Eva Galbesi ved. Segré
Bianchi Gerardo
Descrizione
Identificazione: Ritratto di Eva Galbesi ved. Segré
Autore: Bianchi Gerardo (Monza, 1845-1922)
Cronologia: post 1910 - ante 1922
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 60 cm x 75.5 cm
Descrizione: ritratto a mezzo busto su fondo variegato rosso
Notizie storico-critiche: L'effigiata è la signora Eva Galbesi, vedova di Samuele Segré, avvocato mantovano di origini ebraiche. La coppia si trasferì dapprima a Milano, dove il marito esercitava la professione e rivestiva diversi incarichi di pregio ma dal 1910 risedette stabilmente in Monza (Barzaghi 2007, p. 18).
Dalla pubblicazione del suo testamento olografo conosciamo ulteriori dati anagrafici della donna: Galbesi Maria Eva Antonietta fu Gerolamo, nata nel 1855 a Maccagno ma residente a Monza, dove morì senza figli all'età di sessantotto anni, il 26 luglio 1923. Con il proprio atto di ultima volontà datato 16 agosto 1922 e col successivo codicillo 29 settembre 1922, nominò proprio erede generale "l'ospedale dei bambini, amministrato dalla Congregazione di Carità di Monza", stabilendo che la propria abitazione in via Cesare Battisti n°7 "denominata Villino Eva, non sia alienata ma conservata dalla mia erede ed adibita per ricevere bimbi gracili" (ECA2Mz, 2.5, 27(b. 10), unità 75, n. rep. 9601/4529). Dispose inoltre di lasciare al Comune di Monza "tutti i quadri, compresi quelli di famiglia, le ceramiche, le stampe, il mobilio artistico e quant'altro d'arte si troverà nella mia casa alla mia morte, e ciò a scelta del Comune stesso, il quale non potrà vendere tali oggetti ma dovrà collocarli nel palazzo detto Arengario come inizio di museo d'arte per la cultura popolare mettendo il mio nome e quello del mio carissimo marito"; tale importante e considerevole lascito andò a costituire il nucleo primario della Pinacoteca Civica di Monza (Colombo 2002, pp. 71, 73).
Il Comune di Monza scelse solo 377 opere tra le oltre 1600 presenti in Villa Segrè e la rimanente parte venne venduta dalla Congregazione di Carità, ad eccezione di un nucleo di 34 beni considerati di "un qualche interesse d'arte" dalla Sovrintendenza alle Gallerie di Milano e perciò conservati presso l'ospedale (ECA2Mz, 2.5, 27 (b. 10), unità 75, n. 83/41).
Attualmente l'Ospedale San Gerardo possiede solo una piccola parte di questo nucleo inalienabile, costituita da dipinti di piccolo e medio formato con soggetti sacri e di genere: due nature morte (INV. NN. 1692 e 1693), un quadretto con una chiesa (INV. N. 1704) ed uno con scena di battaglia (INV. N. 1703), un dipinto storico con l'incontro di Diogene e Alessandro (INV. N. 132004) ed una testa di santo (INV. N. 101552).
A testimonianza della generosa elargizione da lei disposta, il suo nome fu riportato a lettere dorate su una delle lapidi commemorative poste all'ingresso dell'edificio di via Solferino.
L'Opera Pia istituita per volere della Galbesi venne inizialmente istituita nella sua abitazione e poi trasferitasi nel 1956 in un edificio di via Segré, assumendo la denominazione di "Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo" (Crespi / Merati 1982, p. 108).
Un pittore torinese, Domenico Simonetti, propose di eseguire un ritratto della defunta signora Galbesi, ma la sua offerta venne gentilmente rifiutata dal Commissario prefettizio, che in una lettera del 10 gennaio 1924 scriveva: "Fra i numerosi quadri, di cui la casa della defunta era adornata, abbiamo potuto rinvenirne uno coll'effige della defunta Eva Galbesi ved. Segrè, ed ho disposto che esso venga trasportato presso questa congregazione di carità a perenne memoria della benefattrice".
Il ritratto della signora Galbesi Segrè entrò dunque in Quadreria in seguito all'accettazione della sua eredità; l'inventario dei mobili e beni artistici - redatto dal notaio Mascheroni il 30 ottobre 1923 - ci informa che il ritratto si trovava nel salotto da pranzo di casa Segrè.
Di fatto l'opera differisce dalle altre effigi dei benefattori per il formato ovale, che ne conferma la committenza privata. Il dipinto è opera di Gerardo Bianchi, eseguito quando la ritrattata era in vita, probabilmente in un periodo compreso tra il 1910, anno in cui i coniugi Segré si trasferirono in città, e il 1922, data della scomparsa del pittore. L'artista dovette derivare l'immagine della donna da una fotografia che la ritraeva in giovane età.
In quest'opera l'artista dimostra la volontà di aderire al modello, ponendo l'attenzione sull'ovale perfetto del volto, incorniciato da una crocchia di capelli bruni, raccolta sulla nuca. L'introspezione psicologica è affidata all'espressione dolce e malinconica della donna, favorita dai morbidi passaggi chiaroscurali dell'incarnato. L'immagine delicata del volto si contrappone al fondo rosso, ottenuto con pennellate mosse e nervose. La stola di pelliccia che avvolge le spalle della donna e il ricco gioiello portato al collo, sono i dati del costume utilizzati per porre l'accento sull'elevata posizione sociale della ritrattata, secondo i criteri borghesi del tempo.
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00193/
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