Orfeo e le fiere
ambito lombardo
Descrizione
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: ca. 1700 - ca. 1799
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 64 cm x 91.5 cm
Descrizione: scena mitologica raffigurante Orfeo che incanta le fiere col suono del suo violino
Notizie storico-critiche: Il dipinto è registrato nell'Inventario Generale dell'Ospedale San Gerardo dal 1966. L'etichetta documentaria posta sul retro testimonia la provenienza da dall'Eredità Fumagalli Bosisio, mentre i numeri a fianco dell'iscrizione a matita attestano la provenienza da un'altra raccolta sconosciuta.
L'eredità Fumagalli Bosisio fu disposta dalla signora Maria Ada Fumagalli vedova Bosisio che morendo nel gennaio 1962, lasciava all'Ospedale tutti i suoi beni mobili ed immobili siti in Monza (ADHSG 162/2, fasc. 1, n. rep. 12989/5819).
Nell'elenco redatto l'11 luglio 1962 vengono inventariati tutti i beni presenti nella casa della benefattrice, in via Bergamo 18; il dipinto, che si trovava nel salotto di casa Bosisio, viene indicato col titolo "Orfeo e le fiere ammansite" e collocato cronologicamente intorno al XVII secolo; viene riportata l'indicazione di una scritta a matita sul retro ("Grammery - Orfeo") e segnalata la presenza della cornice in legno dorato(ADHSG 162/2, fasc. 3). Una volta entrata a far parte della quadreria dell'ente l'opera venne collocata nell'ufficio del Presidente dell'Ospedale già nell'ottobre 1962 (ADHSG 162/2, fasc. 3, 355).
Orfeo è un personaggio della mitologia greca che aveva il potere di ammaliare uomini e animali grazie alla dolcezza delle sue melodie, suonate con la lira donatagli da Apollo, il dio greco della musica e della poesia. Secondo la leggenda la musica di Orfeo era così incantevole che il mondo sembrava fermarsi per ascoltarlo e persino le fiere uscivano dalla foresta e sedevano ammansite ai suoi piedi. In questo caso Orfeo viene rappresentato con una lira da braccio, molto simile da un moderno violino; intorno al cantore si raccoglie un gruppo composito di animali, dai più comuni ai più esotici, tra i quali riconosciamo anche un elefante e un leone.
E' impossibile decifrare poiché incompleta l'iscrizione a matita posta sul rovescio che parrebbe indicare l'autore dell'opera. L'opera s'inserisce nel filone delle scene con paesaggi e piccole figure che erano molto ricercate dai collezionisti milanesi fin dai primi decenni del Seicento, sulla scia della fortuna che ebbero gli esemplari lasciati in città dai pittori nordici (Jean Brueghel e Paul Bril), attraverso il filtro di pittori come Carlo Antonio Procaccini. Avanzando nel secolo questi modelli furono reinterpretati, come sembrerebbe nel nostro caso, da artisti locali che adottarono uno stile più classicheggiante e attento alla resa descrittiva dell'episodio ma formalmente meno lucido nella traduzione pittorica dei dettagli.
La raffigurazione riprende l'iconografia tradizionale del mito di Orfeo, che ritroviamo molto simile in una acquaforte attribuita ad Angelo Falconetto (Verona [?], 1504-1567), conservata presso i Musei Civici di Monza (DEF 3628)(Viani 2010, p. 134-135).
Collocazione
Provincia di Monza e Brianza
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza
Credits
Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00247/
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