San Domenico di Guzman
ambito lombardo
Descrizione
Denominazione: statua di San Domenico
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1500 - ante 1599
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: legno di noce / scultura
Misure: 60 cm x 40 cm x 163 cm
Descrizione: Statua in legno di noce raffigurante San Domenico di Guzman.
Notizie storico-critiche: All'interno di un ufficio della Sezione di Botanica al primo piano del Museo, è conservata una scultura in legno raffigurante a grandezza quasi naturale San Domenico di Guzman, fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori, patrono degli astronomi. La statua presenta tutti gli attributi tipici del santo: la stella in fronte; il libro nella mano destra; il giglio, oggi assente, ma che doveva essere posto nella mano sinistra atteggiata a sorreggerne il gambo; il globo sotto il piede. E' da notare che sopra il libro è stato attaccato il modellino di una chiesa, probabilmente aggiunta successivamente e forse di legno diverso. Non si conosce la provenienza originale della statua, anche se si può ipotizzare che sia stata realizzata per un contesto religioso domenicano (chiesa, convento, oratorio).
La scultura, in legno di noce, è cava. L'incavo è stato praticato sul lato posteriore, forse per alleggerirne il peso. La tavola di chiusura è ora staccata e posizionata a fianco della statua.
L'opera viene donata nel 1940 alla Civica Siloteca Cormio (dal 1973 accorpata al Museo di Storia Naturale) dal fotografo milanese Italo Pacchioni (Mirandola di Modena, 29 marzo 1872 - Milano, 11 luglio 1940). L'importanza da subito attribuita all'opera è dimostrata dal fatto che nell'inventario degli esemplari acquisiti dalla Siloteca le viene attribuito appositamente il numero 5000: il Cormio indica come data di arrivo il 7 maggio 1940 e riporta che la registrazione era "avvenuta spostata perché desideravo che questo campione portasse il n° 5000". In merito alla donazione, interessanti documenti sono conservati nell'archivio della Siloteca. In una lettera del 14 maggio 1940, Pacchioni scrive al direttore della Siloteca Raffaele Cormio per comunicargli la sua decisione di offrire all'istituto questa scultura, che da molti anni faceva parte della sua raccolta privata e che il Cormio aveva visto ed apprezzato. Il proprietario ammette di essere intervenuto personalmente per rimuovere le "vandaliche incrostazioni subite attraverso i secoli", possibile allusione a quelle che sembrano tracce di pittura soprattutto sul lato posteriore. Nel post scriptum alla stessa lettera, il Pacchioni si raccomanda invece di non rimuovere la chiesetta tenuta in mano dal santo, dato che essa "forma un tono interessantissimo e documento di autenticità". Purtroppo la conformazione dell'edificio non sembra poter essere indizio sufficiente per identificare la provenienza della statua. Il San Domenico sarebbe stato accolto nella Siloteca "a testimonianza del genio artistico dimostrato anche in questa nobilissima tecnica [l'intaglio del legno] dagli artisti italiani". Questa finalità era già stata evidenziata in alcune pubblicazioni del Cormio, in cui compare la fotografia dell'opera (ancora di proprietà Pacchioni) come esempio della tecnica della scultura in legno a tutto tondo e della durevolezza dei manufatti lignei, come dimostrato dal fatto che "molte statue di santi, pur vecchie di molti secoli, che popolano le chiese, sono fatte di legno" (Cormio, 1936 e 1939). La statua viene pubblicata insieme ad un'altra opera della raccolta Pacchioni, un altorilievo in legno di bosso raffigurante "Sul Golgota, adorazione di Cristo fra i ladroni", eseguito dal Fantoni di Bergamo nel 1700. La fotografia dell'opera, di cui non si conosce l'attuale collocazione, è conservata nell'archivio del Museo. Il Pacchioni, oggi noto come pioniere del cinema, doveva essere dunque anche collezionista di opere d'arte, come dimostra la documentazione riguardante la donazione della statua (16 maggio 1940), in cui il Pacchioni è definito "noto collezionista di quadri e di oggetti d'arte". Purtroppo non sono state finora rintracciate ulteriori testimonianze attestanti il collezionismo del fotografo.
Secondo i documenti conservati nella Siloteca Cormio, la datazione della statua risale al XVI secolo. Tale cronologia, pur non suffragata da documentazione, appare pienamente condivisibile, mentre i caratteri stilistici fanno propendere per un'attribuzione a maestro lombardo o veneto. La statua è stata recentissimamente inserita nella pubblicazione sulla flora dipinta nelle opere di Bernardino Luini (2014), nella parte introduttiva curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, per i quali si tratta di una "scultura lignea lombarda del pieno Cinquecento all'uscita della parabola dei Del Maino". L'inquadramento in uno specifico ambito necessita di ulteriori approfondimenti e forse è da spostare verso la produzione dei Da Corbetta.
Collocazione
Milano (MI), Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Biblioteca - Archivio Fotografico
Credits
Compilazione: Curti, Elisa (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/8i070-00013/
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