Michele Spreafico
Bianchi Giosuè (attr.)
Descrizione
Identificazione: Ritratto di Michele Spreafico
Autore: Bianchi Giosuè (attr.) (Monza, 1803-1875)
Cronologia: post 1852 - ca. 1859
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 45.5 cm x 60.5 cm
Descrizione: ritratto a mezzo busto su fondo neutro
Notizie storico-critiche: Michele Spreafico, negoziante di pellami, figlio di Domenico e Canesi Marianna, morì a Monza il 16 gennaio 1852 all'età di 87 anni, nella sua abitazione in Cascina Arena. Spreafico era vedovo di Paleari Luigia, morta il 24 gennaio 1850; i due coniugi avevano stilato diverse disposizioni testamentarie (testamento 7 novembre 1827, con codicilli e aggiunte datate 21 maggio 1844, 26 novembre 1847 e 6 ottobre 1849), stabilendo che il coniuge sopravissuto avrebbe ereditato la sostanza dell'altro e che, una volta deceduto anche quest'ultimo, il loro pronipote ed erede comune avrebbe dovuto pagare per una volta tanto un legato di 3.000 lire milanesi alla Pia Casa di Ricovero di Monza (ASCRIMz 29/7, n. rep. 5549).
Il versamento del legato Spreafico-Paleari venne effettuato in valuta austriaca (2648,28 lire) dal pronipote Giuseppe Spreafico il 13 agosto 1852 (ASCRIMz 29/7, 327).
Il ritratto di Michele Spreafico fu commissionato in forma gratulatoria dall'ente che ricevette l'eredità del benefattore, secondo la tradizione istituita dalla Ca' Granda milanese e condivisa dalla gran parte delle istituzioni lombarde; rimane sconosciuta la ragione per cui non sia pervenuto anche il ritratto della moglie, Luigia Paleari, anch'ella benefattrice dell'istituto al pari del marito.
Dopo il ritorno degli austriaci, a Monza le donazioni in forma diretta, o attraverso lasciti e legati, erano raccolte dall'Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri, che gestiva anche il patrimonio della Pia Casa di Ricovero e Industria, fondata in Monza nel 1831 per ricoverare i vecchi inabili e fornire lavoro ai poveri disoccupati (Coppa 2002, pp. 105, 118 nota 7).
Il soggetto è colto a mezzo busto in leggero tre quarti, nell'atto di mostrare una lente mentre riguarda lo spettatore, accennando un sorriso bonario. L'inserimento dell'oggetto e la resa espressiva del volto rilevano la volontà di caratterizzare il personaggio con annotazioni personali; anche la raffigurazione del copricapo offre all'immagine una dimensione più intimistica e meno ufficiale.
L'Inventario Generale registra il ritratto come opera di Giosuè Bianchi, riprendendo l'attribuzione dalla scheda del 1983. Attribuzione, che non potendosi avvalere del supporto delle iscrizioni, è sostenuta dal confronto con altre opere autografe del Bianchi, di uguale qualità pittorica e pari capacità espressive. Osserviamo, inoltre, come il pittore nelle opere di piccolo formato come questa, assecondando la sua predilezione verso il ritratto ambientato, fosse solito arricchire il fondale di un'ombra riportata, allusiva di uno spazio intimamente vibrante, oltre che reale.
Sull'etichetta commemorativa, posta sul retro del dipinto, la data di morte dell'effigiato è erroneamente segnata al 17-1-1852.
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00059/
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