Rag.e Giacomo Cereda
ambito lombardo
Descrizione
Identificazione: Ritratto del Rag. Giacomo Cereda
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: ca. 1825 - ante 1847post 1847 - ca. 1849
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 45 cm x 60 cm
Descrizione: ritratto a mezzo busto su fondo neutro
Notizie storico-critiche: L'etichetta posta sul rovescio identifica l'effigiato con il Rag. Giacomo Cereda di Monza, scomparso il 14 novembre 1847.
Con atto testamentario 23 marzo 1845 Giacomo Cereda, figlio del fu Giuseppe Antonio, istituì erede universale il proprio fratello Alessandro, "dottore in legge", disponendo un lascito di trentamila lire milanesi abusive a favore dei Luoghi Pii Elemosinieri di Monza, "da essere pagate dopo la morte dello stesso di lui fratello ed Erede, col peso di mantenere due Individui nella Casa di Ricovero di questa città e di distribuirne l'avanzo in elemosine" (ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51; Barzaghi 2007, p. 12). Dallo Statuto Organico della Congregazione di Carità del 1933 sappiamo che il legato disposto dal testatore - per i "poveri infermi cronici degenti in letto nell'interno di Monza" - era ancora attiva, con una che rendita annua di 397,53 lire (ADHSG 14/3).
I Luoghi Pii Elemosinieri costituivano l'entità amministrativa imposta dalla Restaurazione, insieme agli Ospedali e agli Orfanotrofi, dopo che la Congregazione di Carità napoleonica fu dichiarata "provvisoria" (Colombo 2002, p. 57 / Coppa 2002, p. 118 nota 7).
E' necessario sottolineare che tra gli enti benefici monzesi vi era l'usanza di far eseguire dei ritratti gratulatori in memoria dei propri benefattori, secondo la tradizione fondata dalla Cà Granda milanese e condivisa dalla gran parte delle istituzioni lombarde (Coppa 2002, p. 105). Per ogni istituto venivano adottate delle misure prestabilite: presso l'Ospedale era in uso il ritratto a mezza figura (90 x 70) o a figura intera (210 x 120), mentre presso le Pie Case di Ricovero e Industria l'effigie a mezzo busto (60 x 45).
Non è certo che si tratti di un ritratto eseguito 'post mortem', poiché una data successiva al 1847 sembrerebbe troppo avanzata per lo stile dell'opera, che ricalca chiaramente la tipologia delle effigi di ascendenza neoclassica, elaborate entro il quarto decennio del secolo. Tuttavia le misure dell'effige (60 x 45) potrebbero far pensare ad una commissione da parte della Pia Casa di Ricovero.
In ogni modo il ritratto dovette essere utilizzato come modello per l'elaborazione del ritratto gratulatorio a mezza figura (INV. N. 131780), le cui dimensioni rispondono a quelle in uso presso l'Ospedale (90 x 70).
Impostato in leggero tre quarti, il ritrattato guarda lo spettatore, accennando un lieve sorriso. La rotondità del volto è esaltata da lunghe basette arricciate e da una cornice di capelli portati corti e scomposti sulla fronte ("en coup de vent"), secondo la moda che nella figura maschile canonizzava il tipo romantico (Butazzi 1977, p. 132). L'uomo indossa una camicia plissettata col bordo in pizzo e la cravatta bianca annodata intorno al collo, che ricorre in tutti i ritratti d'epoca neoclassica. L'immagine si caratterizza per una discreta capacità di resa fisionomica e per l'attenzione ai particolari.
Il dipinto conserva l'etichetta dell'inventario dell'Ospedale Umberto I, come fu denominato il Luogo Pio Convenio o Ospedale di San Bernardo nel 1896, dopo il trasferimento dalla vecchia sede di Piazza Isola all'edificio di Via Solferino (Colombo 2002, p. 39). L'opera presenta forti analogie con i ritratti di Felice e Giuseppe Fossati (INV. NN. 131752 e 131793).
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00040/
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