Dott. Alessandro Cereda
Bianchi Giosuè (attr.)
Descrizione
Identificazione: Ritratto del Dr:. Alessandro Cereda
Autore: Bianchi Giosuè (attr.) (Monza, 1803-1875)
Cronologia: ca. 1825 - ante 1849
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 44.5 cm x 60 cm
Descrizione: ritratto a mezzo busto
Notizie storico-critiche: Il dottore in legge Alessandro Cereda, "emerito Vice Segretario di Governo [...] fratello ed erede del fu Rag. Giacomo", morì in Monza l'8 ottobre 1848 (ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51, 6).
Con testamento datato 18 luglio 1848 provvide alla sorella Suor Giulia Serafina (al secolo Marianna Cereda) che viveva nel monastero delle Salesiane di Arona e confermò il lascito di 30.000 lire che il fratello Rag. Giacomo aveva destinato ai Luoghi Pii Elemosinieri di Monza. Il Cereda non mancò di dichiarare la sua fede e il proprio spirito caritativo distribuendo parte dei suoi beni alle chiese cittadine e ai poveri. Dispose inoltre un lascito di 18.000 lire milanesi alla Congregazione di Carità per la cura degli infermi cronici della città di Monza, per il tramite del Monsignore Arciprete pro tempore (ECA2Mz, 2.5, 3 (b. 8), unità 51, 388; Crespi / Merati 1982, p. 86; Barzaghi 2007, p. 12).
Dallo Statuto Organico della Congregazione di Carità del 1933 sappiamo che i due legati disposti dal testatore - "per l'assistenza agli infermi cronici degenti in letto in Monza" e per i "poveri infermi cronici degenti in letto nell'interno di Monza" - erano ancora attivi, con rispettive rendite annue di 362,96 lire e 512,44 lire (ADHSG 14/3).
Dopo la sua scomparsa, il benefattore fu onorato con un ritratto commemorativo a mezza figura ad opera del pittore Giosuè Bianchi (conservato nella Quadreria ospedaliera con INV. N. 131993), di cui il nostro rappresenta la versione ridotta al busto e che probabilmente ne costituì il modello. L'immagine, infatti, si distingue per la particolare vitalità dell'espressione "in sintonia con lo scatto laterale della testa (che) attenua singolarmente l'effetto forse un poco schematico del ritratto" (V.T. 1987, p. 342). Da apprezzare anche la qualità dell'incarnato, che il pittore sa rendere sottile e luminoso. E' affrettata, invece, l'esecuzione del braccio, come se questo particolare fosse stato inserito nella raffigurazione in un secondo momento, forse per uniformare la presente immagine a quella celebrativa.
L'esistenza in Quadreria di due ritratti del medesimo benefattore potrebbe essere riconducibile alla natura delle sue disposizioni testamentarie, volte a beneficiare tanto la Pia Casa di Ricovero quanto l'Ospedale. Per ogni istituto venivano adottate delle misure prestabilite: presso l'Ospedale era in uso il ritratto a mezza figura (90 x 70) o a figura intera (210 x 120), mentre presso le Pie Case di Ricovero e Industria l'effigie a mezzo busto (60 x 45). La consuetudine risulta codificata nei documenti a partire dal 1866 (ASHSG XIII, 833), ma si suppone fosse già in uso all'epoca del nostro.
Il presente ritratto è tradizionalmente attribuito a Giosuè Bianchi, padre del più noto Mosè, e come tale fu esposto alla rassegna del 1987, intitolata "Mosè Bianchi e il suo tempo". Prima ancora l'opera trovò posto in una piccola sezione, curata da Emilio Borsa, all'interno della grande Mostra Commemorativa organizzata nella Villa Reale di Monza per il ventennale della morte del maestro, nel 1924; tale sezione venne pensata con l'intento di riscattare l'oblio e il giudizio di mediocrità che allora pesava sulla figura di Giosuè, al quale venne riconosciuta "l'innegabile serenità di tecnica e la proba sottigliezza del disegno" oltre al ruolo di "primo e trepido e degno maestro" del figlio Mosè (Marangoni 1924, pp. 12-13). L'opera giunse in mostra provenendo dalla Casa di Riposo cittadina.
Nella Quadreria del San Gerardo attualmente sono conservati anche due ritratti di Giacomo Cereda (INV. NN. 131749 e 131780). Entrambi i fratelli sono ricordati su una delle lapidi commemorative poste all'ingresso dell'edificio di Via Solferino. L'erezione di lapidi commemorative affiancava tradizionalmente la commissione del ritratto gratulatorio per onorare la memoria dei benefattori da parte dei Luoghi Pii lombardi (Noseda 1981, pp. 181-182).
Il ritratto conserva l'etichetta inventariale del 1938 dell'Ospedale Umberto I (secondo la denominazione che il Luogo Pio Convenio o Ospedale di S. Bernardo assunse nel 1896, col trasferimento dalla vecchia sede di Piazza Isola a Via Solferino; v. Colombo 2002, p. 39).
Tra i documenti rinvenuti è presente un atto del 1866, in cui viene citato un ritratto del Cereda tra quelli presenti negli uffici della Congregazione e segnalato come modello per le misure da tenersi nei dipinti destinati all'Ospedale: sebbene non sia specificato di quale quadro si intenda (Alessandro o Giacomo Cereda?), sicuramente si riferisce al dipinto a mezza effigie (90 x 70), poiché l'altra dimensione (60 x 45) era quella in uso presso la Pia Casa di Ricovero (ASHSG XIII, 833).
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00199/
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