente da sinistra illumina il volto dell'uomo, la cui rotondità è esaltata da una cornice di capelli spettinati sulla fronte, secondo la moda romantica, così come le basette lunghe e folte. Di bell'effetto la realizzazione sommaria della camicia di pizzo e della cravatta bianca annodata intorno al collo, di ascendenza neoclassica. Il consueto tendaggio completa la raffigurazione che, nell'insieme, riflette un'esecuzione di diligente accademismo all'interno degli schemi convenzionali del ritratto ufficiale eseguito a posteriori.
L'immagine potrebbe essere stata elaborata su modello del ritratto a mezzo busto presente in Quadreria (INV. N. 131749), analogamente a quanto dovette accadere per le effigi del fratello (INV. N. 131976 e 131993). Questo ritratto di Giacomo Cereda, infatti, potrebbe essere considerato una sorta di pendant di quello a mezza figura del fratello Alessandro (INV. N. 131993) e non è da escludere che queste due effigi fossero state eseguite entrambe dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta nell'ottobre 1848, quando il legato disposto dal Cereda poté essere soddisfatto.
E' necessario sottolineare che tra gli enti benefici monzesi vi era l'usanza di far eseguire dei ritratti gratulatori in memoria dei propri benefattori, secondo la tradizione fondata dalla Cà Granda milanese e condivisa dalla gran parte delle istituzioni lombarde (Coppa 2002, p. 105). Per ogni istituto venivano adottate delle misure prestabilite: presso l'Ospedale era in uso il ritratto a mezza figura (90 x 70) o a figura intera (210 x 120), mentre presso le Pie Case di Ricovero e Industria l'effigie a mezzo busto (60 x 45).
L'Inventario Generale del 1989, riprendendo la scheda della catalogazione del 1983, indica Giosuè Bianchi come autore del ritratto. Se l'atmosfera intimistica profusa dall'ambientazione si avvicina ai modi del pittore monzese, di contro si osserva che il pittore era solito caricare le sue effigi di una maggiore intensità vitale e palpito espressivo.
Tra i documenti rinvenuti è presente un atto del 1866, in cui viene citato un ritratto del Cereda tra quelli presenti negli uffici della Congregazione e segnalato come modello per le misure da tenersi nei dipinti destinati all'Ospedale: sebbene non sia specificato di quale quadro si intenda (Alessandro o Giacomo Cereda?), sicuramente si riferisce al dipinto a mezza effigie (90 x 70) (ASHSG XIII, 833).

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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